Les chambres rouges (2023) La fascinazione morbosa per i crimini efferati

Interessante come nel 2023 assieme al francese pluridecorato (e menzionato) "Anatomie d'une chute" di Justine Triet sia uscito anche questo canadese "Les chambres rouge" di Pascal Plante, che per molti versi risulta un suo completare per la stilistica con cui viene presentato il soggetto. Quello che è il tema tratta sono gli snuff movies, da qui la base su cui muoversi sono (per conoscenza personale): Hardcore di Paul Schrader, 8MM di Joel Schumacher e anche l'europeo ispanico Tesis di Alejandro Amenábar. In quello che è un triangolo tra il thriller psicologico (ossessione personale della protagonista), il courtroom drama (dramma giudiziario degli eventi) e anche l'horror (i misteri del dark web) vi è una successione ed escalation degli eventi che davvero non può che attirare l'attenzione di uno spettatore (anche casuale e non appassionato).

La fotomodella informatica, magistralmente interpretata da Juliette Gariépy, è un mezzo con il quale veniamo catapultati nella storia e un vettore stesso della sceneggiatura nel suo evolversi, non ci si mette molto nel comprendere la sua natura, le sue ossessioni, i suoi piaceri e le inevitabili incertezze. La violenza non viene mai mostrata, ma è presente in tocchi fuori campo e suggerita attraverso la recitazione (i filmati della violenza non si vedono, ma si sentono eccome), o anche attraverso solo delle suggestioni puramente cinematografiche. L'abilità del regista nello sviscerare la storia con tocchi intelligenti: l'utilizzo di moderne variazioni digitali/informatiche/televisive come anche un approccio molto intimista nei personaggi risulta efficace ai fini narrativi e di conseguenza ne valorizza il pathos. Ricorda molto le dinamiche e i teoremi dei film di Atom Egoyan, con cui ne condivide la narrativa e la freddezza glaciale della messa in scena