Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi della vita e ad amare la settima arte
sabato 27 gennaio 2018
Q & A (1990) il cattivo tenente di Sidney Lumet
Q & A (da noi in Italia chiamato Terzo Grado) uscì nel 1990, la pellicola è il 37esimo lungometraggio diretto dal Maestro Sidney Lumet. La sceneggiatura fu scritta dallo stesso Lumet ed è basata sul libro omonimo scritto da Edwin Torres (lo stesso autore da cui poi è stato tratto Carlito's Way di Scorsese, dal libro Afterhours) nel 1977. Il film fu prodotto dalla Regency International Pictures assieme a Burtt Harris e Arnon Milchan, vantava un budget di sei milioni di dollari ed al botteghino ebbe un modesto successo (ben 11 milioni di dollari) ritornando così nei costi di produzione. La fotografia fu elaborata da Andrzej Bartkowiak alla colonna sonora invece Rubén Blades inoltre il cast vantava la partecipazione di: Nick Nolte, Timothy Hutton, Armand Assante, Patrick O'Neal, Luis Guzmán, Charles S. Dutton, Jenny Lumet e Paul Calderon.
venerdì 26 gennaio 2018
Excalibur (1981) La magia del fare (cinema) di John Boorman
sabato 20 gennaio 2018
Arte nel cinema : The Neon Demon di Nicolas Winding Refn
Le lacrime di Freyja di Anne Marie Zilberman
Considerata la dea della fertilità, della guerra, della seduzione e dell’amore, Freyja è una divinità della mitologia nordica, la religione tradizionale pre-cristiana dei popoli della Scandinavia. Questa breve premessa è d’obbligo per introdurre all’analisi di uno dei dipinti più amati e, purtroppo, falsamente attribuiti: “Le lacrime di Freyja”, opera non di Gustav Klimt, come diffusamente si crede, bensì di Anne Marie Zilberman, pittrice contemporanea francese. Freyja è rappresentata in primissimo piano. Il suo bel volto è ravvivato dal rosso scuro delle labbra e dalle chiome che scendono a coprire interamente l’occhio destro. Dall’altro occhio scendono le famose lacrime d’oro versate, secondo il mito, per amore del marito.
Cattivi preferiti: Carl Fogarty
Carl Fogarty (Ed Harris)
Caratteristiche: Gangster, Vendicativo, Guercio
Film: A History of Violence 2005 di David Cronenberg
Frase: "Lo vede quest'occhio?, non è del tutto andato, ma l'unica cosa che riesce ancora a vedere è Joey.."
Nosferatu: Phantom der Nacht (1979) Dracula secondo Werner Herzog
Remake del classico Nosferatu, eine Symphonie des Grauens di Murnau capisaldo del cinema horror e del cinema espressionista tedesco ad opera di Herzog. Già dai titoli di testa si può capire a cosa si va incontro, qui non ci sta una luce fuori da questo tunnel oscuro, il pessimismo e l'orrore fanno da padroni nella pellicola. Nella prima parte, il viaggio e il soggiorno di Jonathan Harker nel castello del conte Dracula, Herzog la clasicca prassi del cinema d'orrore adattandola a Klaus Kinski ed agli stupendi paesaggi accompagnati dalla musica di Wagner, alla quale ci s'immerge assieme ad Harker in una dimensione oscura e negativa, quasi un'entità senza tempo e senza spazio, all'interno del castello di un Dracula malinconico, recluso a vivere per l'eternità. La forza espressiva di questa prima parte non è dovuta solamente al vampiro, ma alla natura primordiale, alla sua perennità e insondabilità, alla sua lontananza e cecità nei confronti degli esseri umani. Questa natura non è malvagia, ma incute timore, il Dio di Herzog è un Dio triste e indifferente, proprio come Nosferatu.
Nella seconda parte invece, con l'arrivo di Nosferatu alla città, la dimensione metafisica fa introspezione a quella etica del vivere, il film diventa ancora più simbolico, diventando una metafora. Non è difficile, vedere nell'avanzata dei topi nella città l'espansione del secondo grande conflitto in Europa. La città nella quale si aggira sgomenta Lucy è sicuramente una città in rovina, devastata dalla guerra e dai bombardamenti. E il finale, bellissimo ,ci mostra come solo l'amore, oltre l'indifferenza, possa vincere il male. Un male che desidera anch'esso implodere nell'amore: questo è il desiderio che traspare dalla stupenda interpretazione di Kinski. Ma la visione pessimistica del regista, ritorna nell'epilogo. Il sacrificio d'amore non è servito, subito si insabbiano le prove e si cade nell'indifferenza e nell'apatia (il banchetto nella piazza,e l'immagine della polvere che si è creata attorno alla sedia di Herker, ormai folle), cadono le responsabilità (le autorità sono tutte morte), e questo è il nichilismo contemporaneo, questo è Herker infettato dal morso del vampiro, dal male, effetto che lo ha reso folle, ma questo è anche l'uomo, che cavalca verso il suo destino di morte, contro l'orizzonte del cielo,nel memorabile e sorprendente finale (molto evocativo ma anche molto angosciante).
Herzog dimostra di saperci fare anche con l'horror, ma la sua intenzione principale è quella di rivisitare il classico di Murnau (facebdo così da ponte tra il classico ed il nuovo cinema tedesco), rappresentando Dracula come un vampiro cupo ma allo stesso tempo triste e riflessivo,che desidera morire piuttosto che vivere eternamente.In poche parole un vampiro esistenzialista. Probabilmente non all'altezza di Murnau (chi ci riuscirebbe?), ma Kinski di sicuro funziona e Herzog elabora una pellicola decisamente ottima, ma si sa, i classici sono i classici. Il film regala parecchie scene da vedere, da citare fra le tante la sequenza del viaggio in barca che è veramente terrificante come il già citato finale. Il cast è oro colato in questo film: un Kinski leggendario nelle vesti di Dracula dove le sue capacità di trasformista sono eccelse come del resto la sua interpretazione, Isabelle come al solito è eccezionale con la sua immedesimazione nel personaggio che risulta fondamentale nella pellicola di Herzog e da citare anche l'ottimo lavoro di Ganz che riveste anche lui una parte importante nella pellicola d'antologia con la sua trasformazione psicologica e fisica. Le musiche di Charles Gounod e Popol Vuh ipnotizzano e trasportano in una dimensione oscura di cui ci si scorderà difficilmente le melodie.
Nella seconda parte invece, con l'arrivo di Nosferatu alla città, la dimensione metafisica fa introspezione a quella etica del vivere, il film diventa ancora più simbolico, diventando una metafora. Non è difficile, vedere nell'avanzata dei topi nella città l'espansione del secondo grande conflitto in Europa. La città nella quale si aggira sgomenta Lucy è sicuramente una città in rovina, devastata dalla guerra e dai bombardamenti. E il finale, bellissimo ,ci mostra come solo l'amore, oltre l'indifferenza, possa vincere il male. Un male che desidera anch'esso implodere nell'amore: questo è il desiderio che traspare dalla stupenda interpretazione di Kinski. Ma la visione pessimistica del regista, ritorna nell'epilogo. Il sacrificio d'amore non è servito, subito si insabbiano le prove e si cade nell'indifferenza e nell'apatia (il banchetto nella piazza,e l'immagine della polvere che si è creata attorno alla sedia di Herker, ormai folle), cadono le responsabilità (le autorità sono tutte morte), e questo è il nichilismo contemporaneo, questo è Herker infettato dal morso del vampiro, dal male, effetto che lo ha reso folle, ma questo è anche l'uomo, che cavalca verso il suo destino di morte, contro l'orizzonte del cielo,nel memorabile e sorprendente finale (molto evocativo ma anche molto angosciante).
Herzog dimostra di saperci fare anche con l'horror, ma la sua intenzione principale è quella di rivisitare il classico di Murnau (facebdo così da ponte tra il classico ed il nuovo cinema tedesco), rappresentando Dracula come un vampiro cupo ma allo stesso tempo triste e riflessivo,che desidera morire piuttosto che vivere eternamente.In poche parole un vampiro esistenzialista. Probabilmente non all'altezza di Murnau (chi ci riuscirebbe?), ma Kinski di sicuro funziona e Herzog elabora una pellicola decisamente ottima, ma si sa, i classici sono i classici. Il film regala parecchie scene da vedere, da citare fra le tante la sequenza del viaggio in barca che è veramente terrificante come il già citato finale. Il cast è oro colato in questo film: un Kinski leggendario nelle vesti di Dracula dove le sue capacità di trasformista sono eccelse come del resto la sua interpretazione, Isabelle come al solito è eccezionale con la sua immedesimazione nel personaggio che risulta fondamentale nella pellicola di Herzog e da citare anche l'ottimo lavoro di Ganz che riveste anche lui una parte importante nella pellicola d'antologia con la sua trasformazione psicologica e fisica. Le musiche di Charles Gounod e Popol Vuh ipnotizzano e trasportano in una dimensione oscura di cui ci si scorderà difficilmente le melodie.
mercoledì 17 gennaio 2018
Alien Nation (1988) Quando la fantascienza si da al Buddy Movie
Dimenticato dai palinsesti televisivi italiani e non particolarmente fortunato al tempo dell'uscita nelle sale del Bel Paese, Alien Nation – Nazione di alieni (1988) di Graham Baker anticipa di due decenni alcune suggestioni di District 9 (2009) ed il recente Bright di David Ayer (prodotto da NAITFLAIX con WAIL SMITH), tratteggiando un futuro prossimo che richiama evidentemente le irrisolte questioni razziali degli Stati Uniti. Una metafora scoperta che attraverso una sbilanciata ibridazione tra poliziesco e fantascienza mette in scena quartieri ghetto, la malavita e tutte le problematiche legate agli stupefacenti, dal traffico allo spaccio, fino al devastante consumo. La prevalenza della componente poliziesca, tra detection e buddy movie, ben orchestrata dallo sceneggiatore Rockne S. O'Bannon e sottolineata dal parsimonioso utilizzo di effetti speciali e make-up, rafforza la componente sociologica, legando il film di Baker a opere coeve come Il mio nemico (Enemy Mine, 1985) di Wolfgang Petersen e il sottostimato Essi vivono (They Live, 1988) di John Carpenter, politicamente deflagrante, fino alla fantascienza distopica degli anni Settanta.
Sostenuto dalle interpretazioni di James Caan, dal solido caratterista Mandy Patinkin (Yentl, La storia fantastica, Dick Tracy) e di Terence Stamp, senza parlare poi della presenza di Leslie Bevis (Balle Spaziali) che regala ai posteri una delle aliene più sexy con quel make-up così glabro, Alien Nation è un buon esempio delle possibili declinazioni della fantascienza, a partire dall'incipit quasi documentaristico: terreno fertile per ipotizzare scenari futuri, con tanto di implicazioni psicologiche, biologiche e persino lavorative. A incidere sulla pellicola, più che la regia diligente di Graham Baker, comunque alla sua opera migliore, è la scrittura di O'Bannon, sceneggiatore strettamente legato alla science fiction: tra i suoi lavori segnaliamo le serie televisive Farscape (1999–2003) e SeaQuest (1993–1996), oltre agli script di alcuni episodi di Storie incredibili e Ai confini della realtà. Nel 2011 O'Bannon ha prestato la sua penna per un episodio di V, remake del popolare e oramai datato Visitors, chiudendo idealmente un cerchio di debiti, rimandi e ispirazioni. Da Alien Nation verrà tratta una serie nel 1989, seguita da cinque lungometraggi per il piccolo schermo.
Sostenuto dalle interpretazioni di James Caan, dal solido caratterista Mandy Patinkin (Yentl, La storia fantastica, Dick Tracy) e di Terence Stamp, senza parlare poi della presenza di Leslie Bevis (Balle Spaziali) che regala ai posteri una delle aliene più sexy con quel make-up così glabro, Alien Nation è un buon esempio delle possibili declinazioni della fantascienza, a partire dall'incipit quasi documentaristico: terreno fertile per ipotizzare scenari futuri, con tanto di implicazioni psicologiche, biologiche e persino lavorative. A incidere sulla pellicola, più che la regia diligente di Graham Baker, comunque alla sua opera migliore, è la scrittura di O'Bannon, sceneggiatore strettamente legato alla science fiction: tra i suoi lavori segnaliamo le serie televisive Farscape (1999–2003) e SeaQuest (1993–1996), oltre agli script di alcuni episodi di Storie incredibili e Ai confini della realtà. Nel 2011 O'Bannon ha prestato la sua penna per un episodio di V, remake del popolare e oramai datato Visitors, chiudendo idealmente un cerchio di debiti, rimandi e ispirazioni. Da Alien Nation verrà tratta una serie nel 1989, seguita da cinque lungometraggi per il piccolo schermo.
Arte nel cinema : The Dreamers - I sognatori di Bernardo Bertolucci
Madonna (1984-1985) di Edvard Munch
Venere di Milo (130 a.C.) di Alessandro di Antiochia
Afrodite si leva stante col busto nudo fino all'addome e le gambe velate da un fitto panneggio. Il corpo compone una misurata tensione che richiama un tipico chiasmo di derivazione policletea. Il modellato è reso con delicate suggestioni chiaroscurali, col contrasto tra il liscio incarnato nudo e il vibrare della luce nei capelli ondulati e nel panneggio increspato della parte inferiore. Non si conosce precisamente quale episodio mitologico della vita di Venere venga rappresentato: si ritiene possa essere una raffigurazione della Venus Victrix che reca il pomo dorato a Paride: tale interpretazione ben si accorderebbe con il nome dell'isola dove è stata ritrovata (milos, in lingua greca, significa infatti "mela"). Del resto, alcuni frammenti di un avambraccio e di una mano recante una mela sono stati ritrovati vicino alla statua stessa. In generale comunque colpisce l'atteggiamento naturale della dea, ormai lontana dalla compostezza "eroica" delle Veneri classiche dei secoli precedenti.
Cattivi preferiti: Febre
Febre the Man in Black (Tim Roth)
Caratteristiche: Eccellente spadaccino, Crudele, Freddo calcolatore
Film: The Musketeer (D'Artagnan) 2001 di Peter Hyams
Frasi: "Padre, mi perdoni perchè ho peccato...ho ucciso, ho rapinato, stuprato..non sono stato caritatevole"
Goodfellas (1990) Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese
La pellicola descrive la storia dell'adolescente italo-irlandese Henry Hill cresciuto in una famiglia povera nella New York di quartiere, con l'aspirazione di fare il gangster, per lui fare il gangster era meglio che fare il presidente degli stati uniti; le sue volontà lo portano a soli dieci anni ad entrare nel sistema svolgendo lavoretti per uno dei capi della famiglia Lucchese con un coinvolgimento tale che lo porta ad abbandonare la scuola e a mettere anima e corpo nelle sue aspirazioni giovanili. Con il passare degli anni Henry si costruisce un ruolo sempre più saldo nel sistema, instaurando una fortissima amicizia con due bravi ragazzi Jimmy Conway e Tommy DeVito e sposando la giovane ebrea Karen la quale è inizialmente tenuta all'oscuro del suo lavoro. La situazione di Henry nel sistema comincia a scricchiolare quando decide di entrare nel giro della droga, nuova fonte di guadagno ma non vista di buon occhio dai piani alti, la quale crea un clima di violenza nel gruppo e l'interesse dell'FBI che comincia a pedinare e indagare i membri della famiglia. L'equilibrio nella banda non c'è più: Tommy viene assassinato e Henry preso degli agenti segreti e costretto a deporre contro il sistema. Alla fine del processo è costretto a cambiare città per evitare la vendetta mafiosa.
Goodfellas è un gangster-movies del maestro Scorsese basato sulla vita di Henry Hill, pentito mafioso e sul libro "Il delitto paga bene" di Nicholas Pileggi, che vede la luce nel 1990 e facente parte della brillante trilogia della mafia del regista italo-americano insieme agli altri due capolavori Mean streets(1973) e Casinò(1995). L'inizio di questo progetto vede la sua genesi durante le riprese di Color of Money, Scorsese rimase talmente affascinato della lettura di Wiseguy da definirlo uno dei migliori libri di stampo biografico sulla vita criminale mai scritti, tanto che chiamò Pileggi dicendogli "Ho aspettato questo libro per tutta la mia vita" d'altro canto lo scrittore gli rispose "Ho aspettato questa telefonata per tutta la mia vita". Scorsese ne fu attratto in particolare per la capacità di riportare in modo così reale e umano la realtà di quei fatti e la vita di quelle persone (così che ben si nota nell'adattamento cinematografico). Originariamete il film doveva essere realizzatto prima di The Last Temptation of Christ, ma visto che Scorsese trovò subito i fondi decise di posticipare Goodfalles, successivamente alla produzione del film cominciò il lavoro di stesura della sceneggiatura di Goodfellas assieme allo scrittore Pileggi, che vide luce solamente dopo 12 riscritture attente della trama, dove furono scelte le parti più interessanti del libro e scartate quelle meno adatte alla narrazione della settima arte. Scorse persuase lo scrittore ad utilizzare un tipo di narrazione particolare e non lineare utilizzando parti narrative diverse nel tempo con dei determinati flashback e salti nel futuro cosi da evitare lo sviluppo narrativo classico e dando modo di amplificare il climax del film. Il nome Wiseguy fu cambiato poi in Goodfellas per via della concomitanza dell'uscita del film di Brian DePalma e della serie tv.
Eccezionali le interpretazioni di Ray Liotta, nel ruolo di Henry, Robert De Niro in Jimmy Conway il quale si riesce ad adattare in un ruolo secondario e del grandioso Joe Pesci ( Tommy De Vito ) i tre riescono a far percepire un grande affiatamento di gruppo che è alla base della riuscita del film. Da vero maestro è l'uso della musica di Scorsese, sempre perfetta sempre significativa sempre al posto giusto nel momento giusto, ottima la fotografia, ma soprattutto geniali i dialoghi e i soliloqui, sempre pungenti mai banali pieni di frasi ad effetto...unici. Ma la grandezza della pellicola sta nella rappresentazione che Scorsese fa della mafia: analizza uno per uno i tre personaggi, mafiosi di buon costume sempre perfetti nel vestire, perfezionisti nel "lavoro", diversi l'uno dall'altro per certi aspetti come nel concetto di famiglia, ma pur sempre faccia della stessa medaglia. Sono gangster che non si fanno mai mancare niente, hanno ognuno dei valori che li condizionano nelle scelte, li vediamo molto violenti e volgari lontano dalla mafia rappresentata nei vari "Il padrino" e "C'era una volta in america", ma non per questo meno rappresentativi. Bellissime le scene del matrimonio e del carcere, epiche con quella vena comica che non stanca mai, marchio di fabbrica dell'esimio maestro Martin Scorsese.
Senza parlare poi del resto di cast che fa da contorno allo sviluppo narrativo: Lorraine Bracco, Frank Vincent, Michael Imperioli, Tony Sirico, Tony Darrow, Tony Lipe, Vincent Pastore, Paul Sorvino, Frank Sivero, Mike Starr, Chuck Low, Debi Mazar, Samuel L. Jackson ed addirittura i genitori di Scorsese (presenti in un paio di scene spassosissime totalmente improvvisate) tutti quanti completano con delle gran belle caratterizzazioni il mosaico corale dei personaggi del film. La messa in scena di Scorsese è innanzitutto un interessantissimo saggio di antropologia mafiosa, che analizza abitudini, comportamenti, mentalità, vita materiale, di una speciale etnia, la delinquenza italo-americana di Manhattan. Un Flusso di immagini costruite con esattezza documentaristica e montate su una colonna sonora ininterrotta, dove canzoni, voci fuori campo, dialoghi, spari e boati si sovrappongono in modo stupefacente e mozzafiato.
Goodfellas è un gangster-movies del maestro Scorsese basato sulla vita di Henry Hill, pentito mafioso e sul libro "Il delitto paga bene" di Nicholas Pileggi, che vede la luce nel 1990 e facente parte della brillante trilogia della mafia del regista italo-americano insieme agli altri due capolavori Mean streets(1973) e Casinò(1995). L'inizio di questo progetto vede la sua genesi durante le riprese di Color of Money, Scorsese rimase talmente affascinato della lettura di Wiseguy da definirlo uno dei migliori libri di stampo biografico sulla vita criminale mai scritti, tanto che chiamò Pileggi dicendogli "Ho aspettato questo libro per tutta la mia vita" d'altro canto lo scrittore gli rispose "Ho aspettato questa telefonata per tutta la mia vita". Scorsese ne fu attratto in particolare per la capacità di riportare in modo così reale e umano la realtà di quei fatti e la vita di quelle persone (così che ben si nota nell'adattamento cinematografico). Originariamete il film doveva essere realizzatto prima di The Last Temptation of Christ, ma visto che Scorsese trovò subito i fondi decise di posticipare Goodfalles, successivamente alla produzione del film cominciò il lavoro di stesura della sceneggiatura di Goodfellas assieme allo scrittore Pileggi, che vide luce solamente dopo 12 riscritture attente della trama, dove furono scelte le parti più interessanti del libro e scartate quelle meno adatte alla narrazione della settima arte. Scorse persuase lo scrittore ad utilizzare un tipo di narrazione particolare e non lineare utilizzando parti narrative diverse nel tempo con dei determinati flashback e salti nel futuro cosi da evitare lo sviluppo narrativo classico e dando modo di amplificare il climax del film. Il nome Wiseguy fu cambiato poi in Goodfellas per via della concomitanza dell'uscita del film di Brian DePalma e della serie tv.
Eccezionali le interpretazioni di Ray Liotta, nel ruolo di Henry, Robert De Niro in Jimmy Conway il quale si riesce ad adattare in un ruolo secondario e del grandioso Joe Pesci ( Tommy De Vito ) i tre riescono a far percepire un grande affiatamento di gruppo che è alla base della riuscita del film. Da vero maestro è l'uso della musica di Scorsese, sempre perfetta sempre significativa sempre al posto giusto nel momento giusto, ottima la fotografia, ma soprattutto geniali i dialoghi e i soliloqui, sempre pungenti mai banali pieni di frasi ad effetto...unici. Ma la grandezza della pellicola sta nella rappresentazione che Scorsese fa della mafia: analizza uno per uno i tre personaggi, mafiosi di buon costume sempre perfetti nel vestire, perfezionisti nel "lavoro", diversi l'uno dall'altro per certi aspetti come nel concetto di famiglia, ma pur sempre faccia della stessa medaglia. Sono gangster che non si fanno mai mancare niente, hanno ognuno dei valori che li condizionano nelle scelte, li vediamo molto violenti e volgari lontano dalla mafia rappresentata nei vari "Il padrino" e "C'era una volta in america", ma non per questo meno rappresentativi. Bellissime le scene del matrimonio e del carcere, epiche con quella vena comica che non stanca mai, marchio di fabbrica dell'esimio maestro Martin Scorsese.
Senza parlare poi del resto di cast che fa da contorno allo sviluppo narrativo: Lorraine Bracco, Frank Vincent, Michael Imperioli, Tony Sirico, Tony Darrow, Tony Lipe, Vincent Pastore, Paul Sorvino, Frank Sivero, Mike Starr, Chuck Low, Debi Mazar, Samuel L. Jackson ed addirittura i genitori di Scorsese (presenti in un paio di scene spassosissime totalmente improvvisate) tutti quanti completano con delle gran belle caratterizzazioni il mosaico corale dei personaggi del film. La messa in scena di Scorsese è innanzitutto un interessantissimo saggio di antropologia mafiosa, che analizza abitudini, comportamenti, mentalità, vita materiale, di una speciale etnia, la delinquenza italo-americana di Manhattan. Un Flusso di immagini costruite con esattezza documentaristica e montate su una colonna sonora ininterrotta, dove canzoni, voci fuori campo, dialoghi, spari e boati si sovrappongono in modo stupefacente e mozzafiato.
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