The Pianist (2002) Nascondersi nella tana del lupo


Visto che ho parlato, per la prima volta, finalmente di Polanski ho fatto che togliermi uno sfizio personale guardandomi uno dei suoi film che ho sempre evitato: The Pianist che narra le vicende del pianista ebreo Władysław Szpilman dallo scoppio della seconda guerra mondiale con l'invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche, l'occupazione di Varsavia, la creazione del ghetto, la vita nel ghetto e la sua fuga e sopravvivenza fuori dal ghetto, fino alla liberazione della città da parte dell'Armata Rossa. Parlandovi sinceramente ho smepre evitato come la peste film che mostrano la Shoah (o per meglio dire l'Olocausto), ovviamente non per fattori politici o razziali ci mancherebbe, ma perchè ad Hollywood questo tema è come il polpettone della nonna e viene trattato di conseguenza. Non saprei dirvi quante pellicole vengono così tanto messe in mostra dall'Academy, nonostante poi siano solo dei "filmetti", quando invece molte altre avrebbero più voce in capitolo ma questo ripeto è un'altra storia. Il film prende il suo  titolo dall'omonimo scritto dallo stesso Szpilman, però la cosa più interessante è il legame che condivide con Roman Polanski stesso. Io personalmente ignoravo che fosse scappato dal ghetto di Cracovia da bambino dopo la morte di sua madre. Per poi vivere nella stalla di un contadino polacco fino alla fine della guerra. Suo padre è quasi morto nei campi, ma si sono riuniti dopo la fine della seconda guerra mondiale. Quindi è uno di quei pochi/rari casi nel cinema moderno dove la simbiosi tra fittizio e realtà vengono a collidere nella visione di chi ha vissuto veramente quelle cose.


Joseph Fiennes fu la prima scelta di Polanski per il ruolo principale, ma rifiutò a causa di un precedente impegno in un ruolo teatrale. Oltre 1.400 attori fecero proviniper il ruolo di Szpilman durante un casting a Londra. Insoddisfatto, Polanski ha cercò di scritturare Adrien Brody, che incontrò come l'ideale per il ruolo durante il loro primo colloquio a Parigi. Oltre a Brody possiamo trovare nel cast: Thomas Kretschmann, Frank Finlay, Maureen Lipman e la bellissima (e biondissima) Emilia Fox. La sceneggiatura fu scritta da Ronald Harwood (autore molto famoso che lavorò pure in Italia per Monicelli), la fotografia invece è di Paweł Edelman seguono poi: Hervé de Luze al montaggio, il fido Wojciech Kilar (Chopin risuona ed eccheggia per tutta la pellicola) e per le incredibili scenografie invece troviamo Allan Starski (senza scordarfi gli effetti speciali riuscitissimi di Adrian Lorbert. La trama comunque vien da sé: Varsavia, 1939. Wladyslaw Szpilman è un giovane pianista ebreo di grande talento. La sua vita viene improvvisamente sconvolta quando i tedeschi invadono la Polonia: Wladyslaw e la sua famiglia vengono rinchiusi nel ghetto insieme a tutti gli altri ebrei della città, ed in seguito i suoi parenti sono deportati nei lager. Rimasto solo, Wladyslaw è costretto a nascondersi per cercare di sopravvivere.
Quello dell'Olocausto è diventato negli ultimi lustri un genere cinematografico talmente sfruttato da aver raggiunto ormai la saturazione. Si può ben immaginare perciò quanto di personale e di intimamente urgente Polanski, giunto al quarantesimo anno di carriera, debba avere intravisto nel soggetto de "Il pianista" per voler correre il rischio di scivolare nel risaputo e nel dejà vu. A giudicare dal successo riscosso al festival di Cannes del 2002 si può comunque dire che il gioco è valso pienamente la candela. "Il pianista" è un film estremamente tradizionale e, paradossalmente, poco polanskiano; potrebbe essere avvicinato, per la sua classica, hollywoodiana perfezione formale al limite dell'accademia, a "Schindler's list" se non fosse che Polanski non preme mai sui tasti della commozione e del sentimentalismo, preferendo invece puntare su uno stile secco, asciutto, poco emozionante, ricavandone quasi un reportage di guerra sulla sopravvivenza di un uomo in condizioni estreme.
Quello che emerge da "Il pianista", e che è forse il suo maggiore punto di merito, è il processo che, in fenomeni storici come quello della persecuzione degli ebrei, porta progressivamente a rendere banale e quotidiano l'impossibile. "Non può durare!", ripetono più volte i membri della famiglia Szpilman di fronte alle assurde violenze e ingiustizie perpetrate dai nazisti, sottovalutando quello che di lì a poco li travolgerà. Essi giudicano la Storia con logiche puramente razionali ed etiche, ma la bestialità dell'uomo non ha limiti, e così l'orrore a cui essa può condurre. La discesa agli inferi di Wladyslaw non è contrassegnata da colpi di scena clamorosi, ma da una inesorabile, e direi quasi inevitabile, perdita di umanità: perdita che, purtroppo, coinvolge tutti, vittime e carnefici, i secondi che uccidono senza discernimento e senza passione e i primi che sono costretti a passare accanto ai cadaveri come se niente fosse successo. Pensare solo alla propria pelle e disinteressarsi di chi ci è vicino è la più logica delle conclusioni per chi vive nel ghetto o nel lager, come ci ha insegnato tristemente Primo Levi. Ma il protagonista de "Il pianista", per sua buona sorte, trova ancora un po' di solidarietà intorno a lui (anche se, spiace dirlo, non è estraneo alla sua salvezza il fatto di essere un musicista famoso), e addirittura alla fine viene graziato da un ufficiale tedesco che rimane affascinato dalla sua arte. Segno che, anche in mezzo alle rovine (della città distrutta così come dello spirito violentato), è ancora possibile far trionfare il bene: dopo trent'anni, Polanski rovescia così il pessimistico finale di "Chinatown" per lanciare al mondo un insperato messaggio di speranza e di fiducia nell'umanità. Adrien Brody qui nel suo ruolo della vita da tutto sé stesso.


Commenti

  1. Uno dei migliori film mai visti sul tema dell'Olocausto. Analisi ovviamente ottima come sempre. Se ricordo bene una volta lo presentai per farci la mia tesi di laurea in letterature comparate (essendo tratto da un libro), poi la mia scelta cadde su Goodfellas!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Interessante! Una laurea di letterature comparate? In cosa consiste?

      Elimina
  2. Tu inizialmente evitato, per me uno dei migliori di Polanski, e probabilmente uno dei migliori sul tema.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Evitato perchè quello della Shoah, come ho precedentemente scritto, è fin troppo nelle grazzie dell'Academy!

      Elimina

Posta un commento