Bringing Out the Dead (1999) Al di là della vita, un viaggio al termine della notte (di New York). The Ambulance Driver di Martin Scorsese & Paul Schrader


Non è un caso che io abbia messo come sottotitolo a questo film, quello di un libro (che narra di un'esplorazione cupa e nichilista della natura umana e delle sue miserie quotidiane) famosissimo di Louis-Ferdinand Céline (al secolo Louis Ferdinand Auguste Destouches), un originale esponente delle correnti letterarie del modernismo e dell'espressionismo, ritenuto uno dei più influenti scrittori del XX secolo. Questa pellicola (infatti) è come il risultato di tutto quel secolo d'intimismo ermetico e alienazione intrinseca della società facendo pure, per coincidenza, uno sguardo sul XXI secolo che era ormai incombente (uscì nei cinema il 22 Ottobre del 1999, stranamente lo stesso giorno in cui parlo di questa mia visione). Il secondo sottotitolo è più che ovvio, il suo rimando, intende la collaborazione del dinamico duo cinematografico: del regista Martin Scorsese e dello sceneggiatore Paul Schrader per un soggetto, liberamente tratto dal libro omonimo di Joe Connelly, che rimanda al fatidico "Taxi Driver" sia per ambientazione (New York) che per il protagonista (un autista, in questo caso non di taxi ma di un'autoambulanza.

Nicolas Cage (chiamato da Scorsese stesso dopo una conversazione con Brian De Palma, che aveva lavorato con l'attore in Snake Eyes) s'immedesima perfettamente nel ruolo di un apparentemente calmo, raziocinante paramedico, che si rivela ben presto, per quello che è il suo vero carattere: a tratti violento, a tratti sbandato, psichedelico, insomma sulla via dell'autodistruzione. Durante il viaggio in ambulanza, una gran metafora del suo viaggio introspettivo alla ricerca del perché della sua vita, scopre il senso del suo fare: egli è un uomo con il compito di unirsi alla sofferenza altrui, che con un'alta dose di nichilismo, allevia il dolore altrui (della bella Mary, interpretata da una dolcissima Patricia Arquette, che nei 90 è sempre stata tanta roba) proiettandolo come un fantasma in sé stesso, minando la propria salute mentale fino all'atto conclusivo, liberatorio, quasi espiatorio di concedere l'eutanasia al padre di Mary. Tutt'attorno, un corollario di sbandati (in cui troviamo calibri altissimi come Cliff Curtis e Michael K. Williams), persi nella notte newyorchese, confusione (troppa all'interno dell'ospedale, che sembra più un asilo alle 9 di mattina), e una serie di personaggi che stemperano i toni nudi e crudi del film: i 3 idiotipi (interpretati da grandi caratteristi come Goodman, Sizemore e Ving Rhames) che accompagnano il protagonista nel suo viaggio. L'essenza della pellicola è questa: il solitario che cercava una liberazione violenta in "Taxi Driver" è diventato un ragazzo solitario in cerca di uno stato di grazia.



Una delle scene più catartiche del film è senza dubbio quella dove viene condiviso un viaggio in ambulanza, senza dire una sola singola parola. Dante Ferretti, lo scenografo, evoca il West Side di Manhattan con la stessa attenzione con cui ha fatto il Tibet di "Kundun" e la Las Vegas di "Casinò". "Bringing Out the Dead" è stato girato da Robert Richardson, il direttore della fotografia abituale di Oliver Stone, che gli ha donato una velocità e varietà più che sufficienti per far durare il film tutta la notte. È' inutile puntualizzare, Scorsese firma a meraviglia la pellicola facendo svolgere un ruolo primario alla camera, che mostra le strade di New York attraverso l'ambulanza, alternando sequenze rapide e adrenaliniche ad altre in slow-motion dove il protagonista da spazio ai suoi pensieri e ai suoi commenti legati alle immagini che sta vedendo. La regia sperimentale e d'avanguardia è assemblata efficacemente con le musiche (Rem, The Clash, Van Morrison, UB40 e del compositore Elmer Bernstein, immancabile in un film così) che contribuiscono al ritmo frenetico e impazzito della narrazione di Schrader. Un film poco menzionato di Scorsese, ma che è maestro sia di fine che d'inizio secolo come pochi nel suo genere.



Commenti

  1. Il capolavoro di Scorsese di cui non parla nessuno, bellissimo e citato pochissimo, sta alla sua filmografia come "Talk radio" a quella di Stone. Cheers!

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    1. Si come "Talk Radio" ha un'anima tutta sua, in cui si riflette puramente il regista. Per non parlare poi di Schrader.

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