Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi della vita e ad amare la settima arte
domenica 30 ottobre 2022
Parlando di cinema: La commistione di generi tra Horror e Western classico
Il cinema è arte, per niente è chiamato settima arte, ma il cinema è anche soprattutto generi. Nella sua fase primigenia, i film contavano solo quattro pilastri di genere, uno tra questi è senza dubbio l'orrore (Horror), da quest’ultimo poi negli anni che sono venuti dopo esso si è mischiato in diverse variati, per tanti quali sono i sottogeneri che esso rappresentava. Avendo visionato una modesta parte di essi, mi viene naturale proporre una piccola analisi che riguarda la commistione tra horror e western. I film western hanno la tendenza nel rappresentare la frontiera sotto una visione dura e selvaggia. Storicamente il mito del Vecchio West rappresenta l'incontro tra caos e ordine sociale: la morte è ovunque, le superstizioni, le leggende, le bestie feroci, gli assassini del periodo e così, tramite questi precisi archetipi, possiamo dire che il western diventa un compagno di letto adatto all'orrore.
venerdì 28 ottobre 2022
Leaving Las Vegas (1995) Ebbrezza e masochismo a Las Vegas, Nicolas Cage ed Elizabeth Shue in stato di grazia per Mike Figgis
Avevo già trovato il tempo per parlare dell'immenso talento di caratteristi della settima arte come Nicolas Cage ed Elizabeth Shue, però già che ci sono (e continuo sempre per la via dei favolosi anni 90) non vedo perchè non parlare di una pellicola che, forse, rappresenta più di tutte le loro interpretazioni sommate assieme un immenso stato di grazia, e alchimia, sullo schermo contemporaneamente. Oltretutto come sapete, attraverso tante visioni, quello che succede a Las Vegas ha sempre un che di catartico e leggendario nelle produzioni americane.
giovedì 27 ottobre 2022
Cattivi preferiti: Jared Nomak
Caratteristiche: Paziente zero e portatore del virus Mietitore, vendicativo, patricida
mercoledì 26 ottobre 2022
Cutthroat Island (1995) I pirati dei Caraibi di Renny Harlin, la pecora nera del genere piratesco a Hollywood
martedì 25 ottobre 2022
Parlando di cinema: L'uso da manuale del voice-over nei film di Martin Scorsese
La voce fuori campo (o voice-over nel gergo tecnico) nella settima arte è spesso accusata di essere didascalica (giustamente). Visto che il cinema riguarda la narrazione visiva. Bisogna anche dire però, che la voce fuori campo può minare il valore della pellicola se usata in modo improprio. Però nella filmografia di Martin Scorsese: Quei bravi ragazzi, Casinò, Il lupo di Wall Street e Taxi Driver sono ottimi esempi di quanto possa essere eccezionale una voce fuori campo se performata correttamente (talvolta unita alla rottura della quarta parete).
lunedì 24 ottobre 2022
sabato 22 ottobre 2022
martedì 18 ottobre 2022
Deathtrap (1982) La trappola mortale di Sidney Lumet & Ira Levin, una critica ironicamente feroce al mondo dello spettacolo
Avendo quasi unicamente parlato di pellicole abbastanza recenti ultimamente, in una veloce controllata delle bozze rimaste indietro durante questi anni, mi è saltato subito all'occhio un eccezionale lavoro che mischiava sapientemente: una regia da manuale, una sceneggiatura adattata da una pièce teatrale e una coppia di attori insolita ma degna di ogni possibile lode per quanto fatto su grande schermo. L'anno è l'82, il regista è il grande Sidney Lumet, il soggetto è tratto da un'opera teatrale di Ira Levin e la coppia di attori è composta da Michael Caine e dall'indimenticato Christopher Reeve; questi sono i pezzi sulla scacchiera artistica che compone questa (spesso) dimenticata pellicola, irta di trappole e tranelli tipiche della bassezza umana quando trama alle spalle del prossimo. Altra componente al team creativo è senza dubbio la sceneggiatrice Jay Presson Allen, un pezzo grosso che non ha bisogno di presentazioni essendo stata una delle donne più produttive e influenti a Hollywood: lavorò con Hitchcock per Marnie, ma anche in Cabaret, a Prince of the city (sempre assieme a Lumet) e infine anche qualche sprazzo negli anni 90 dove riscrisse la sceneggiatura di Copycat. Ultima menzione, che fa da passo ultimo di questo incipit, non stupitevi se durante la visione la pellicola vi rimandasse per assonanze di trama a un lungometraggio che porta il nome di Sleuth (di cui avevo già parlato), uscito esattamente dieci anni prima e che dimostra come il cinema possa essere ciclico (ma originale) nel ripetersi.
lunedì 17 ottobre 2022
Murder on the Orient Express (2017) La sagra del rifacimento (non totalmente) inutile, Hercules Poirot secondo Kenneth Branagh
Sono della ferma convinzione, che a livello artistico, determinati soggetti debbono (a ogni periodo storico) essere ripresi, rivisti, aggiornati e adattati a quella che è la visione contemporanea (nel bene o nel male). Questo punto di vista riguarda semplicisticamente che ogni: dieci, venti, trenta o quarant'anni è possibile mettere mano (sagge mani d'autore, io preferisco) a dei progetti che hanno segnato la storia di ogni arte, in questo caso della letteratura e del cinema. "Murder on the Orient Express" di Agatha Christie è un sempreverde o per meglio dire un manifesto di una storia che può essere sempre offerta agli spettatori, vuoi per il fascino dell'ambientazione ma anche per lo sviluppo narrativo e per non parlare della figura che rappresenta l'investigatore di origine belga, che porta il nome di Hercules Poirot, a livello mondiale. Avevo già parlato di questa notte degli inganni tempo fa, in quel caso, il progetto fu messo in mano a un gran cineasta come Sidney Lumet, nonostante agli occhi di molti possa sembrare vintage (per i moderni) e di commissione (per gli appassionati) resta un lavoro da manuale che attinge a piene mani dell'approccio tipico del regista alla settima e dal soggetto letterario di Christie. Nel tempo ci sono state anche altre rivisitazioni, ma a livello televisivo e quindi non terrò conto di esse nella disamina di questo rifacimento.
domenica 16 ottobre 2022
Apocalypto (2006) La civiltà Maya secondo Mel Gibson, le basi del genere d'avventura applicate al film storico
Nonostante ora, che mi ritrovo in vacanza, riesco nel proporvi una pellicola che ho sempre aspettato prima di prendere (nel giusto mood diranno certi) in visione. Già che ci sono, posso anche aggiungere Mel Gibson alla mia videoteca, qui presente su Once, attore e professionista da me sempre ammirato per la sua particolare personalità (e talento). Ebbi quasi modo di parlare di lui quando mi capitò, un po' di mesi fa, durante la rotazione delle pellicole dedicate alla figura di Gesù Cristo (dovute alla lettura del Caino di Saramago) ma, come sapete, alla fine la scelta ricadé su Scorsese.
lunedì 10 ottobre 2022
The Favourite (2018) Le duellanti di Yorgos Lanthimos, il triangolo di corte secondo la New Wave greca
Altra recensione in cantiere che avevo in serbo da molto tempo (visionato al cinema e di cui mi son fatto dare la gran locandina), ritratto la parentesi cominciata dei film in costume che tanto hanno messo in mostra nel cinema della golden age e quello moderno. Posso anche finalmente parlare di nuovo di quel interessante cineasta che è Yorgos, di cui avevo già parlato tempo fa. In questo soggetto cinematografico abbiamo due cose interessanti che fanno da apripista alla sua disamina: primo come la New wave greca si approccia ai generi tipicamente di stampo anglo-americano (comunque passo dovuto per ogni regista europeo e secondo di come Lanthimos si metta nuovamente alla ricerca di Kubrick, nel particolare con un'asticella di genere la quale è Barry Lyndon, che risulta essenzialmente l'apice dei film in costume di stampo moderno.
lunedì 3 ottobre 2022
Baby Driver (2017) Edgar Wright l'imprendibile, come rivisitare un classico in chiave moderna
Era da parecchio tempo che volevo parlare di questa pellicola, nelle bozze era in gestazione da almeno quattro anni, è un film recente (non recentissimo) uscito sul finire della prima decade di questo 2000. In lui si può trovare la forma di un grande classico di cui ebbi modo di parlare tempo fa, mi riferisco a The Driver di Walter Hill che ancora oggi è un capisaldo del genere heist movie su quattro ruote, in cui viene messa al centro la figura dell'autista delle rapine. Tra le tantissime varianti che sono uscite fuori da quella pista creata da Hill negli anni 70 possiamo trovare due "figli bastardi" creativi di grande caratura artistica e tributaria all'iconologia derivante da quel personaggio cinematografico. Il primo figlio è quello di Refn, Drive è un Neo-noir bastardo sia del lascito di Hill ma anche di quello del buon Martin Scorsese. Baby Driver invece è un figlio che incarna un nuovo modo di rivedere la forma, il contenuto è piegato a quella geniale mente che porta il nome di Edgar Wright.
Iscriviti a:
Post (Atom)
Quello che tira di più
-
A volte bisogna concordare sul fatto che nella carriera di determinati cineasti avvenga uno spartiacque nel suo modo di fare cinema (vedasi ...
-
- Non riesco a sentire niente. Non riesco a sentire niente. Non sento niente... Non riesco a sentire niente! - A distanza di ben dieci anni ...
-
Refn persevera nella strada autoriale fatta da "Bronson" in poi, con una pellicola che se ne frega di piacere alla moltitudine, e ...