Baby Driver (2017) Edgar Wright l'imprendibile, come rivisitare un classico in chiave moderna
Era da parecchio tempo che volevo parlare di questa pellicola, nelle bozze era in gestazione da almeno quattro anni, è un film recente (non recentissimo) uscito sul finire della prima decade di questo 2000. In lui si può trovare la forma di un grande classico di cui ebbi modo di parlare tempo fa, mi riferisco a The Driver di Walter Hill che ancora oggi è un capisaldo del genere heist movie su quattro ruote, in cui viene messa al centro la figura dell'autista delle rapine. Tra le tantissime varianti che sono uscite fuori da quella pista creata da Hill negli anni 70 possiamo trovare due "figli bastardi" creativi di grande caratura artistica e tributaria all'iconologia derivante da quel personaggio cinematografico. Il primo figlio è quello di Refn, Drive è un Neo-noir bastardo sia del lascito di Hill ma anche di quello del buon Martin Scorsese. Baby Driver invece è un figlio che incarna un nuovo modo di rivedere la forma, il contenuto è piegato a quella geniale mente che porta il nome di Edgar Wright. Questo genietto Britannico negli anni si è gestito benissimo, mai perdendosi nella riproposizione fine a sè stessa e implementando sempre parti della sua originalità creativa, molti senza farci caso definivano i suoi film parodie di generi e invece no, quelo che ha sempre dimostrato è stata l'originalità di usare vecchie tematiche per rinnovarle e rinfrescarle al cinema odierno. Il culmine di questo suo percorso, di questa sua forma mentis, si può vedere maggiormente in Baby Driver.
Baby è un progetto di lunga data del regista, sin dal 95 un ventunenne di Londra dal nome Edgar aveva in mente questa pellicola. I ripetuti ascolti di Orange (1994), quarto album in studio dei Jon Spencer Blues Explosion, hanno fornito lo slancio per il soggetto. Partorito nella fantasia come un inseguimento in auto ad alta velocità, evoluto poi in una sequenza completa in cui l'autista balla al ritmo di "Bellbottoms", nella sua macchina, prima dell'inseguimento che ne segue. Sebbene alla fine questo sia stato scritto nella sceneggiatura come sequenza di apertura del film, la visione nascente di Wright era tutt'altro che un progetto completo. Quando Baby Driver ha preso forma definitiva, l'avvento dell'iPod, l'acufene infantile di Wright e la sua lettura di Musicophilia (2007) di Oliver Sacks, che esplora le neuroscienze della musica, sono state le forze che hanno plasmato la direzione artistica del progetto. Passo successivo fu la direzione del video Blue Song per i Mint Royale nel 2003, il video divenne un successo inaspettato, sebbene soddisfatto del suo lavoro, Wright era frustrato per aver cannibalizzato un'idea che riteneva avesse un potenziale enorme. Con il senno di poi Edgar ametterà come il video sia stato la prova della capacità effettiva della sua idea. Il lavoro è ripreso subito dopo la partenza di Wright da Ant-Man (ben 10 anni dopo, nel 2007, dove firmò un accordo per diversi film con la fedele casa di produzione Working Title Pictures), quando lo studio iniziò il cast creativo per la pellicola. In preparazione, Wright trascorse del tempo con ex criminali in carriera a Los Angeles e Londra per sviluppare una rappresentazione accurata del lavoro di un rapinatore di banche nella vita reale. Non sorprenda quindi il fatto che Wright ha citato Vanishing Point (1971), American Graffiti (1973), The Driver (1978), Point Break (1991), Reservoir Dogs (1992) e Heat (1995), tra gli altri, come influenze significative sui tratti distintivi visivi del film e direzione creativa. Il risultato è senza dubbio un mix di generi che "gioca" in maniera straordinaria con il tempo e la musica, il ritmo di questo film è da studiare. Il sonoro elaborato nel dettaglio da Julian Slater si sublima direttamente, in maniera pressochè omogena, con la regia di Wright (senza scordarsi del montaggio certosino di Jonathan Amos e Paul Machliss) e la colonna sonora elaborata dal regista stesso e dal compositore Steven Price. Come sempre la colonna sonora è colonna portante dei film creati da Edgar, qui più che mai la sua scrittura e direzione ne amplifica l'approccio sia dal piano stilistico/estetico fino a quello personale del protagonista così che la chiave di lettura non sia solo una fanfare. Esempio su tutti per citare questa unica visione d'insieme sono i titoli di testa e come vengono mostrati. Edgar con questa pellicola dimostra (per l'ennesima volta nella storia del cinema), alla testarda Hollywood contemporanea, che si può fare un film d'intrattenimento che è contemporaneamente un film d'autore, con un cuore pulsante (vivo) e che possa anche fare successo sia di critica che di pubblico al botteghino. Altro aspetto interessante sul quale voglio spendere due parole è la fotografia di Bill Pope e il lavoro del costumista Courtney Hoffman, entrambi: uno attraverso la nitida scelta visiva e il secondo tramite una scelta di colori caratterizzanti dei personaggi (rosso, grigio, blu e tanti altri che si manifestano con l'evoluzione narrativa) influiscono davvero tanto nel girato.
Abbiamo quindi una regia che sa prendersi il suo tempo per descrivere la storia, i personaggi, le scene d'azione senza che niente possa scontrarsi e creare noia al visionatore. Wright vede il cambiamento morale di Baby come il nodo tematico del film. Il distacco morale di Baby si manifesta attraverso la sua dipendenza dalla musica, che usa per sfuggire al caos nel suo ambiente e al suo stesso acufene. È solo il suo obbligo di proteggere Debora e Joseph e il crescente caos intorno a lui che costringono Baby a confrontarsi con la realtà. Baby Driver utilizza alcune delle convenzioni dei film di gangster, principalmente il fatalismo eroico e la malvagità senza compromessi. Vi è anche una bellissima ironia nel film, tipica del regista, che secondo me si manifesta nella sua vera natura nel gioco delle maschere sbagliate, Mike Myers per Michael Myers ci fa capire quanto Edgar sia uno di noi appassionati. NOn si può poi citare un casting dannatamente azzeccato: L'attore Ansel Egort non sbaglia un passaggio come persoanggio protagonista, Lily James è la donna di cui ognuno di noi s'innamorerebbe al solo conoscerla, Spacey qui nel suo ultimo ruolo di successo prima dell'oscurantismo è micidiale come boss, Jamie Foxx dimostra (ulteriormente) che sa fare l'eroe delle libertà quanto lo stronzo cattivo bastardo da manuale con uno schiocco di dita, John Hamm di suo è un cattivo funzionale ma non superfluo, Eiza Gonzalez fa la gran figona rapinatrice baldracca cosa che le si addice (e fa) benissimo e Bernthal anche se in ruolo marginale fa il suo facendo da presagio per il futuro del protagonista.
Un film imperdibile, un film imprendibile, un film incredibile e potrei andare avanti con i complimenti in rima. Una pellicola iperbolica, che si è rivelata il più grande successo di pubblico e critica del regista inglese, meritatamente aggiungo io. Il film non è impeccabile (ovviamente quel retrogusto di Hollywood ending alla fine si sente), abbandonata la folle anarchia delle storie precedenti Wright si cimenta con un Heist movie in salsa on the road riuscendo comunque nell'impresa soprattutto considerando che avendo abbandonato la regia di Ant-Man ha dimostrato che comunque è stata una lezione, quella di confrontarsi con le major che ti ordinano di fare QUELLO CHE VOGLIONO e non quello che vuoi fare. Baby Driver è un film che almeno una volta va visto per capire come in questo cinema contemporaneo si deve e si può essere originali (rivisitando il mito) e farne comunque un successo. Un inseguimento a quattro ruote, senza troppa computer grafica, alla vecchia maniera, rincorrendo sulla strada del cinema a tutta velocità le radici del classico stesso.
Mi ha piacevolmente colpito, in particolar modo con quei lunghi piani sequenza (seppur artefatti e costruiti ad arte con abili tagli).
RispondiEliminaOh si, anima del film resta o comunque gli incessanti inseguimenti girati alla vecchia!
EliminaWright al suo meglio, un film fantastico davvero ;)
RispondiEliminaDa rivedere almeno una volta all'anno ;)
EliminaDevo dire che io preferivo la "folle anarchia delle storie precedenti", rispetto alle quali questo film mi è piaciuto meno. Ciò non toglie che sia comunque un gran film.
RispondiEliminaLa trilogia del cornetto non si batte, però la natura appetibile al grande pubblico di questo suo lavoro è stata eseguita senza troppe sbavature.
EliminaDi "Baby Driver" io ho apprezzato la colonna sonora e la regia, ma meno la trama e la sceneggiatura. Se ti può interessare leggerla, trovi la mia recensione qui
RispondiEliminahttps://kestoria.blogspot.com/2021/09/baby-driver-colonna-sonora-soundtrack.html
Grazie per la visita! Tranquillo passo sempre in rassegna chi ha una zona di condivisione cinematografica, anche senza bisogno di dover mettere i link. E' una prassi di mutuo rispetto!
EliminaBaby Driver è uno dei pochi film recenti che riguardo volentieri, ritrovandomi incantata davanti alla bellezza delle sequenze e a quel montaggio "musicale" che Wright padroneggia alla perfezione!
RispondiEliminaSi, è come se avesse aggiunto il comparto sonoro al film di Hill. Per metterla semplicemente terra terra come spiegazione.
Eliminacome Drive, ma più divertente
RispondiEliminahttps://markx7.blogspot.com/2017/09/baby-driver-il-genio-della-fuga-edgar.html
Drive di Refn è un altro gran esempio di figlio artistico bastardo ma, questo, permeato dallo stile del cineasta. Per dirla tutta, più Neo-noir.
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