In conclusione questo è un ottimo film di Ridley Scott, molto sottovalutato e, che sotto la sua pelle, nasconde una vitalità straordinaria.
Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi della vita e ad amare la settima arte
lunedì 30 ottobre 2017
Kingdom of Heaven (2005) Le crociate di Ridley Scott
Parlare di Ridley Scott è come parlare di un Maestro che nel corso degli anni è riuscito (attraverso tante produzioni) a gettarsi addosso un alone che in molti non apprezzano, ma questa è ben altra storia. Kingdom of Heaven è il quindicesimo lungonetraggia diretto da Scort, è uno dei Kolossal americani definiti minori nel cinema moderno ed anche sottovalutato dai più. Il cotesto storico viene saggiamente rimaneggiato da William Monahan (qui alla sua prima sceneggiatura) in favore della settima arte e dello sviluppo narrativo, molti fatti e personalità dei personaggi storici messi in campo sono rimaneggiati così da elevare ulteriormente la storia: Saladino, anche se non è mai stato il feroce sultano dipinto in occidente, non era neppure un sovrano così riluttante alla guerra come nel film di Scott e certamente avrebbe fatto di tutto per riconquistare la città di Gerusalemme. Allo stesso modo Baldovino IV, il re lebbroso, aveva dimostrato come sovrano in primo luogo doti militari, mentre il regista ha amplificato un'iconografia da "re filosofo".
La forza che maggiormente fa splendere la pellicola non è solo il comparto bellico, ma i dialoghi ed il contenuto del film che prende e muta il contesto delle crociate per comunicare tematiche che vanno dal pacifismo (spiegato attraverso bellissimi dialoghi) ma anche di redenzione e di quale sia la volontà più giusta per rispettare il dominio di una fede che nella maggior parte delle volte è solo un mezzo per uno mero scopo. Il mio maggior consiglio è di godersi la sublime Director's Cut che mette in mostra tutto il valore dell'opera i 45 minuti aggiuntivi sono come pezzi mancanti di un puzzle bello ma incompleto che era la versione standard uscita nei cinema.
Tecnicamente Scott è inattaccabile e ineccepibile, la messa in mostra tra campi lunghi e soggettive unite ad un ampio e saggio uso della telecamera regala tutto quello che la storia può mostrare nella sua sceneggiatura. A parte le differenze storiche (peraltro già ampiamente riscontrate ne Il gladiatore), Scott dipinge un monumentale e fantasioso affresco della Palestina del XII secolo, nel quale si ritrovano una fotografia (John Mathieson) e un'illuminazione molto ricercate (quasi un marchio di fabbrica per questo regista), una regia talvolta imponente e tutta la grandezza del cinema bellico di Hollywood con rimandi ai capolavori di Kurosawa. Con un efficace dispiego di mezzi ed effetti speciali (The Moving Picture Company), il film non manca di sequenze spettacolari (l'attacco a Gerusalemme e tutta la battaglia finale), anche se, come già detto, alla cronaca dei fatti si preferisce una parabola più romanzata, dove la giustizia e la rettitudine sconfiggono l'avarizia e la malvagità. La scenografia di Arthur Max (unita ai bellissimi e dettagliati costumi di Janty Yates) è perfetta per la sontuosa ed evocativa colonna sonora composta da Harry Gregson-Williams che utilizzò anche il tema Valhalla - Viking Victory del film Il 13º guerriero, composto dal compianto Jerry Goldsmith, all'interno di questa pellicola (lo si può udire quando Baliano pronuncia il suo discorso di incoraggiamento per i difensori di Gerusalemme, per poi nominare cavalieri tutti gli uomini capaci di brandire un'arma).
Altra grande menzione per il bellissimo e variegato cast: un Bloom convincente in particolare nelle parti drammatiche che non è li solo come bella faccia, Eva Green bellissima e sensuale ma anche forte ed innocente nella sua debolezza, Liam Neeson che in treanta minuti regala una bellissima figura paterna in cerca di redenzione, Edward Norton che esprime carisma da tutti i pori nonostante porti una maschera per tutto il tempo e sia irriconoscibile sotto il trucco, Ghassan Massoud perfetto nei panni di Saladino che ne mostra un aspetto molto iconico e ottimamente analizzato in fase di sceneggiatura e seguono poi tutti gli altri grandi caratteristi iniziando da Jeremy Irons passando per David Thewlis senza scordarsi di Brendan Gleeson e Marton Csokas.
Lincoln (2012) Cose uguali a una stessa cosa sono uguali fra di loro
L'idea del progetto prende vita quando Steven Spielberg incontra la scrittrice Doris Kearns Goodwin, che aveva appena finito la stesura del suo libro Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln (pubblicato nel 2005), letto dallo stesso Spielberg in anteprima, su concessione della scrittrice; così il regista decise di girare un film sulla vita di Abraham Lincoln basandosi sul libro della Goodwin. Inizialmente il ruolo di Lincoln era destinato a Liam Neeson che declinò l'offerta per via della sua età avanzata.
Spielberg non ci regala nemmeno una sequenza che rimarrà nella memoria purtroppo almeno a lungo termine nonostante la perfezione tecnica sia per lo più diretta sulle soggettive dei personaggi che ai campi lunghi, la partitura del grande Williams è di sfondo in modo abbastanza anonimo, la fotografia di Kaminski è come sempre senza sbavature, lattiginosa/biancastra amalgamata con l'azzurro livido e marron/arancione che dominano a seconda dell'ambientazione, i costumi di Joanna Johnston uniti alla scenografia di Rick Carter sono eleganti ed allo stesso tempo dettagliati sia per il periodo storico che rappresentano sia per la rappresentazione diegetica che il film si porta appresso.
La storia che è al centro di tutto prende in esame solo quattro mesi di vita di Lincoln per l'esattezza, il film si concentra esclusivamente sulla vita privata di Lincoln e sulla vicenda che porterà all'approvazione del XIII Emendamento. Il tutto in maniera a volte troppo retorica ma dannatamente dettagliata e intrigante. La guerra civile è sullo sfondo narrativo qualche esplicazione delle terribili battaglie avrebbero aggiunto pathos alla vicenda secondo me, invece il regista si concentra nei dialoghi e nella tecnicamente perfetta evoluzione narrativa dei dialoghi. La ferocia di Spielberg alla vecchia maniera si sente nella scena iniziale di battaglia e nella mostra della fossa comune per gli arti amputati dei soldati, ma per il resto la sceneggiatura di Tony Kushner preferisce seguire le dinamiche della riuscita del XIII emendamento difatti le scene ambientate nel Senato americano sono di quanto più riuscito anche come fedeltà storica.

Gran merito va dato al grande cast per la riuscita credibilita del film: primo tra tutti un camaleontico Day-Lewis che regala ai posteri un bellissimo e affabulatore Lincoln (forse un po' buonista) che è l'altra faccia della medaglia del suo Bill Cutting in Gangs of New York di Scorsese, Sally Field nei panni di Molly è la giusta controparte alla figura iconica data dal Presidente in questione, Lee Jones perfetto sia nei dialoghi che nella fisicità dell'interpetazione seguono poi a ruota grandi nomi tutti ben scelti e ispirati come Jared Harris, James Spader, Lee Pace, Goggins, Michael Stuhlbarg, Gordon-Levitt, Earle Haleye cosi via. In conclusione il XXVIII emendamento cinematografico di Spielberg può risultare un polpettone sfornato apposta per l'Academy ma è anche un film molto minuzioso che si prende tutto il tempo per raccontare una storia di compromessi ma anche di figure storiche che in America faranno sempre parlare di se. Tecnicamente ricercato, tendenzialmente verboso e ottimamente recitato.
sabato 28 ottobre 2017
Dark City (1998) Il Mito della Caverna di Proyas
Correva l'anno 1998, il regista Alex Proyas (che ultimamente si è dato a pellicole molto discutibili come Gods of Egypt) tirò fuori dal cilindro questo entusiasmante sci-fi dai rimandi noir e dal gusto distopico anticipando (e influenzando) solo di un anno il Matrix dei fratelli (al tempo) Wachowski. Il soggetto del film è del regista stesso che con il supporto di David S. Goyer e Lem Dobbs ne trasse poi una sceneggiatura per il film. Vi è molto da dire su questa pellicola: il regista in fase di scrittura s'ispirò al genere noir degli anni quaranta e cinquanta (cosa che ben si nota per impianto narrativo, messa in scena e costumi) aggiungendoci un retrogusto Kafkiano e sovrapponendo il tutto all'interno di un'ambientazione derivante dallo stile di The Twilight Zone ed infine aggiungendoci delle tonalità Horror per suggestionare pubblico ed impressionarlo. Successivamente dopo aver letto la sceneggiatura del primo Blade decise di chiamare David S. Goyer (che aveva anche scritto il dimenticabile seguito di The Crow dello stesso Proyas) per la sceneggiatura, questo portò però ad un ammonimento da parte della Writers Guild of America per i troppi scrittori che venne poi accantonato. Inizialmente lo script prevedeva come protagonista un Detective che cercava di risolvere il caso, ma avanzando nello sviluppo narrativo s'inserirono altri personaggi ed il regista non volle lasciarsi scappare la possibilità di una narrazione da più punti di vista difatti alla fine il protagonista si ritrovò essere ricercato da un detective nella bozza finale.
(Notevoli le influenze che vanno dallo schema classico del noir fino alla fantascienza)
Proyas per la scenografia chiamò il fido Patrick Tatopoulos (che ora lavora spesso con Zack Snyder), che sviluppò da zero tutto il concept art del film con il risultato finale che non fu utilizzata nessuna location ma venne tutto creato sul set. La città d'altronde non appartiene come stile a nessun luogo definito visto che si possono notare le tipiche architetture presenti in Europa (come Londra) ma anche In America (come New York), dato che l'intento dello scenografo era quello di creare un luogo al di fuori della realtà ma allo stesso tempo classificabile come una città. Il progetto di produzione comprendeva di base posti oscuri, spirali e orologi dai quali Patrick Tatopoulos creò l'architettura della città per avere una presenza organica degli elementi strutturali non a caso la maggior parte dei luoghi e dei movimenti dei personaggi sono collegati ad orologi e spirali.
(Come il giudice tedesco a cui è ispirato il personaggio nella storia devia su quelle problematiche psicologiche)
venerdì 27 ottobre 2017
Awakenings (1990) Le cose che contano

Il resto del cast regge e fa da supporto degnamente da citare in particolare: il supporto di Julie Kavner e John Heard, purtroppo la bella Penelope Ann Miller risente del limite impostogli dal suo personaggio nella sceneggiatura (troppo forzata nella storia in quanto buonismo a buon mercato) ma comunque credibile, senza contare poi ospiti d'eccezione come Max von Sydow ed l'artista jazz Dexter Gordon senza contare poi le comparsate di Peter Stormare e di un Vin Diesel che era ancora lontano dall'uomo d'azione e testosterone del 2000.
(Un cast interessante tra comparsate e attori)
( Dici bene Bob, dici bene )
giovedì 26 ottobre 2017
Body Double (1984) Thriller Voyeuristico d'autore, Omicidio a Luci Rosse di Brian De Palma
Parlare di Brian De Palma (tra i miei preferiti ve lo dico già), è come parlare del virtuosismo fatto cineasta e della continua ricercatezza di contenuti e di rimandi al cinema classico ma sotto la lente d'ingrandimento della settima arte moderna come esposizione ed evoluzione e satira. Body Double (Omicidio a Luci Rosse in Italia) nasce da un fatto molto controverso e da delle critiche subite dallo stesso De Palma per Dressed To Kill dove l'attrice Angie Dickinson fu sostituita (Body Double, la controfigura appunto) per una scena di nudo.
mercoledì 25 ottobre 2017
Polytecnique (2009) Il mondo appartiene alle donne, il massacro del Politecnico di Montréal raccontato da Denis Villeneuve
6 dicembre 1989: Marc Lépine entra all'interno dell'École Polytechnique di Montreal e uccide a colpi di fucile 14 studentesse, prima di togliersi la vita. E' il peggior school shooting della storia del Canada.
Villeneuve, talento cristallino, collaborando alla sceneggiatura con Jacques Davidts e Leca mette in atto una messa in scena che evita di scomodare troppi esercizi di stile alla telecamera ed in particolare scegliendo di non dare la motivazione del killer efferato se non fosse altro che per la lettera iniziale. Il Cinema capisce che non può, e neanche deve, trovare una spiegazione razionale. Villeneuve si limita a citare il delirante "testamento" di Lépine sull'odio per il femminismo, ma da regista intelligente capisce l'insensatezza di andare a scavare nel passato (seppure difficile) dell'assassino come alla ricerca di un "significato" che non ci sará mai.
(Nessuna motivazione, non c'era per gli assassini di Columbin, la forse cercata Gus Van Sant? E non vi è anche qua)
(Karine Vanasse è Valérie e Évelyne Brochu è Stéphanie)
(Metaforica la posizione e la messa in mostra del quadro di Picasso, che rappresenta l'orrore ed il massacro, in mezzo a due pittori che hanno sempre esaltato le figure femminili e della donna in generale come Klimt, a sinistra con Il Bacio, ed in particolare Egon Schiele, a destra con Edith)
(Il sangue di carnefice e odiata vittima che si cercano e si mescolano inesorabilmente sul pavimento)
" Se avrò un maschietto gli insegnerò ad amare. Se sarà una femminuccia le dirò che il mondo le appartiene. "
(Metaforica la posizione e la messa in mostra del quadro di Picasso, che rappresenta l'orrore ed il massacro, in mezzo a due pittori che hanno sempre esaltato le figure femminili e della donna in generale come Klimt, a sinistra con Il Bacio, ed in particolare Egon Schiele, a destra con Edith)
(Il sangue di carnefice e odiata vittima che si cercano e si mescolano inesorabilmente sul pavimento)
" Se avrò un maschietto gli insegnerò ad amare. Se sarà una femminuccia le dirò che il mondo le appartiene. "
Una chiusa forte, una presa di posizione netta. Anche una lucida intuizione: uomini e donne hanno bisogno di un'educazione sentimentale. Se il bambino deve poter amare, la bambina deve poter pretendere d'essere amata. Si sta parlando di Amore nell'accezione meno inflazionata: corrispondenza di comprensione, tolleranza, partecipazione. È un sentimento che la maternità, anche solo potenziale, accende per natura. In questo senso il mondo appartiene alle donne. Ed è la ragione per cui la protagonista femminile del film, rimasta incinta, sopravvive alla tragedia. Pur essendone intimamente demolita, incasella una simile forma d'odio come qualcosa altra da sé, tale che non la intaccherà mai del tutto. Si tratta di una convinzione più che di una certezza, ma è solida abbastanza da reggere un'intera esistenza. Il protagonista maschile invece è devastato da un senso di responsabilità apparentemente irrazionale. Non tollera la testimonianza d'un gesto di disprezzo così feroce, poiché quel disprezzo è ai suoi occhi un male tentacolare dal quale egli stesso può essere inquinato. È sopraffatto dallo scandalo, ovvero dalla sorpresa di una verità ripugnante.
lunedì 23 ottobre 2017
W. (2008) American Idiot
(Una delle scene più importanti viene ben organizzata da Stone sia per regia che per dialogo, senza tralasciare nulla)
(Il governo Bush, rispecchiato da una delle più interessanti scelte di casting fatte dal regista che mette assieme un gruppo di caratteristi motivati nonostante il film non splenda più del dovuto purtroppo)
domenica 22 ottobre 2017
Brazil (1985) 1984 ½ - The Ministry of Torture, How I Learned to Live with the System, So Far
The Adderall Diaries (2015) 50 Sfumature di Franco
Debutto dal retrogusto amaro quello di Pamela Romanowsky (facciamo Roman per abbreviare, amica e collega di James Franco) alla sua prima regia di un lungometraggio. La pellicola vanta tra i produttori, al di fuori di Franco e la Roman, il grande Robert Redford ed è confezionata come il classico prodotto in stile Sundance. La sceneggiatura scritta dalla stessa Roman prende spunto dal libro omonimo scritto da Stephen Elliott; che parla del fatto di cronaca nera riguardante Hans Reiser (ingegnere informatico di Linux) e dell'omicidio perpetrato ai danni di sua moglie e nello sviluppo del suo processo iniziato nel 2006 e conclusosi nel 2008 con l'accusa d'omicidio di primo grado poi diventata di secondo dopo l'aiuto nello scoprire la salma precedentemente nascosta da lui stesso della moglie morta. La trama risulta uno spaccato di uno scrittore afflitto e drogato che dopo un cupo periodo nero in preda al blocco artistico si ritrova a guardare dentro se stesso quando la figura paterna ritorna nella sua vita e così il caso di Hans Reiser diviene il contraltare per porre a suo personale giudizio il suo passato e il padre. Il contenuto della sceneggiatura di Roman mette in atto una redenzione, una ben precisa presa di posizione delle proprie azioni, entrando dentro se stessi ed abbattendo i blocchi che impediscono la giusta visione d'insieme dei fatti, cioè quindi di mettere a posto i ricordi e mostrare antichi sensi di colpa per quello che sono veramente.
(L'impostazione intrapresa dalla trama con l'arrivo di Amber Heard)
(Ed Harris ricorda a tutti il vero significato d'essere del film)
(Ecco cosa mi è rimasto in mente di tutta la pellicola, grazie Ed per i tuoi momenti)
(Ed anche questa aggiugerei.)
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