venerdì 30 settembre 2022

The Hunger (1983) Miriam si sveglia a mezzanotte ovvero l'opera prima di Tony Scott, il vampirismo Neo-Noir anni 80

Tornando indietro negli anni 80, continuando il filone del genere vampiristico ibrido, attraverso varie grande menti sia dall'approccio più classico che a quello più originale, era inevitabile finire a parlare del grande Tony (questa recensione era in cantiere da tre anni). Tony Scott appartiene a una classe, una scuola di pensiero e ancora più una generazione di registi sbocciata negli anni 80, legata all''idea di cinema di genere che ha fatto da basi della "Serie B contemporanea" il proprio stile. Se trovate in un film figure che si muovono in controluce, rallenty tagliati da luci fredde e suoni elettronici costanti tutti assieme, sapete che quell'action o quel thriller è degli anni 80. Un cineasta che spicca tra i miei preferiti in assoluto, a discapito di tanta gente che ha sempre relegato i suoi lavori a semplici americanate senza arte e né parte, ancora più di suo fratello (Ridley) è stato un esemplare più unico che raro e mi sembrava giusto cominciare a narrarvi di lui con questo suo film, la sua opera prima.

giovedì 29 settembre 2022

Vampires (1998) Brutti, sporchi e vampiri pt.2 ovvero il vampirismo in salsa western di John Carpenter

Visto che vi avviciniamo a Ottobre (e anche perchè questa recensione era in cantiere da ben 3 anni), mese che nella mia agenda porta come santo Maestro e patrono un certo John Carpenter, mi sembrava d'obbligo portare avanti la parentesi d'ibridi di genere vampiristico inizata con Near Dark della Bigelow. Siamo negli anni 90, anni che non sempre brillano per la loro originalità però sfruttano la rinnovazione della proposta della commissione tra generi. Nonostante Vampires possa sembrare una riproposta del concetto, già pervenuto con Dal Tramonto all'Alba di Tarantino & Rodriguez due anni prima, non bisogna sottovalutare il modus operandi di basi immancabilmente western del grande Carpenter.

domenica 25 settembre 2022

Marverl Kights: The Punisher (2001-2004) Bentornato, Frank ovvero come ho imparato ad amare Il Punitore di Garth Ennis

 

Era indubbio che prima o poi sarei capitato di nuovo qui, indubbio che non potessi trattare del materiale così pregno d'inventiva e originalità (tanto da essere materiale cinematografico per il film del 2004) come può essere il Frank Castle di Garth Ennis.

sabato 24 settembre 2022

Troy (2004) Il peplum secondo Wolfgang Petersen


Era da un po' che non parlavo del genere peplum, un genere cinematografico che come sapete mi piace assai, volevo trovare anche il tempo per celebrare quello che è stato il grande Wolfgang Petersen (magari non uno dei suoi film più universalmente accettati) e di quello che alla fine dei conti è il suo lascito artistico alla settima arte. Del resto Wolfgang non ha bisogno di (fin) troppe presentazioni, basta solo citare La storia infinita per dire quanto la sua impronta sia riconoscibile nel cinema del fantastico, un regista solido con grandi idee e con la scorza dura che patria teutonica gli ha donato nel suo sangue. Esiste una particolare selezione di cineasti tedeschi che con il loro stile si sono conquistati l'America, nel dettaglio Hollywood, oltre al già qui presente Wolfgang troviamo senza dubbio Roland Emmerich.

giovedì 22 settembre 2022

Unlawful Entry (1992) Abuso di potere di Jonathan Kaplan, ricordando Ray Liotta

 


Restiamo sempre nei miei favolosi anni 90, senza dover parlare della serie Animale vs Uomo, trattando però un film che ricordo sempre con chiarezza nella mente: vuoi per gli interpreti, vuoi per la regia di un cineasta che ha sempre detto la sua al mondo e anche perchè avevo voglia di ricordare quel attorone che è stato Raymon Allen Liotta e di quanto avrebbe meritato di più a Hollywood (nonostante abbia indubbiamente lasciato il segno). La pellicola si basa, come detto prima, su un soggetto semplice benchè sia stato scritto a sei mani e sceneggiato da due ma questa particolarità rivela solo la cura che è stata data al dettaglio della situazione che si viene a creare nella narrazione. La colonna sonora invece riporta il nome del mitico James Horner, un compositore che non ha bisogno di presentazioni anche nei suoi lavori minori, ma più di tutti bisogna citare il regista Jonathan Kaplan che porta una solida regia di genere come sempre ha dimostrato in carriera. Ovviamente il film ha nel cast tre dei mie attori preferiti e prediletti: il grande Kurt Russell, la sempre bravissima (e bellissima, unica delle poche che competeva con le bionde dei 90) Madeleine Stowe e il sempre poco citato Ray Liotta che in questo trio regala una bellisisma performance in sincronia con gli altri professionisti citati. Un pezzo da 90 insomma.

martedì 20 settembre 2022

The Sunset Limited (2011) il Bianco che vede nero e il Nero che vede bianco



Chi dice che la grandezza di un film è data solo dalla sua proiezione in sala? Mi spiego meglio, il concetto di spessore di un film non è solo legato al suo metodo di ditribuzione (concetto che potremmo tutto'oggi ampiamente discutere), nel grande schermo un film ha dalla sua l'iconicità e la leggendaria figura che si porta appresso da quando è nato. Però quello che da possanza, è il suo contenuto e come viene diretto e inscenato allo spettatore. Un esempio di un film televisivo che oltrepassa tale limite di forma è Duel di Spielberg, un lavoro giovanile di grande talento che ha più di una volta influenzato pellicole venute dopo. Questo che vi porto oggi non è un film degli anni 70 e non è diretto da una vacca sacra del cinema, anzi è un film della prima decade del 2000 ed è diretto però da un attore che più di una si è confermato come colonna portante del cinema americano, sia caratterialmente che mentalmente. L'attore è ovviamente Tommy Lee Jones, inutile stare quin nel spiegarvi chi sia, ben lo sapete, personalità unica nella settima arte e in qualche modo anche fan di grandi maestri come Sam Peckinpah e di tanti registi della patria a stelle e strisce.

lunedì 19 settembre 2022

2 ou 3 choses que je sais d'elle (1967) Come mi sono innamorato di Jean-Luc Godard


Prima o poi nella vita di tutti gli appassionati di cinema tocca la prima volta con un grandissimo maestro della settima arte, questo, in particolare, è stato il mio personale battesimo con tale gigante fuori dalle righe del convezionale. Ovviamente gli anni sono quelli che ballano tra i sessanta e i settanta, gran calderoni di idee e personalità che hanno plasmato il cinema moderno con i loro input creativi. Due o tre cose che so di lei è un film atipico agli occhi di molti, il pretesto d'indagine giornalistica serve solo da primo passo per la presentazione di quella che è, a tutti gli effetti, un'analisi sulla vita parigina (la Parigi che non viene citata nel titolo, ma anche la protagonista Juliette Janson), sulla società dei consumi e delle contraddizioni profonde che essa si porta dietro. Truffaut ha sempre detto (riguardo a Godard): - È veloce come Rossellini, malizioso come Sacha Guitry, musicale come Orson Welles, semplice come Marcel Pagnol, offeso come Nicholas Ray, efficace come Hitchcock, profondo, profondo, profondo come Ingmar Bergman e insolente come nessuno. - 

sabato 17 settembre 2022

1602 (2003-2004) L'Ucronia Marvel secondo Neil Gaiman

Artisticamente parlando quanto sono affascinati le ucronie? Cioè la sostituzione di avvenimenti immaginarî a quelli reali di un determinato periodo o fatto storico, esse sono frutto di folgoranti idee che portano a dei prodotti con una grande qualità, esempio fra tanti La svastica sul sole (The Man in the High Castle) di Philip K. Dick che possiamo dire che ne sia il manifesto, per chi si approcccia al genere di questi tempi. Ora che abbiamo un'idea immaginate questo concetto portato a un mondo vasto e in forzata continuità come quello dell'universo Marvel, però non immaginadolo come un semplice "What If..." (cosa sarebbe successo se) ma letteralmente come uno stravolgimento della linea temporale dato da una variabile unica.

venerdì 16 settembre 2022

Deep Blue Sea (1999) Lo squalo formato anni 90, Profondo Blu di Renny Harlin

 


Continuando con la tematica Uomini vs Animali, riprendendo anche una revisione fatta l'estate scorsa, e sempre stando negli anni 90 (in questo caso sul loro finire) mi sembrava opportuno parlare di un guilty pleasure che qui in Italia è stato adattato con il titolo Profondo Blu. Il regista è nientepopodimeno che Renny Harlin, la grande meteora filandese che brillò per qualche tempo nella Hollywood che non ammette errori al botteghino. Sapete se vi è una cosa che mi piace di Harlin e che lo accomuna con un grande maestro del cinema come Walter Hill è quella di piegare ogni genere al suo modus operandi. il genere ovviamente è quello d'azione, Hill e Harlin hanno sempre avuto questa loro metodologia di applicarsi ad ogni genere fondendolo con il loro stile. Hill però in questa pratica di conversione è sempre stato più pulito e innovativo, la sua filmografia parla da sola, Harlin invece si è sempre applicato rendendo l'ibridazione naturale e divertente però non andando sempre incontro alla migliore scelta sia sul piano economico che su quella della critica (ma chi l'ascolta quella).

mercoledì 14 settembre 2022

The Ghost and the Darkness (1996) I leoni mangiatori di uomini dello Tsavo, Spiriti nelle tenebre di Stephen Hopkins


Ve l'avevo detto che con Alligator, forse anche prima con Razorback, avrei cominciato a trattare di pellicole che hanno come tema l'uomo contro la natura. La natura intesa come animale, ma anche geneticamente modificata queste però in varie e piccole volte. Il concetto base di questo genere cinematografico mi è sempre piaciuto, anche nella semplicità dei miei pensieri quando ero piccolo: mostri animali grandi contro piccoli uomini, ovviamente il concetto primordiale che è alla base di questa sfida ferale è stato in grado di segnare il cinema, partendo da grandi classici blockbuster estivi passando per film d'essay e infine l'infinità di film dalla B alla Z di serie. E' un concetto che gira su binari che vendono e che attira sempre gente.

lunedì 12 settembre 2022

The Day of the Jackal (1973) Un thriller spionistico perfetto come un orologio svizzero

 


E' bello tornare ai classici, nello specifico è bello tornare in quei originalissimi anni che sono stati i 70 per il cinema mondiale, dove tutti i generi ebbero modo di germogliare in bellissime e variopinte piante uniche nel loro genere, questo è quello che direbbe un botanico. Essendo io un visionatore incallito e appassionato come pochi (o come tanti di voi) è impossibile soprassedere quel determinato arco narrativo della settima arte. Oggi vi propongo un raro esemplare di perfezione (del genere thriller/spionaggio) che porta il nome "Il giorno dello Sciacallo" del regista austriaco Fred Zinneman, adattato dal libro omonimo di Frederick Forsyth, e sceneggiato da Kenneth Ross. Produzione di fattura europea, in cui vi è posto anche per l'Italia difatti una delle location della pellicola è Ventimiglia (in Liguria).

The Day of the Jackal era originariamente parte di un accordo di due film tra John Woolf e Fred Zinnemann, l'altro era un adattamento dell'opera teatrale Abelard and Heloise di Ronald Millar. Inizialmente gli Universal Studios volevano scegliere un importante attore americano per il ruolo dello Sciacallo, con Robert Redford e Jack Nicholson volati in Europa per l'audizione. Sebbene la Universal preferisse Nicholson, Zinnemann alla fine si assicurò un accordo di produzione che prevedeva che sarebbero stati scelti solo attori europei. Successivamente gli attori britannici David McCallum, Ian Richardson e Michael York sono stati presi in considerazione prima che Zinnemann scegliesse Edward Fox. A Jacqueline Bisset è stato offerto il ruolo di Denise, ma ha dovuto rifiutare a causa di conflitti di programmazione. Zinnemann ha scritto che Adrien Cayla-Legrand, l'attore che interpretava de Gaulle, è stato scambiato da diversi parigini per il vero de Gaulle durante le riprese, sebbene de Gaulle fosse morto da due anni prima dell'uscita del film. La sequenza è stata filmata durante una vera e propria parata, che ha creato confusione; la folla (molti dei quali non sapevano che si stava girando un film) ha scambiato gli attori che interpretavano gli agenti di polizia per veri agenti e molti hanno cercato di aiutarli ad arrestare i "sospetti" che stavano catturando tra la folla.


Senza girarci troppo attorno: “Il giorno dello Sciacallo” è un film incredibilmente incalzante. Dura due ore e un quarto e non annoia neanche per un istante, importante il montaggio certosino di Ralph Kemplen che regge per tutto il tempo. Nonostante la trama, non è un film politico: non è di destra, non è di sinistra, non è contro De Gaulle né a suo favore (come è giusto che sia il cinema). Al cineasta  Zinneman interessa altro: stile, ritmo, tensione narrativa. E, in questo, “Il giorno dello Sciacallo” non ha rivali. È un film di spionaggio senza chincaglierie tecnologiche, musica tonitruante e battute a effetto alla 007, bensì un thriller dallo stile asciutto, spoglio, rigoroso, essenziale, perfetto. La regia di Zinneman è molto controllata ma sa esaltare con abilità il lavoro degli attori (Edward Fox se la comanda nei panni del killer) e la cura per i dettagli dell’inquadratura. La sceneggiatura, di Kenneth Ross, adatta fedelmente il romanzo omonimo di Frederick Forsyth, snellendola, ove necessario, per rendere il film ancora più scattante. Il risultato è un congegno perfetto, dove non c’è spazio per battute, scene o anche gesti inutili.

Cattivi preferiti: Dieter, Franz & Uli "Karl Hungus" Kunkel aka i Nichilisti


Dieter, Franz & Uli "Karl Hungus" Kunkel aka i Nichilisti (Flea, Torsten Voges & Peter Stormare)

sabato 10 settembre 2022

Cattivi preferiti: Rifki



Rifki (Paolo Bonacelli)

Alligator (1980) Terrore dalle fogne profonde




Avete presente quando vostra figlia ha vinto il pesciolino nel sacchetto alla fiera, e voi non lo volevate in casa e avete detto a vostra figlia che è scappato, ma in realta lo avete gettato nel water? Beh, ecco cosa succede. Tralasciando questa divertente introduzione che ho preso dall'ultimo MIB che per me definisce molto ironicamente e bene il plot di questo film, passerò ora alla recensione. Il regista Teague entra nel mondo del grande schermo con questo film negli anni 80, la sceneggiatura e il soggetto sono dell'odierno regista di film indipendenti John Sayles. E' una storia ovviamente (volutamente) scema, dalle parti del filone animalesco dopo "Lo squalo" che tanto prese moda a quel tempo, che si rifà a una diffusa leggenda metropolitana americana. Però la realizzazione è ottima. E il merito è riservato alla ricca sceneggiatura di Sayles, che oscilla sapientemente tra l'umorismo e il brivido, con spazi a letture ecologiste. Paradossalmente, il pubblico che guardava queste pellicole finiva col tifare per il mostro, che puntualmente trasformava in hamburger qualche criminale industriale, responsabile della catastrofe ecologica che l’aveva concepito. E’ quanto avviene in questa deliziosa pellicola diretta da Lewis Teague (specialista del genere horror e autore di film come Cujo e L’Occhio Del Gatto), in bilico fra spaventi e ironia come si conviene a un buon monster movie d’altri tempi.

venerdì 9 settembre 2022

Elizabeth (1998) Elisabetta I Tudor, la Regina Vergine d'Inghilterra

 


Non sembrerà, ma anch'io ho una passione per i film in costume. Che siano basati su fatti storici, fantasie di scrittori o entrambe le categorie. Questo che vi porto oggi ha le radici alla fine degli anni 90, da Shekhar Kapur e sceneggiato da Michael Hirst con un cast di tutto rispetto. Il soggetto in questione è la storia di Elisabetta I, la "Regina Vergine", dalla prigionia alla quale l'aveva relegata la sorellastra e precedente regina Maria, fino agli anni d'oro, periodo della massima espansione coloniale e culturale inglese. La trama eccede nel romanzesco, ma comunque dà senso a ciò che è stata la storia di Elizabeth: una ragazza piena di vita e con delle passioni, che però ha dovuto mettere da parte per il durissimo compito di regnare quella che diventerà il più potente stato del seicento.

martedì 6 settembre 2022

Cattivi preferiti: Albert Ganz & Billy Bear

 

Albert Ganz & Billy Bear (James Remar & Sonny Landham)

Caratteristiche: Criminali, killer, senza scrupoli

Hara-Kiri: Death of a Samurai (2011) Triste vita e violenta morte di un Ronin

 


Era da un po' che non parlavo del prolifico Miike, maestro di ben tre distinti tempi cinematografici (intesi come genere) e restauratore (in patria) di vecchi classici del cinema nipponico. Non contento della meritata attenzione mondiale ottenuta rivitalizzzando la definizione di estremo applicata al cinema, Takashi ha affrontato una nuova sfida della sua lunghissima filmografia. Dimostrando a sé stesso e al mondo intero la propria cultura storica e cinematografica. 13 Assassins e Ichimei (Hara-Kiri) sono due pellicole, distribuite a pochi mesi di distanza, che omaggiano due cult (sono entrambi dei rifacimenti) e soprattutto guardano alla tradizione del jidaijeki, il period drama giapponese che ambienta le sue storie in quel lungo lasso di tempo corrispondente al periodo Tokigawa, tra il XVII e il XIX secolo.  L'indole di Miike non è mai stata legata a vincoli o compromessi creativi, infatti, "13 assassini" è stato lo stargate che conduceva al suo particolare cinema, unificando il suo personalissimo stile action al film storico, Ichimei ne segue lo stesso pensiero.

giovedì 1 settembre 2022

Crimes of the Future (2022) Vecchio Cronenberg fa buona Body Horror

 


Ultima visione d'Agosto, ma prima visione di Settembre. Chi non altro poteva concludere la mia summertime sadness, del 2022, se non un vecchio e feroce leone del cinema d'autore come David Cronenberg. Quanto era passato dalla sua ultima fatica sul grande schermo? Maps to the stars era del 2014, ben otto anni ragazzi e ragazze. Da quel lontano 2014 ben poco il maestro aveva fatto sentire di sé, in senso produttivo cinematografico, tra interviste sulla sua non mancanza di fare cinema (esclusa la sala di montaggio), sulla non importanza di andare al cinema nei tempi moderni, un libro e qualche master della settima arte, non aveva fatto molto di più per tenersi occupato. In compenso suo figlio in tempi recenti aveva anche fatto da preludio al suo ritorno, cosa molto interessante perchè ovviamente non premeditata ma quasi naturale nella sua conseguenza. Il film è una coproduzione internazionale di compagnie canadesi, francesi, britanniche e greche. È stato presentato in anteprima al Festival di Cannes 2022, dove era in concorso per la Palma d'Oro e ha ricevuto una standing ovation di sei minuti. Tra le cose più importanti, questo film di Cronenberg ritorna nella sua vena Body Horror che era culminata con eXistenZ nel 1999, sebbene la pellicola condivida il titolo con l'omonimo film di Cronenberg del 1970, non è un rifacimento poiché la storia e la tematica non sono correlati.

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