Elizabeth (1998) Elisabetta I Tudor, la Regina Vergine d'Inghilterra

 


Non sembrerà, ma anch'io ho una passione per i film in costume. Che siano basati su fatti storici, fantasie di scrittori o entrambe le categorie. Questo che vi porto oggi ha le radici alla fine degli anni 90, da Shekhar Kapur e sceneggiato da Michael Hirst con un cast di tutto rispetto. Il soggetto in questione è la storia di Elisabetta I, la "Regina Vergine", dalla prigionia alla quale l'aveva relegata la sorellastra e precedente regina Maria, fino agli anni d'oro, periodo della massima espansione coloniale e culturale inglese. La trama eccede nel romanzesco, ma comunque dà senso a ciò che è stata la storia di Elizabeth: una ragazza piena di vita e con delle passioni, che però ha dovuto mettere da parte per il durissimo compito di regnare quella che diventerà il più potente stato del seicento.


il film riesce bene nel mostrarci la maturità acquisita dalla regnante, a discapito del suo cuore. Cate Blanchett da qui comincerà a farsi conoscere come una delle migliori interpreti femminili di oggi, grazie ad una prova maiuscola. A dimostrare la qualità recitativa proveniente dall'Australia ci pensa anche Geoffrey Rush, nella parte del cinico protettore della regina; nel resto del cast (vasto) segnalo anche: Attenbourgh, Ecclestone, Cassel e Cantona. Molto curato nella confezione, "Elizabeth" si concentra sugli avvenimenti di palazzo: i conflitti e le congiure interne per la dinastia monarchica scaturite dalla presa di posizione a favore della Chiesa Anglicana, i dissidi e le incertezze nelle campagne belliche contro Francia e Spagna. Kapur ha studiato la figura di Elizabeth,  ma non sa far girare adeguatamente l'evoluzione narrativa ricadendo in uno stile statico di pomposa grandiosità visiva. Così gli accadimenti si susseguono senza colpo ferire e l'attenzione dello spettatore si disperde spesso e ben volentieri sui dettagli tecnici e scenografici. Pregevole ed eloquente comunque la sequenza finale presa esattamente come quella avvenuta realmente.



Tirando le somme: il risultato è un'energica rivisitazione storica capace di rivitalizzare un genere morto e sepolto da tempo. Kapur ha il senso dello spettacolo e la Blanchett, tetra e sfavillante nella sua inaccessibilità, offre una prova entusiasmante. L'intreccio non è sempre limpidissimo, a volte fra segreti, attentati e inganni sembra di essere dalle parti del "Padrino". Ma è proprio questa piacevole modernità di toni che non fa affogare il film.

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