Crimes of the Future (2022) Vecchio Cronenberg fa buona Body Horror
Ultima visione d'Agosto, ma prima visione di Settembre. Chi non altro poteva concludere la mia summertime sadness, del 2022, se non un vecchio e feroce leone del cinema d'autore come David Cronenberg. Quanto era passato dalla sua ultima fatica sul grande schermo? Maps to the stars era del 2014, ben otto anni ragazzi e ragazze. Da quel lontano 2014 ben poco il maestro aveva fatto sentire di sé, in senso produttivo cinematografico, tra interviste sulla sua non mancanza di fare cinema (esclusa la sala di montaggio), sulla non importanza di andare al cinema nei tempi moderni, un libro e qualche master della settima arte, non aveva fatto molto di più per tenersi occupato. In compenso suo figlio in tempi recenti aveva anche fatto da preludio al suo ritorno, cosa molto interessante perchè ovviamente non premeditata ma quasi naturale nella sua conseguenza. Il film è una coproduzione internazionale di compagnie canadesi, francesi, britanniche e greche. È stato presentato in anteprima al Festival di Cannes 2022, dove era in concorso per la Palma d'Oro e ha ricevuto una standing ovation di sei minuti. Tra le cose più importanti, questo film di Cronenberg ritorna nella sua vena Body Horror che era culminata con eXistenZ nel 1999, sebbene la pellicola condivida il titolo con l'omonimo film di Cronenberg del 1970, non è un rifacimento poiché la storia e la tematica non sono correlati.
La trama di seguito: In un futuro non troppo distante, l'umanità sta imparando ad adattarsi ad ambienti sintetici. L'evoluzione porta gli umani oltre il loro stato naturale e produce una metamorfosi, alterando il loro corredo biologico. Mentre alcuni accolgono le illimitate possibilità del "transumanesimo", altri tentano di fermarlo. Ma la "sindrome da evoluzione accelerata" si diffonde rapidamente. Che dire, In Crimes of the Future praticamente assistiamo ad un compendio degli oggetti e dei temi del cinema del regista canadese (una summa se così si vuol chiamare). Potrebbe quasi essere il suo testamento legato al cinema del body horror, vedendolo sembra che sia passato un anno da eXistenZ. Il finale volutamente aperto, come sua tradizione vuole ma che cita anche La passione di Giovanna d'Arco del 1928 diretto di Carl Theodor Dreyer. L'evoluzione umana ha stravolto tutto, si è adattata a nutrirsi di plastica, non sente più dolore, è immune alle infezioni anzi oramai quasi immune perfino ai sentimenti e al sesso. Cronenberg fa un film di fantascienza che però parla di umanità (e degenarazione mutante/alienante), ma anche di critica alla forma artistica (cinema e non) con annessi premi pomposi. Per questo si avvalen del "solito" cast stellare tra cui oltre a Léa Seydoux (sempre sul pezzo, nella sua artista Madame Macabra per così chiamarla) spicca anche Kristen Stewart (passato Pattison anche lei doveva far un salto dal canadese, qui nelle veste dell'emulatrice) ed entrambi si confrontano con il suo attore feticcio, un Viggo Mortensen che perfino nei panni dell'artista concettuale di body art deviata riesce ad essere credibile anche nelle piccole smorfie, senza scordarsi nel cast di contorno in cui spicca l'indimenticato Scott Speedman (ironicamente anche lui ibrido dai tempi della saga di Underworld). Sontuosa come sempre la colonna del sempre fedele Howard Shore, insomma è Cronenberg al 100%.
Ne parlerò domani sul blog. Non mi ha convinta al 100 % ma è comunque grande cinema, di un Autore che continua ad essere coerente e capace anche dopo tutti questi anni.
RispondiEliminaOh si, fornisce più domande che risposte senza dubbio. Però non si possono disdegnare opere simili.
Elimina