Alligator (1980) Terrore dalle fogne profonde




Avete presente quando vostra figlia ha vinto il pesciolino nel sacchetto alla fiera, e voi non lo volevate in casa e avete detto a vostra figlia che è scappato, ma in realta lo avete gettato nel water? Beh, ecco cosa succede. Tralasciando questa divertente introduzione che ho preso dall'ultimo MIB che per me definisce molto ironicamente e bene il plot di questo film, passerò ora alla recensione. Il regista Teague entra nel mondo del grande schermo con questo film negli anni 80, la sceneggiatura e il soggetto sono dell'odierno regista di film indipendenti John Sayles. E' una storia ovviamente (volutamente) scema, dalle parti del filone animalesco dopo "Lo squalo" che tanto prese moda a quel tempo, che si rifà a una diffusa leggenda metropolitana americana. Però la realizzazione è ottima. E il merito è riservato alla ricca sceneggiatura di Sayles, che oscilla sapientemente tra l'umorismo e il brivido, con spazi a letture ecologiste. Paradossalmente, il pubblico che guardava queste pellicole finiva col tifare per il mostro, che puntualmente trasformava in hamburger qualche criminale industriale, responsabile della catastrofe ecologica che l’aveva concepito. E’ quanto avviene in questa deliziosa pellicola diretta da Lewis Teague (specialista del genere horror e autore di film come Cujo e L’Occhio Del Gatto), in bilico fra spaventi e ironia come si conviene a un buon monster movie d’altri tempi.

Teague realizza questo ingenuo film con pochi mezzi e molta inventiva, rimanendo sempre nell'ambito della serie B, con ampia libertà, degne del cinema del tempo (alla John landis), per intenderci. Vedi ottime trovate come quella del bambino bendato e verso la fine alla festa del matrimonio. Come detto prima la sceneggiatura non è affatto pretenziosa ma condita con dialoghi divertenti e personaggi ben caratterizzati che lasciano scorrere piacevolmente la visione anche nei momenti al di fuori della tensione che prelude agli attacchi dell'enorme rettile. Al posto dello Squalo di Spielberg quindi c'è il coccodrillo (di 20 metri), detto tutto. Anche le analogie con Wild Beast sono molte, anche perchè il film incarna una certa critica alla società moderna di stampo ambientalista/ecologista.


Parlando del cast non si possono che citare l'ottimo Forster sembre bravo a caratterizzare i suoi personaggi e donare quella vena ironica che solo lui tiene, altro è il mitico antagonista a viata Henry Silva che porta un cacciatore veramente ben caratterizzato che tiene dentro di se uno stereotipo molto originale anche nei dialoghi ultima infine da citare e la bella Riker (nota a molti come la zia Marigold della sabrina del telefilm Vita da strega) che porta una bella parte molto leggera ma per questo non superficiale e banale ai fini della trama. Le composizioni di Craig Hundley reggono la pellicola trovando anche attimi di suspense conditi da quel suono tipico degli 80. Con questo inizio così atipico, apre le porte alla mia serie dedicata all'uomo contro la natura selvaggia in tuttte le sue salse sul grande schermo, un genere che ho sempre amato sin da piccolo.

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