Troy (2004) Il peplum secondo Wolfgang Petersen
Era da un po' che non parlavo del genere peplum, un genere cinematografico che come sapete mi piace assai, volevo trovare anche il tempo per celebrare quello che è stato il grande Wolfgang Petersen (magari non uno dei suoi film più universalmente accettati) e di quello che alla fine dei conti è il suo lascito artistico alla settima arte. Del resto Wolfgang non ha bisogno di (fin) troppe presentazioni, basta solo citare La storia infinita per dire quanto la sua impronta sia riconoscibile nel cinema del fantastico, un regista solido con grandi idee e con la scorza dura che patria teutonica gli ha donato nel suo sangue. Esiste una particolare selezione di cineasti tedeschi che con il loro stile si sono conquistati l'America, nel dettaglio Hollywood, oltre al già qui presente Wolfgang troviamo senza dubbio Roland Emmerich. Citando Emmerich parliamo di un blockbuster high-budget director che solo gli anni 90 e inizio 2000 potevano avere, invece Petersen è uomo creativo da selezioni di soggetti molto più personali: Das Boot, In the line of fire, Air Force One e La tempesta perfetta parlano già da soli. Fatto sta che prima o poi quando si è in suolo americano tocca prima o poi cimentarsi con i loro classici peplum, destino volle che fosse proprio l'immortale l'Iliade di Omero a finire sotto la sua diretta trasposizione.
Lo scrittore David Benioff (sceneggiatore del film) da sempre un grande fan dell'Iliade, poiché sua madre gliela leggeva più e più volte, dopo aver completato La 25ª ora (2002), propose alla Warner di tentare una sceneggiatura. La Warner non era d'accordo con l'idea su un progetto del genere, ma accettò comunque, anche se pagando a Benioff una piccola somma per la sua prima bozza. Wolfgang per prendere parte al progetto abbandonò Batman vs. Superman, sostituì Terry Gilliam che dopo aver letto cinque pagine della sceneggiatura decise di non esserne il regista. Punto fondamentale della sua visione fu quello di togliere la presenza degli Dei dalla sceneggiatura (colui che era famoso per il fantastico, tolse l'elemento nel film quasi ironico) perchè a suo dire non avevano nulla di che e nessuno spunto interessante per la realizzazione della pellicola. Terza mossa mossa invece fu quella di prendere due attrici (allora quasi sconosciute, ma gnoccanza suprema) per i ruoli femmili del film: Diane Kruger per il ruolo di Elena e Rose Byrne (su suggerimento di Eric Bana) per quello di Briseide. Inutile poi citare tutta la sfilza di attoroni chiamati per il progetto: Brad Pitt nel ruole di Achille, Eric Bana nel ruolo di Ettore, Brian Cox nel ruolo di Agamennone, Sean Bean nei panni di Odisseo, Peter O'Toole nei panni di Priamo, Brendan Gleeson come Menelao e Saffron Burrows come Andromaca. Senza scordarsi poi il team creativo: James Horner alla colonna sonora James Horner (che riscrisse da zero le composizioni in sostituzione di Gabriel Yared) e Roger Pratt alla fotografia. Il risultato di questo colosso da ben 185 milioni di dollari fu un successo al botteghino, però fu anche aspramente criticato per via di quelle cose che ho menzionato prima. Probabilmente affrontare una leggenda con basi così forti nella storia dell'umanità attraverso una sceneggiatura "liberamente tratta" aveva già nel suo essere detrattori davanti a sé.
Davvero? Questa mi mancava, criticare la scelta di una bionda così mi pare arduo giudizio. Comunque sì, Wolgang è stato lungimirante e buon apprezzatore delle bionde della sua patria.
RispondiEliminaPetersen sempre un grande, ma questo film proprio eccezionale non è, anzi, però ci si accontenta.
RispondiEliminaNon è il più acclamato nella sua particolare filmografia, ma qualche volta mi capita di rivederlo.
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