martedì 28 febbraio 2023

Masters of Horror: Pick Me Up (2006) La lunga autostrada della paura di Larry Cohen

Tra le tante cose che ha regalato la serie “Masters of Horror” in cui si sono viste conferme di giovani registi e rinascite di vecchie glorie, vi è anche l'ultima opera di un regista. Il cineasta in questione, che ha diretto il suo ultimo film in carriera è Larry Cohen, dopo un silenzio di dieci anni ritornò per girare questo episodio della serie, che rimane il suo ultimo progetto fino alla sua dipartita nel 2019. Il soggetto e la sceneggiatura sono per mano di David Schow, noto scrittore e sceneggiatore statunitense che vanta tra i suoi lavori più famosi: “A Nightmare on Elm Street 5: The Dream Child" e "The Crow". La trama vien da sé: un autobus ha un guasto durante il viaggio nel bel mezzo di una desolata strada di montagna. L'autista, costretto a fermarsi, lascia tutti i passeggeri in preda al panico. Il caso vuole che Wheeler, uno psicopatico assassino con il vizio di uccidere gli autostoppisti, sia nello stesso posto e che contemporaneamente Walker, un camionista "cacciatore di prede difficili", passi di lì. Stacia, una donna che viaggiava nell'autobus, diventa l'esca per il duello tra i due serial killer.

lunedì 27 febbraio 2023

Masters of Horror: Sick Girl (2006) La metamorfosi di Lucky McKee

Che dire di Lucky McKee, un regista che ha fatto della donna uno dei suoi temi portanti nel filone horror/thriller sin da quando debuttò sul grande schermo. Rubò anche il titolo a Shyamalan il titolo “The Forest” battendo sul tempo prima che uscisse “The Village”. Nonostante il classico aspetto da regista uscito fuori dal Sundance, è riuscito nel fare mestiere tramite un genere che può essere nella maggior parte dei casi ritenuto sottovalutato, tranne per valore storico e contanti che si guadagnano ovviamente. In questo suo film televisivo prende il classico tema di Kafka dalla “Metamorfosi” e adatta assieme una storia rosa omosessuale tra due giovani donne ossessionate da aspetti divergenti ma accomunate nella vita. Avvalendosi della fedele Bettis ed Erin Brown (una che ha un curriculum underground nei soft-porn mica male) mostra le problematiche e pregiudizi che comportava questo tipo di relazione (con fare molto scanzonato talvolta) ma nell’equazione mette in ballo pure un mostro insetto che permetterà di aprire anche più chiavi di lettura nel film.

domenica 26 febbraio 2023

Masters of Horror: Fair Haired Child (2006) Patto con il demonio di William Malone

 

La sinossi è semplicistica: Tara è un'adolescente solitaria con dei pessimi genitori. Un giorno viene investita da un furgone al ritorno verso casa. Quando si sveglia si ritrova in una stanza che pare essere una camera d'ospedale, ma si rivela la stanza di una villa isolata accanto a un lago, in cui vivono due strani coniugi. William Malone potrebbe sembrare un pesce fuori d'acqua in questa serie, però la sua più famosa esperienza con le magioni infestate da presenze maligne a fine anni ’90 lo ha reso il miglior candidato per questo episodio. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Matt Greenberg, sciagurato scrittore di quella mezza banalità snaturante di “H20” ma anche capace di adattamenti ben fatti come “1408” e per concludere di rifacimenti non richiesti come “Pet Cemetary”. La storia mischia bene l’esoterismo, con visioni surreali e la capacità evocativa di una magione fuori dal mondo, senza contare la creatura demoniaca e il minutaggio televisivo rendono l’episodio molto fruibile.

sabato 25 febbraio 2023

Masters of Horror: Deer Woman (2005) Leggenda assassina di John Landis

Non è di certo "Una candida cerva sopra l'erba" di Francesco Petrarca, dove il poeta metaforizzava il suo primo amore per Laura e la gloria, non è neanche "Il cervo ferito" di Frida Kalho che dimostra il dolore esistenziale; è solamente Landis che si diverte come sempre tra commedia, orrore e tette. In un certo senso è come se "Il bacio della pantera" incontrasse "Un lupo mannaro americano a Londra", presupposto confermato dallo stesso John Landis con un "è quanto mai ridicolo": una donna bellissima che in preda all'orgasmo, come da antica leggenda nordamericana, si trasforma in un cervo e riduce l'uomo che ha sedottoin un ammasso informe di carne. Nelle mani di Landis diventa l'ennesimo spunto pe fondere la commedia con l'orrore. Un mix non nuovo alle sue corde che a Landis riesce benissimo. La sceneggiatura non lesina sugli stereotipi, ma li cavalca con un'ironia che rende il gioco scoperto, e quindi accettabile. Il pregio (come sempre) di Landis è di non prendersi troppo sul serio e alternare momenti esilaranti all'horror (i sanguinosi omicidi). Il suo punto di forza è la demenzialità di alcune trovate e nelle interpretazioni del buon cast.

venerdì 24 febbraio 2023

Masters of Horror: Cigarette Burns (2005) Il metacinema della follia di John Carpenter


- La narrativa è morta; Hollywood fa schifo, fare film...non è spettacolo. -


Già solo questa frase dice molto di questo piccolo gioiello uscito fuori dalla serie Masters of Horror, visto che ultimamente la stavo ripassando era impossibile non incappare in questo episodio che più rappresenta questa operazione messa su da Mick Garris. Oltretutto, nuovo anno, è anche l'ora di parlare di John Carpenter e quindi assieme a questo ripasso posso anche citarlo. Partendo dal nome del film; le bruciature di sigaretta, nel linguaggio tecnico cinematografico, sono quei tipici cerchietti che appaiono nell'angolo in alto a destra dello schermo. Il segnale al proiezionista che è arrivato il momento di sostituire la bobina durante la proiezione di un film. Senza dubbio John con questa pellicola confeziona il suo "Videodrome" formato anni 2000, in questo la sceneggiatura scritta a quattro mani da Rebecca Swan e Drew McWeeny facilità l'accostamento, per natura evolutiva dei suoi temi: infezione della carne (The Thing), corruzione della realtà (Prince of Darkness), trasformazione della psiche (In the mouth of Madness) e possessione del corpo (Ghosts of Mars) si giunge a questo film dove l'appassionato si trasforma in pellicola, letteralmente aggiungo visto che la scena di Udo Kier al proiettore è significativa in questo.

giovedì 23 febbraio 2023

Masters of Horror: Homecoming (2005) Candidato maledetto di Joe Dante

 

- L’horror è sempre stato il genere più radicale e rivoluzionario, ma quando mi hanno chiesto di pensare a una piccola storia da raccontare in 60 minuti ho voluto fare un horror politico. È stato facile: bastava che i personaggi fossero repubblicani -


Probabilmente già solo dalla citazione di Joe, si può capire che questo è uno di quei lavori che porta il lascito di George A. Romero nel dare una pacca sulla spalla, per la bravura nel mettere in atto le sue idee, al cineasta che ne ha preso spunto. Joe Dante non merita tante presentazioni, se non fosse per il fattore botteghino e supporto da Hollywood, sarebbe l'altra faccia della medaglia di un certo modo di fare cinema fantasioso che solo Spielberg aveva. La sceneggiatura di Sam Hamm (uno degli autori dei primi due Batman di Burton) prende spunto dalla storia "Death & Suffrage" di Bale Bailey, però grazie all'indole dello stesso regista trasforma il materiale di partenza in una satira sociale e politica degna del maestro dei morti viventi. Non solo il fattore zombismo, ma anche quello mediatico vengono messi sotto la corrosiva lente del regista che non risparmia nulla al caso. Un po' "Night of the Living Dead" ma anche molto "The Network" di Sidney Lumet, con il quale condivide un personaggio femminile che tanto ricorda l'arrivista e avvenente Diana Christensen interpretata dalla mitica Faye Dunaway. Nessuno è risparmiato, tutti i media americani vengono messi alla berlina tramutando gli zombi veterani deceduti nei veri eroi della storia. Un film molto fedele a Romero che prende le distanze dai suoi contemporanei moderni di allora come "L'alba dei morti viventi" di Zack Snyder e James Gunn, ma anche dai sickos introdotti da Dan O'Bannon e molto in voga con "28 Days Later" di Garland/Boyle e "Planet Terror" di Robert Rodriguez.

mercoledì 22 febbraio 2023

Masters of Horror: Chocolate (2005) Il gusto dell'ossessione di Mick Garris

 


Come ideatore e creatore della serie, doveva prima o poi scendere in campo Mick Garris. Il cineasta è molto noto, tra le tante cose che si possono dire di lui è che lo stesso King lo reputa uno dei suoi accoliti della settima arte più fedele, questo negli anni ha portato il regista ha dirigere molto opere tratti dai libri dello stesso King. Tra le tante critiche che ho sempre letto e riletto spicca senza dubbio quella di essere un mestierante della settima, solo capace di traslare opere come i produttori vorrebero, in somma un uomo dal compitino facile senza tocchi personali e così via. Contrariamente a questo pensiero, non posso comunque che rimanere affascinato dal suo lavoro, che partendo da un soggetto originale (scritto di proprio pugno) riesce nel mischiare il thriller con il drammatico in modo efficace.

martedì 21 febbraio 2023

Masters of Horror: Jenifer (2005) La bella è la bestia di Dario Argento

 


Dario Argento in conferenza stampa (al tempo) affermò che questo è un film d’amore tipicamente americano, tolta la dovuta ironia della frase possiamo affermare che Jenifer lo è davvero, escludendo anche la vena sessuale e cannibale. Nonostante sia anni luce lontano dal carissimo "Elephant Man" di David Lynch, rimane pur sempre parente di genere a quel filone deidacato ai classici freaks da circo. Il soggetto di Jenifer proviene dal fumetto scritto da Bruce Jones e disegnato da Berni Wrightson (adattato dallo sceneggiatore/attore Steven Weber per l'occasione), è la storia (semplice storia, dieci pagine in bianco e nero) di una ragazza dal corpo seducente e dal volto mostruoso che divora e annienta tutti i corpi che si trova di fronte, una moderna sirena per l'appunto. Non prima di averli sedotti e scopati avidamente. In questo breve film si trova molto del macabro e del morboso che hanno reso godibile l'immaginario del regista negli ultimi anni.

lunedì 20 febbraio 2023

Masters of Horror: Dance of the Dead (2005) La danza dei morti di Tobe Hooper

 

Senza dubbio lo scenario e la storia in cui è ambientata questo episodio la dice lunga su cosa ci si può aspettare: in un futuro molto lontano e post-apocalittico, regna una società dominata da violenze ed epidemie. La vita non ha più la stessa importanza e lo stesso significato. In questo scenario vengono allestiti spettacolari funerali, in cui i morti vengono rianimati tramite trafusioni di sangue di persone anziane e fatti ballare tramite scariche elettriche. L'episodio si svolge in una città qualunque degli Stati Uniti, in uno scenario di estrema dissoluzione e in un'epoca prossima futura dove i divertimenti corrono su binari estremi. Difatti il gusto è quello di una gioventu bruciata in un periodo post-apocalittico (ironicamente la California è stata spazzata via). Oltretutto il regista è il mitico Tobe Hooper.

domenica 19 febbraio 2023

Masters of Horror: H. P. Lovecraft's Dreams in the Witch-House (2005) La casa delle streghe di Stuart Gordon

 

Il secondo episodio porta come grande nome del genere horror il mitico Stuart Gordon, che adatta con successo un'altra storia di Lovecraft (sempre aiutato in fase di sceneggiatura da Dennis Paoli). In questo film televisivo esce fuori tutta la sua esperienza con il sangue, il surreale e l'inquietante che viene messo con passo narrativo intelligente. Inizia un po' lentamente, ma poiché il nostro protagonista è sempre più tormentato da questi incubi, l'episodio diventa sempre molto più avvincente. La strega regge il banco della suspense con la sua presenza, specialmente l'uomo-topo, che sembra ricordare quegli orrori partoriti dal contemporaneo “Cats”, un insieme di scelte che alimenta l’incubo. Buono il cast, ognuno fa le proprie cose e coglie bene il peso psicologico della situazione, soprattutto Ezra Gooden che vende molto bene l'angoscia, notevole anche Chelah Horsdal con le sue abbondanti grazie.

sabato 18 febbraio 2023

Masters of Horror: Incident On and Off a Mountain Road (2005) Panico sulla montagna di Don Coscarelli

Mi riservo di parlare della mitica serie canadese antologica horror più avanti (e ampiamente con tanto di sezione/introduzione), basta solo sapere che Mick Garris ad inizio 2000 ebbe una delle migliori idee televisive che siano uscite fuori per i fan del genere. Parlando di questo film, nonostante il look sia senza dubbio un prodotto derivativo del classico anni ’70 di Hooper (mostro, scenario in primis), risulta comunque efficace e ben realizzato dal mitico Don Conscarelli, “Incident On and Off a Mountain Road” (episodio che apre la collana Master Of Horror, conosciuto con il titolo di “Panico sulla montagna” qui in Italia) gioca sulla violenza psicologica riportata a galla della nuova ondata di horror uscita a inizio 2000 ("Jeeper Screeper", “The Descent”, ”Wolf Creek” etc.). Attraverso un'ora scarsa di tensione allo stato puro e una protagonista eccezionale (interpretata dalla bella Bree Turner), in grado di reggere la scena dal primo all'ultimo fotogramma.
L'incipit è solo sabbia negli occhi allo spettatore. Don Coscarelli, da un racconto di Joe R. Lansdale, rielabora un film per la TV che si diletta a variare un canovaccio narrativo di genere visto un’infinità di volte. La classica bella ragazza che non diventa vittima ma bensì una sorta di Rambo contro il killer mostruoso, questo scenario viene servito grazie ai flashback, che mostrano senza troppo perdersi come mai è così tosta. Una variante se vogliamo molto estremista di Lansdale stesso, noto sia come scrittore che come riconosciuto talento delle arti marziali. Fantastica la casa del mostro (Faccia di Luna, un cristone bianco dalle parvenze di un orco) che è un misto tra "Non aprite quella porta" e "La casa dei 1000 corpi": luridume, macchinari torturatori, un vecchio sciroccato e un giardino con carcasse umane utilizzate stile spaventapasseri. Questo episodio della serie "Masters of horror" vale per il ruolo rielaborato della vittima e per il colpo di scena finale che rende ancor più amabile la tosta donzella. Dopo il cult che porta il nome di "Bubba Ho-Tep" un altro incontro proficuo tra Coscarelli e gli scritti di Lansdale.


giovedì 16 febbraio 2023

I giorni dell'ira (1967) L'archetipo del maestro contro il discepolo (a colpi di pistola) secondo Tonino Valerii

Seguendo i sentieri selvaggi del Far West all'italiana instaurato da Sergio Leone, si nota facilmente questa piccola perla, Tonino Valerii segna così il suo secondo lungometraggio, basandosi su una novella di John Baker, scritto assieme a Renzo Genta ed Ernesto Gastaldi ( “Il mio nome è nessuno”, la prima stesura di “C'era una volta in America”). Anche se non si raggiungono gli stessi vertici rappresentativi, Valerii mostra di aver sapientemente rielaborato la lezione del suo maestro Sergio Leone. Ne “I giorni dell'ira”, infatti, regala agli spettatori uno spaghetti-western che non è pura azione e intrattenimento, ma un interessante dramma psicologico che può essere convenzionalmente diviso in due atti e che ruota intorno alle complesse figure dei protagonisti, In questo vi è anche la bellissima idea di formazione e lo scontro tra maestro e allievo.

martedì 14 febbraio 2023

Infernal Affairs (2002) Il bene e il male secondo Andrew Lau & Alan Mak


La premessa è che ho visto entrambi i film (per la verità prima il rifacimento di Scorsese). Posso aggiungere, senza dubbio, che sono rimasto particolarmente impressionato da quanto sia stato curato il soggetto nella sua prima versione (quella di Lau): non è un caso che l'affermatissimo Martin ne abbia comprato i diritti. 

lunedì 13 febbraio 2023

Fearless (1993) Il canto della vita e della morte di Peter Weir, l'insostenibile peso dei sopravvissuti

Era da tanto tempo, ma davvero molto, che avevo come pallino in testa la visione di questa pellicola, incappai la prima volta in questo “Fearless” (che non è il titolo di quel gran film di Jet Li) di Peter Weir durante la mia personale rassegna dei film interpretati dal grande Jeff Bridges (venivo, allora, dalla folgorazione  del Grande Lebowski dei Coen). Per un motivo o per un altro, non potei passarlo sotto la mia voracità ma finalmente dopo tanto tempo, un po’ per coincidenza e un po’ per testardaggine sono riuscito a recuperarlo per i suoi trent’anni, essendo uscito nel 1993. 

sabato 11 febbraio 2023

Watcher (2022) Thriller mon amour, le regole base del genere secondo Chloe Okuno



Questo che porto oggi è senza dubbio uno dei titoli che mi ha più interessato (a livello di genere che rappresenta) nel 2022, sin dalla prima breve anticipazione data dal suo trailer al cinema. La regista Chloe Okuno non mi era di certo nuova, infatti è anche lei facente parte di quella grande officina di registi usciti fuori dalla serie antologica “V/H/S”, suo è l'episodio “Storm Drain” in “V/H/S/94” del 2021. La partecipazione al progetto della biondissima australiana Maika Monroe è stata un'altra arma in più ai mei occhi, ormai l’attrice può definirsi una delle migliori interpreti per il genere da quando saltò fuori in “It Follows”, di cui “Watcher” ne ha le fattezze. Si perché alla fine dei conti è la Monroe inseguita da una non ben definita presenza che la terrorizza a morte, ma sarebbe riduttivo relegare la pellicola solamente a questa forma di presentazione e vendita, dato che le basi sono da ricercarsi nel puro thriller psicologico più che nel classico horror. 

venerdì 10 febbraio 2023

Pahanhautoja (2022) Io sono l'altra, covare il male dentro di sé

 


“Hatching” è uno di quei titoli di cui avevo intravisto il trailer al cinema, mi aveva tanto stuzzicato che mi ero promesso di vederlo. Partendo dal titolo, che non è “Covare” (traduzione per il mercato americano) nonostante rifletta anche parte del contenuto, senza dubbio. Il titolo originale è la parola finlandese “Pahanhautoja”, di cui ho avuto molti problemi a tradurla correttamente. Google non la traduce, altri riferimenti producono frasi minacciose tipo "Tombe del male" o semplicemente "Tombe" o "Il flagello di". Una sorta di parola idiomatica, credo, il poster finlandese ha difatti un uovo stilizzato come "O", a indicare che la traduzione inglese è abbastanza fedele a quella originale. In ogni caso, all'inizio del film, il titolo appare chiaramente: "Pahanhautoja". Fatto sta che il film diretto da Hanna Bergholm e sceneggiato da Ilja Rautsi è stato molto chiacchierato al Sundance Festival e si è pure aggiudicato il Grand Prix de l'Imaginaire. Meritatamente aggiungo io dopo averne visionato il contenuto.

giovedì 9 febbraio 2023

D-Tox (2002) Lo slasher dimenticato di Sylvester Stallone

 

Visto che ci avviciniamo, piano piano, all’uscita del nuovo “Scream” dei Radio Silence mi sembra d’obbligo fare un po’ di ripasso sul genere in sé (andando a ritroso) e quindi non poteva mancare un po’ d’inizio 2000 in questa breve rinfrescata sul genere. Per questo film esistono due grandi premesse, la prima è senza dubbio il caro Sly: la prima metà del nuovo millennio è stata probabilmente la sua peggiore annata a livello cinematografico, messo im disparte da Hollywood e faticando nel trovare progetti degni del suo nome e quando li trovava o erano dei fallimenti al botteghino o delle produzioni travagliate. Si esatto, produzioni travagliate, perché questo film (basato sul libro "Little Joint" di Howard Swindle) è uno di quei lampanti esempi di come i test screening (negativi) possano dilatare l’uscita di un film o anche non farlo proprio uscire, completato nel 1999 “D-Tox” è stato in gestazione mortale per ben due anni vedendo solo la distribuzione nel 2002, per giunta sotto un altro nome “Eye See You” che sarebbe la versione rigirata sotto la presenza di Ron Howard (ormai ci siamo abituati). Tornando a Sly, la sua carriera è stata costantemente lontana dal genere horror e probabilmente questa produzione gli ha tolto qualsiasi dubbio in proposito di nuove prove nel genere. Tuttavia, il film, che è molto più un mystery/giallo/slasher che un thriller pieno di azione, è chiaramente migliore della cattiva fama che si porta appresso. Il regista Jim Gillespie, che purtroppo è stato stroncato con questo progetto, nonostante la sua abilità di mestiere si può dire che sapeva girare pellicole di genere slasher, di fatti arrivava dal successo di “I Know What You Did Last Summer”.

lunedì 6 febbraio 2023

Dragon: The Bruce Lee Story (1993) La storia di Bruce Lee, attraverso il romanzamento di Rob Cohen e l'amore di Linda Lee Cadwell

Indubbiamente, quando penso ai film di genere biopic negli anni Novanta mi salta in testa subito questa pellicola (e quest'anno ne fa trenta pure lui). A casa mia la figura di Bruce Lee è sempre stata presente, ma questo film è stato quello che mi ha introdotto (quando ero piccolo) all'uomo dietro alla figura del combattente marziale. Si potrebbe accusare la pellicola di una certa mielosità, ma per me non è nulla di così derivativo nel grande quadro che è uscito fuori. Una scena che mi ha sempre colpito e che forse rappresenta meglio il tono del film è quella del cinema, dove Bruce e Linda guardano "Colazione da Tiffany"; Linda suggerisce di andarsene quando nota che Bruce è arrabbiato per il personaggio di Mickey Rooney. La sequenza è didattica, in quanto consente a Linda, che inizialmente si stava godendo il film, di comprendere e condividere la repulsione di Bruce per gli stereotipi razzisti. Il ritratto del film della vita di Bruce è una battaglia contro il pregiudizio occidentale, "Dragon" è una cura potentissima contro il razzismo istituzionalizzato dell'industria cinematografica statunitense.

giovedì 2 febbraio 2023

Sonatine (1993) La piccola sonata della morte e della vita di Beat Takeshi

Questo è il quarto lungometraggio del Maestro Kitano, che fu presentato nella sezione Un Certain Regard del 46º Festival di Cannes. Il soggetto, la sceneggiatura, la regia e infine il montaggio sono ad opera di Beat Takeshi, il quale riesce personalmente a far quadrare tutto nella sua visione d'insieme senza mai idealizzare o stereotipare il tutto, vista anche la semplicità della trama che però racchiude in sé sia la comicità che la durezza (l'iperviolenza è un tratto del suo cinema) e infine la poesia, in particolare quella visiva portando ad un'alchimia veramente degna di nota. Altre menzioni vanno fatte sia per la fotografia di Yanagishima e la scenografia di Shibata, che raggiungono livelli artistici degni di una mostra di arte visiva moderna, nella quale trova spazio anche la poesia classica e il cinema contemporaneo.

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