Masters of Horror: Cigarette Burns (2005) Il metacinema della follia di John Carpenter


- La narrativa è morta; Hollywood fa schifo, fare film...non è spettacolo. -


Già solo questa frase dice molto di questo piccolo gioiello uscito fuori dalla serie Masters of Horror, visto che ultimamente la stavo ripassando era impossibile non incappare in questo episodio che più rappresenta questa operazione messa su da Mick Garris. Oltretutto, nuovo anno, è anche l'ora di parlare di John Carpenter e quindi assieme a questo ripasso posso anche citarlo. Partendo dal nome del film; le bruciature di sigaretta, nel linguaggio tecnico cinematografico, sono quei tipici cerchietti che appaiono nell'angolo in alto a destra dello schermo. Il segnale al proiezionista che è arrivato il momento di sostituire la bobina durante la proiezione di un film. Senza dubbio John con questa pellicola confeziona il suo "Videodrome" formato anni 2000, in questo la sceneggiatura scritta a quattro mani da Rebecca Swan e Drew McWeeny facilità l'accostamento, per natura evolutiva dei suoi temi: infezione della carne (The Thing), corruzione della realtà (Prince of Darkness), trasformazione della psiche (In the mouth of Madness) e possessione del corpo (Ghosts of Mars) si giunge a questo film dove l'appassionato si trasforma in pellicola, letteralmente aggiungo visto che la scena di Udo Kier al proiettore è significativa in questo.
Il cinema anarchico del Maestro anche qua non lascia testimoni al suo passaggio con nessuna salvezza e una chiusura del sipario che non regala nulla di assoluto, se non all'interno del film stesso il ricongiungimento dell'angelo con le bobine del film maledetto in cui era stato torturato e legato per la vita: - noi siamo parte della pellicola, stretti al negativo come l'anima alla carne -. Come nel già citato "Il seme della follia", la dove un libro faceva impazzire tutta l'umanità qua invece è un film maledetto in cui: il proiezionista che pur non avendo visto il film perde l'uso della mano, il critico che impazzisce passando il resto della vita a scrivere la sua recensione infinita del film, il direttore della fotografia che diventa cieco, gli spettatori che si uccidono fra di loro e infine il regista morto suicida. Sutter Kane lo faceva con un libro, qui Hans Backovic lo fa con un film ne consegue che il cinema è magia; ma nelle mani giuste può essere un'arma. Carpenter questo lo sa benissimo e quindi mira con precisione il suo intento.
La trama vien da sé: Kirby Sweetman è un cinefilo appassionato, gestore di una sala cinematografica e pieno di debiti. Un giorno gli viene commissionata una ricerca di un film intitolato "La Fin Absolue du Monde", da un eccentrico e ricco collezionista (adoro questo tipo di incipit, in questo "8MM" di Schumacher gli è affine). La pellicola, proiettata una sola volta ad un film festival europeo (Sitges leggendario festival di settore omaggiato in questo modo dal regista) e poi sparita, alcuni la dicono distrutta, poiché la sua visione aveva causato tra gli spettatori un raptus improvviso di cannibalismo e follia omicida. Il film pare sia così penetrante con i suoi messaggi subliminali e che le sue emozioni siano così forti e palpabili da divenire vero agli occhi di chi lo guarda. Un vero e proprio Vaso di Pandora, che suscita la curiosità e la brama di possesso di ogni cinefilo.
"Cigarette Burns" è la potenza insita ed evocativa dei film di genere, quando il cinema esce dal grande schermo per annidarsi nella realtà della nostra esistenza, la follia che rosicchia lentamente gli orli della mente umana con denti d'acciaio (per citare Stephen King da "Il cornicione", in "A volte ritornano"). Parla anche dell'identificazione eccessiva del possesso e la passione "viscerale" delle immagini. Tutto sapientemente illustrato in un horror meta-cinematico che non tradisce la fama di John Carpenter, che si avvale anche di una colonna sonora seminale di suo figlio Cody. Quello che colpisce subito è il modo in cui Carpenter cura il girato: la regia citazionista e la fotografia oscura creano l'atmosfera giusta e apocalittica come nel suo periodo più qualitativo. Tutto il cast si rivela convincente, in grado di donare spessore ai personaggi che interpretano: il veterano Kier e il giovane Reedus in questo sono esemplari. Un omaggio intelligente ed ironico alla forza del cinema, perfettamente coerente con l'intera produzione di Carpenter. Sovversivo e irriverente nei confronti dell'horror patinato ed amorfo made in Hollywood, "Cigarette Burns" elogia e incoraggia quel sottobosco fertilissimo e ricco di idee delle produzioni indipendenti in cui è nato lo stesso genere Horror.


Commenti

  1. Il miglior episodio di tutta la serie, ovviamente lo ha diretto il migliore, oltre ad essere una delle sue regie più incisive, una di quelle che viene ricordata troppo poco. Cheers!

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    1. Si, anche se non ho visto tutta la seconda al tempo e reputai "Pro-life" sottotono...questo rimane una bomba e l'asticella qualitativa di tutta la serie.

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  2. Questo per me è IL capolavoro della serie. Il fratellino minore, ma non meno agghiacciante, di quel capolavoro totale carpenteriano che è Il seme della follia.

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    1. Di solito i fratelli minori sono quelli che fanno più casino ;)

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