Strano, non covenzionale per non dire atipico, queste parole non sono riservate alla pellicola in questione ma al fatto che in questo 2022 mi ritrovo di nuovo a parlarvi di una visione che è contemporanea (non i miei soliti viaggi nel tempo) e che parla di alieni venuti sulla terra. Dopo aver goduto della presa in visione di Get Out e Us (godibilissime pellicole ma con le dovute limitazioni), mi sembrava normale godermi al cinema il nuovo lavoro di Jordan Peele. Il buon Peele è riuscito nel prendersi, con le sue tematiche, le mie grazie di divoratore dei generi che ballano tra l'orrore e il fantascientifico e di conseguenza un'esperienza sul grande schermo del cinema mi è sembrata più che obbligatoria alla sua terza fatica. La genesi del film è iniziata con il contratto di 5 anni esclusivo firmato dal cineasta con la Universal Pictures ma anche del suo periodo di gestazione durante la pandemia globale (il <voglio uscire da questa casa> messo in bocca a uno dei protagonisti in questo è lampante). Peele, in varie interviste, ha detto di come quel nefasto arco temporale di paura del virus abbia messo in risalto un oscuro scrutare verso il futuro del cinema, per questo la sua scelta di messa in scena ha preso spunto da classici come King Kong, Jurassic Park, Il mago di Oz, Incontri del terzo tipo e ovviamente anche Signs.