Copycat (1995) Il killer che copiava i serial killer
Non so voi, ma quando si parla di anni '90 per me nasce il binomio thriller e serial killer in terra americana. Citare vari esempi non servirebbe a nulla, chi ha più di una decina di visioni temporali di questo periodo, può inciampare nella memoria di quanto questo genere abbia letteralmente spopolato nelle produzioni targate USA. "Copycat" in questo non si allontana molto dal sentiero che vi ho citato precedentemente. Sono consapevole che alcuni giudizi dipendano dai gusti personali, però quando un film è girato bene lo si vede; "Copycat" è una pellicola che coinvolge più che discretamente lo spettatore per la regia. Jon Amiel, che di sicuro qualcuno lo ricorderà per "The Core", in questo caso è riuscito a regalare qualche marcia in più al film; non è stato eccezionale ma ha saputo dare un buon ritmo al già visto. Nulla che si discosta da tanti altri film di questo genere e infatti sono forti i richiami anche al "Silenzio degli Innocenti", però a livello registico Jon Amiel fa un ottimo lavoro: la camera si muove sempre sinuosa e spesso con inquadrature oblique tra le stanze dell'abitazione della protagonista e la segue costantemente in "prima persona" come se fosse sempre l'assassino ad osservarla, in questo modo si ha una tensione costante e un chiaro stile che fa il verso al genere slasher.
Lo stesso epilogo ammiccante, con i discepoli del maniaco (un Harry Connick Jr. d'annata) già pronti alla (reiter)azione, è più effettistico che inquietante. Questo non toglie che la pellicola, efficace e coinvolgente, contenga più di un elemento per farne un prodotto al di sopra della media di genere: dalla confezione impeccabile (da ricordare la figuratività dell'impiccagione di Helen Hudson, con il gioco di colori fra il suo vestito rosso e il bagno imbiancato), a sequenze insolite come quella in cui Helen, vittima dell'agorafobia, fatica a raccogliere il giornale o quella in cui abborda il poliziotto perché vogliosa di sesso dopo tredici mesi di clausura. Prezioso il disegno psicologico delle due protagoniste, sottilmente e velenosamente divise fra competizione e ammirazione, impeccabili le loro interpretazioni di una tipa furba e volitiva e una cupa e timorosa.
Quando si dice di non esser un tipo originale, copi pure gli omicidi :D
RispondiEliminaA parte gli sherzi, buon film, e con due fantastiche attrici ;)
Certamente, è un godibilissimo esempio di thriller anni 90 con serial killer che fanno da moto narrativo.
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