The Last Temptation of Christ (1988) Il Gesù Cristo apocrifo di Martin Scorsese & Nikos Kazantzakis



Visto il periodo e la lunga assenza di recensioni (ho ancora indietro quelle dell'estate 2021), mi sembrava giusto tornare con un film a tema. Ripasso negli anni 80 (periodo particolarissimi anche nei suoi ultimi anni), riprendo Scorsese che ho sempre messo da parte per le grandi occasioni e che in questo caso mette in scena un film diverso dalla sua classica filmografia, diverso nel senso proprio di trama ma non di contenuto, in un modo o nell'altro, la religione è sempre stata presente nelle sue pellicole, vista anche la sua educazione/formazione che da buon italo-americano cresciuto in una famiglia cattolica non si è fatta mancare nel suo tradizionalismo che tutti bene o male abbiamo vissuto qua in Italia. Questo lungometraggio è basato su un libro, un romanzo storico, scritto da Nikos Kazantzakis, pubblicato nel 1951 (postumo). Come ben avrete capito tratta della vita di Gesù Cristo, ma dalla sua prospettiva. Il romanzo fu oggetto di una grande quantità di polemiche a causa della materia (che anche al film non sono mancate ovviamente alla sua uscita). Il punto focale del libro è che Gesù, pur privo di peccato, era comunque oggetto di ogni forma di tentazione tra cui: paura, dubbio, depressione e lussuria. Kazantzakis scrisse nella prefazione del romanzo che, affrontando e vincendo tutte le debolezze dell'uomo, Gesù ha lottato per diventare Dio senza mai cedere alle tentazioni della carne.


Scorsese ha sempre voluto realizzare una versione cinematografica della vita di Gesù fin dall'infanzia. Mentre dirigeva Barbara Hershey nel film Boxcar Bertha del 1972, gli diede una copia del romanzo di Kazantzakis. Scorsese scelse il romanzo alla fine degli anni '70 e lo diede a Paul Schrader per adattarlo. L'ultima tentazione di Cristo doveva essere originariamente successivo a Re per una notte; la produzione doveva iniziare nel 1983 per la Paramount, con un budget di circa 14 milioni di dollari e girata in Israele. Il cast originale includeva Aidan Quinn nei panni di Gesù, Sting nei panni di Ponzio Pilato, Ray Davies nei panni di Giuda Iscariota e Vanity nei panni di Maria Maddalena. Il management della Paramount e della sua allora società madre, Gulf+Western, si sentiva a disagio a causa del budget in aumento senza contare le lettere di protesta ricevute dai gruppi religiosi. Il progetto fu annullato nel dicembre 1983, Scorsese allora si passò alal produzione di After Hours. Nel 1986, gli Universal Studios si interessarono al progetto. Scorsese si offrì di girare il film in 58 giorni per 7 milioni di dollari, e la Universal alla fine diede il via libera alla produzione, anche perchè Scorsese accettò di dirigere un film più mainstream per lo studio in futuro (Cape Fear). Il critico e sceneggiatore Jay Cocks lavorò con Scorsese per rivedere la sceneggiatura di Schrader. Aidan Quinn rinunciò al ruolo di Gesù e Scorsese scelse Willem Dafoe nella parte. Il ruolo di Pilato fu preso da David Bowie. Le riprese principali siniziarono nell'ottobre 1987. Le riprese negli esterni in Marocco ( prima volta per Scorsese) furono difficili aggravate dalla tabella di marcia frettolosa per rientare negli accordi con la Universal. "Abbiamo lavorato in stato di emergenza", disse Scorsese. Le scene dovetterò essere improvvisate ed elaborate sul set con poca prepoarazione, portando Scorsese a sviluppare un'estetica minimalista per il film.


Il Gesù di Scorsese è molto interessante. Non ho letto il libro di Kazantzakis, quindi mi limito a quanto visto nel film. La regia di Martin è superba, il gusto affabulatorio non si ferma mai e lo spirito fortemente cattolico di questo regista lo porta a confrontarsi con quella che a tutti gli effetti può essere definita una delle più grandi storie mai raccontate, quella da cui trae origine la religione con il maggior numero di fedeli. Non cade mai in una speculazione da voyeur, nè nelle ansie da fanatico religioso o da laico spiritualista (termini molto in voga nella Hollywood moderna), ma porta in scena il quadro tormentato di un Dio che è uomo e un uomo che è Dio al tempo stesso. Solo uno scrittore come Saramago è riuscito di compiere un simile passo. L'abilità di Scorsese in riprese quali quella della tentazione nel deserto è supportata poi dalla bravura di un interprete pazzesco quale Willem Dafoe, il "bravo ragazzo del Queens", che porta sulle sue spalle un ruolo pesantissimo, che perfino De Niro si rifiutò di interpretare (anche perchè era al lavoro con Sergio Leone). Viene messo in scena un uomo con tutte le sue debolezze, dubbi, incertezze, paure, in perenne conflitto tra materialità e spiritualità, richiamo della carne nelle spoglie di una vita normale (guidato da Satana) contrapposto con il richiamo spirituale a seguire il disegno divino voluto da Dio. Non è un Gesù divino quello disegnato da Scorsese e scritto da Nikos Kazantzakis , ma è un Gesù umano, forse il Gesù che potrebbe vivere dentro di noi, uomini moderni: semplici, fragili, consumisti, peccatori, materialisti, egoisti, senza spirito di sacrificio, in preda a crisi esistenziali, sensi di colpa, desiderio di spiritualità per espiare le nostre colpe. Il tutto con un commento musicale di Peter Gabriel che dà all'insieme un che di lugubre e di angoscioso.


Un film almente lontano dall'idea del peplum classico, da creare difficoltà nel definirlo tale. Sarebbe sicuramente un'ovvietà dire che non è un kolossal, dato il rifiuto categorico ad una idealità pop nell'ambientazione storica, rifiuto che sacrifica la monumentalità hollywoodiana in onore di un realismo critico. Pur considerando l'originalità nel rendere crude l'estetica e la narrazione di un racconto di questo tipo, la vera libertà d'autore del film è segnata dal mettere mano in maniera non fedele la figura più "pop" e "folk" del mondo, quella religiosa e divina del Cristo, per le proprie esigenze narrative: lo fa con orgoglio Martin Scorsese, regista ed autore che ha sempre circoscritto i propri film attorno alla visione di figure destinate in qualche modo alla sofferenza terrena come Gesù, tra rimandi biblici più o meno palesi. Il film, oltre la grandiosità del personaggio principale, scorre via veloce malgrado le quasi tre ore di durata. La storia ripercorre gli eventi principali narrati nei Vangeli, tuttavia le modifiche sono molte, in primis nell'ultima e straordinaria parte, quella accusata di blasfemia e irriverenza. L'ultima parte, è quella più criptica e complessa da decifrare, il cuore del film secondo me, che forse a diversi spettatori potrà risultare la più deludente. L'ipotetica seconda vita di Gesù scorre in modo (forse) troppo frettoloso e con sbalzi temporali troppo improvvisi (nonostante sia fatto da una fiera collaboratrice di Martin, Thelma Schoonmaker), il tutto senza particolari approfondimenti e in questo caso lasciando anche troppo spazio all'interpretazione dello spettatore. Concludendo L'ultima tentazione di Cristo, oltre le polemiche, resta un prodotto cinematograficamente di primo livello, curato tecnicamente (la fotografia di Michael Ballhaus), scenograficamente e dalla colonna sonora coinvolgente e suggestiva. Inoltre non mancano sequenze straordinarie per pathos e potenza visiva: la scena delle tentazioni nel deserto o quelle dei dialoghi con Maria Maddalena. Dunque un'opera maestosa, ingiustamente bistrattata a causa dei presunti contenuti blasfemi ma sottovalutata anche dai fan del regista forse a causa delle tematiche fortemente religiose. Ultima parola per il fantastico cast: Defoe in stato di grazia, Keitel come sempre sul pezzo oltretutto in un ruolo come quello di Giuda, una fantastica Barbara Hershey nei panni di Maria Maddalena, un smepre sorprendente David bowie nei panni di Ponzio Pilato e l'immancabile Harry Dean Stanton.




Commenti

  1. Ammetto di non ricordare abbastanza, certamente un film atipico ma solo in parte per Scorsese, che comunque non ha sbagliato quasi mai un colpo!

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    1. Weee Buona Pasqua Rock Saba! Questa è stata una pellicola voluta con tutta la forza da Martin, anche scendendo a compromessi produttivi.

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