Escape Room (2019) Ricominciamo a giocare



Parlo poco di film recenti, non perché essi non siano meritevoli di una citazione, sia chiaro, ma perchè tendo a guardare vecchi film con gli occhi della posterità odierna. Quindi oggi parleremo di quei piccoli casi, di piccoli film, che riescono ad avere un successo superiore alle attese sia per il budget che per le valutazioni della critica (quelli dei giornali e compagnia criticona). Escape Room parte dall'idea molto semplice di convertire in genere thriller un gioco che sta andando molto di moda, a cui io non ho ancora preso parte per la cronaca. Questo film ricalca quella metodologia che ripercorre i sentieri di Saw o anche di Cube, però senza percorrere i temi dello splatter o della fantascienza: quindi, tirando i dadi, il fine è quello di mostrare tensione attraverso il gioco e non particolarmente al sacrificio o alla spettacolarizzazione delle trappole di cui esso è permeato. Il film è prodotto dalla Columbia Pictures assieme alla Original e vede tra i produttori esecutivi Neal H. Moritz (papà soldi della saga di macchine di Vin Diesel), la distribuzione è stata affidata alla Sony che ha fatto pure uscire un cd con la colonna osnora prodotta da Brian Tyler e John Carey. Il cast è formato da volti quasi sconosciusti tra cui spicca sicuramente Deborah Ann Woll della serie Daredevil.



La trama è la seguente: A Chicago, Illinois, la studentessa di fisica Zoey, il magazziniere Ben, il daytrader Jason, la veterana di guerra Amanda, il camionista Mike e l'appassionato di escape room Danny ricevono inviti al Minos Escape Room Facility con la possibilità di vincere $ 10.000. Si riuniscono nella sala d'aspetto della struttura e vengono rinchiusi all'interno: il gioco è già iniziato. Il film come ho detto precedentemente segue le linee guida imposte da quei due franchise, però rinfrescando l'algoritmo vista la moda del suddetto gioco. Le figure che si possono definrie maligne sanno essere interessanti: Yorick van Wageningen (che tutti noi ricordiamo per la scena di stupro ai danni di Rooney Mara nel remake di Millenium ad opera di Fincher) in qualità del Game master offre una prova più che dignitosa, che ricorda molto il cinico Macina in 8mm di Joel Schumacher e la figura misteriosissima del Dr. WooTan Yu (anagramma di No Way Out, nessuna via di fuga in italiano) completano nel loro essere la mente dietro alla efferata società che fa questi giochi mortali. Il resto del cast impersona molto bene gli stereotipi: il soldato con sindrome pst-traumatica, la secchiona universitaria, il perdente fallito, il rozzo bifolco, l'uomo d'affari senza scrupoli e  il "nerd tipo".




Negli ultimi anni il fenomeno delle Escape Room è esploso in tutto il mondo, era dunque giusto che il cinema cogliesse l'istante e trasformasse tutto in un film da 99 minuti. Su grande schermo però c'è poco da scherzare: il premio finale è in denaro ma per raggiungerlo bisogna essere costretti a rischiare anche la propria vita. Un'opera che fa soffrire chi si identifica nei personaggi ma che dona macabre soddisfazioni a chi invece ama guardare e torturare il prossimo. Una struttura a spirale che funziona molto bene nella parte centrale, subito dopo il prologo, ma che si perde leggermente nella seconda, inserendo elementi poco credibili e spostando il baricentro dell'azione. Affrontata con consapevolezza, la pellicola è anche in grado di divertire e di instillare la giusta tensione, purtroppo però non chiude tutti i cerchi aperti: bisognerà aspettare un secondo capitolo, già in lavorazione. Sempre che siate interessati davvero a conoscere le risposte alle domande. Escape Room quindi non è un horror, è uno slasher senza sangue, un thriller con un buon ritmo (ed una sempre presente regia solida), attori sconosciuti ma discreti è un twist finale un tantino forzato. La motivazione è riconducibile ai soliti miliardari annoiati che hanno bisogno di un hobby divertente e cattivo (Hostel). Qualcuno è uscito dalla stanza e vuol cercare l'organizzatore del gioco per fargli i complimenti. Qualcun altro si sta già organizzando (Cabin in the Woods, ma quello era un game changer del genere) per accogliere festosamente chi ha superato la propria paura di volare. Lì dove nel finale di Saw il caro John Kramer gridava <Gioco finito!> qui il mefistofelito Dr. WooTan Yu esclama <Ricominciamo a giocare.>

Commenti

  1. Modesto, molto, ma mi ero parecchio divertito guardandolo con mio fratello. :)

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    1. Ovvio, come ho scritto, nel panorama del genere che si propone di essere non è nulla di nuovo. Però la modestia talvolta è un bel aspetto viste le pretese. ;)

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  2. Sembra comunque divertente.
    Infatti, mi sembrava strano che non avessero fatto un film su questo fenomeno ludico, e il thriller-horror si presta alla cosa.
    Ok, peccato per la risoluzione e qualche forzatura, ma di certo non ci si attendeva un capolavoro^^

    Moz-

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    1. Un film che ricalca la moda del momento, ma sui binari di un genere che ha dato comunque tanto. Gioco bene le poche carte che ha, cosa da non sottovalutare!

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  3. A me è piaciuto, andando controcorrente alla critica nella valutazione, film medio sì, ma di questi tempi è già tanto ;)

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    1. E' un buon film, che rivedrei anche più di unaq volta. Scorre molto liscio!

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