Backdraft (1991) La sfida del fuoco di Ron Howard

Correva l'anno 1991 (mio anno di nascita) ed il regista Ron Howard usciva nelle sale cinematografiche con il suo ottavo lungometraggio che gli valse il primo successo mondiale (il film incassò 152 milioni di dollari solo in USA) e che si prese pure tre nomination agli Oscar per Miglior sonoro, Miglior montaggio sonoro e Migliori effetti speciali. Il film fu prodotto dalla Imagine Films Entertainment, con il supporto della Trilogy Entertainment Group, con un budget di 75 milioni nel cast tecnico oltre alla già citata regia di Ron Howard possiamo trovare: Gregory Widen (Highlander, The Prophecy) autore del soggetto e della sceneggiatura, Hans Zimmer alle composizoni, Mike Hill e Daniel P. Hanley al montaggio, Mikael Salomon alla fotografia inoltre parte degli effetti speciali del film furono creati dalla Industrial Light & Magic. Il cast recitativo invece vanta: Kurt Russell, William Baldwin, Scott Glenn, Jennifer Jason Leigh, Rebecca De Mornay, Donald Sutherland e Robert De Niro. Particolare menzione va fatta per quanto riguarda il realismo della messa scena, diversi pompieri affermarono che per quanto le scene si avvicinassero alla realtà non lo erano mai completamente visto che la maggior parte degli incendi di strutture reali differiscono da ciò che viene mostrato nel film, avendo condizioni di fumo che oscurano quasi completamente la visione all'interno dell'edificio e per la mancanza d'utilizzo di equipaggiamento idoneo per certe situazioni che vengono mostrate. Inoltre, i professionisti delle indagini antincendio hanno respinto i metodi investigativi mostrati nel film come non scientifici, in particolare la rappresentazione del fuoco come entità vivente.
Backdraft ("Fiammata di ritorno" letteralmente) conosciuto qui da noi in Italia con il titolo di Fuoco assassino gode in primis di un'ottima regia che non perde mai colpi quando si entre nel vivo dell'azione ma che a volte ristagna nel didascalico quando si tratta di trattare i personaggi, questo colpa anche di una sceneggiatura abbastanza dispersiva e poco chiara in determinati passaggi. A farne da padrone è il fuoco che nella storia assume i connotati di un personaggio vivente, difatti il monologo dato al Donald Rimgale di De Niro supporta tale presenza scenica, che contrasta la vita dei personaggi sin da bambini in particolare quelli di William Baldwin (che poi più avanti avrà ben altro fuoco da contenere e parlo di Sharon Stone in Sliver) e Kurt Russel (che ha un doppio ruolo, ma molte veloce da padre/fratello) che rispecchiano i topos del fratello maggiore duro dal cuore buono e fratello minore traumatizzato che deve scegliere la sua strada. Questa "sfida del fuoco" (non scordiamoci che il regista è solito cimentarsi in questo tipo di genere guardando attentamente la sua filmografia) di Ron Howard funziona perché quando deve sa mischiare ottimamente l'impronta action con quella thriller ottendendo un risultato godibile dove in 2 e passa di girato trova anche tempo per dei toni ironici ed anche per un po' di romanticismo. Vi è anche da dire che il percorso di formazione del protagonista può dirsi completo e che nonostante la deriva un po' troppo americana di certe scene i colpi di scena non risultano fini a se stessi ma funzionali alla trama.
Da citare nuovamente poi la bravura nel riproporre gli incendi da parte di Howard che dona, come da buon regista che è, un tocco personale senza mai perdersi nello stile documentaristico oltretutto sempre supportato ottimamente dalla fotografia e dalla colonna sonora. Il cast è variegato ed ottimale: William Baldwin che nonstante la sua pocaggine carimastica (da noi si salva perché doppiato da Chevalier) regge il confronto offrendoci un personaggio credibile, senza scordarsi delle belle Jennifer Jason Leigh e Rebecca De Mornay che offrono dei personaggi contenuti ma molto interessanti però a farla da padroni sono: un Kurt Russell d'annata ed un De Niro eccezionale che nonostante il poco minutaggio si ritaglia un ruolo da caratterista niente male. Menzione pure per le belle prove di Scott Glenn e dell'attore J. T. Walsh ma tra il cast di contorno il ruolo più interessante viene affidato ad un Donald Sutherland in una veste da pazzo o per meglio dire un piromane che nella storia narrata diventa una specie di Hannibal Lecter degli incendi dolosi. In conclusione quindi Seppur non esente da qualche passaggio di maniera e da qualche filosofismo spicciolo (l'esaltazione del rapporto uomo - fuoco, seppur funzionale al racconto, ha poco senso ) questo Fuoco Assassino è uno spettacolare action che ha tutti gli elementi per avvincere: ritmo spedito, regia dinamica, qualche colpo di scena, una buona caratterizzazione dei protagonisti e dei personaggi secondari.

Commenti

  1. Io invece, che sono molto più vecchio di te :) lo vidi al cinema e ne rimasi affascinato per la sua spettacolarità e le scene ad effetto, tutte molto realistiche. Del resto Ron Howard è uno che non ha mai sbagliato in film...

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    1. Averlo visto al cinema è sicuramente una gran cosa, visto il lavoro svolto da Howard per renderlo bello e con un gran intrattenimento. Mi è piaciuto molto!

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  2. Filmone anche se temo di fare confusione con un altro film sui pompieri, quello con De Sica, Banfi, Placido, ecc. ovviamente sto scherzando!
    Non capisco perché nella mia memoria, il padre che muore all'inizio è Kurt Russel... ha fatto un qualche remake in cui fa il padre?
    Non sapevo proprio delle critiche da parte dei veri vigili del fuoco.
    A me i fratelli Baldwin non dispiacciono, forse giusto Stephen non mi è mai piaciuto per la faccia strana.

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    1. I Baldwin sono strani ma piacciono, rendono credibili i loro ruoli. Stranamente Stephen mi piace nei Soliti Sospetti. Russell fa il padre in questa pellicola ad inizio film ti ricordi bene.

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  3. Del mitico Ron questo mi manca, o forse l'avrò visto ma ero piccolo ;)

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