I Love You to Death (1990) Cronaca di un rocambolesco uxoricidio, la commedia nera di Lawrence Kasdan

 


Torniamo negli anni 90, questa volta spaccati, per me è sempre un dolce ritorno anche perché quest’oggi vorrei parlarvi di un altro genere, a me molto caro, cioè la commedia nera che proprio in quei precisi anni, complici anche i Coen, ha avuto uno dei suoi periodi più floridi in quanto produzioni e scelte di scrittura molto originali. Il regista di questa pellicola non è altri che Lawrence Kasdan, molti conosco questo nome anche perché è da sempre uno degli sceneggiatori più ricorrenti nella Hollywood che fa i soldi, ma l’accostamento di questo regista non deve per forza essere sinonimo solo di Guerre Stellari e Indiana Jones. Una mente molto versatile nella settima arte che si è mosso attraverso vari generi senza mai incespicare alcun passaggio. Nonostante la grande fama di sceneggiatore questo film però non è stato scritto da lui, l’autore del soggetto è John Costmayer (che fu assoldato dal produttore Ron Moler) che ha liberamente basato la sceneggiatura sulla storia vera di Frances Toto e dei suoi quattro tentativi falliti di uccidere il marito traditore, Anthony Toto, ad Allentown, in Pennsylvania, nel 1984. Anthony ha trascorso quattro giorni a letto dopo essere stato drogato e ucciso da Frances e dai suoi amici; che è poi stata condannata a quattro anni in prigione dopo essersi dichiarata colpevole di tentato omicidio.Con una premessa del genere quindi l’archiviazione di costruire una commedia nera ci sono tutte, visto che il cinema ricalca sempre la vita e la vita di conseguenza ricalca sempre il cinema.
Il film è un ambientato in un contesto molto reale visto il soggetto di partenza, addirittura prima dell'inizio delle riprese, gli attori e le attrici interpretarono i loro personaggi al ristorante (creato appositamente dal producer designer Lily Klivert) per i membri dello staff e della troupe, che fungevano da clienti. Inoltre la costumista Aggie Guerard Rodgers si assicurò che tutto il cast fosse vestito nel modo più realistico possibile. Il direttore della fotografia Owen Roizman (qui alla prima di molte collaborazioni con il regista) e Lawrence Kasdan non avevano intenzione di far sembrare questo film puna classica commedia degli equivoci. Roizman affermò di aver cercato di mantenerlo più dark ove possibile, perché la storia, sebbene fosse una commedia, era oscura, e Kasdan dal canto suo voleva una ricchezza estetica sobria e realistica. Altra parte importantissima è il cast composta da: Kevin Kline, Tracey Ullman (qui nel suo primo importante ruolo), River Phoenix, William Hurt, Keanu Reeves, al quale poi possiamo aggiungere la presenza di Phoebe Cates (voluta dal marito Kline) e una delle prime piccole parte della biondissima Heather Graham.
Principalmente, come ho già detto, questa è una commedia nera dove vengono mischiati sentimenti come il matrimonio, il tradimento e l'affetto tra i due coniugi. Inizia in sordina con un approccio molto tranquillo, così da poter descrivere i vari personaggi, passata questa parte si entra nella vera e propria azione, la quale parte con l'assoldamento dei due fantomatici e quanto mai poco credibili killer proseguendo così, dopo vari funambolismi grotteschi, si arriva ad una conclusione che però, al contrario della realtà, fa sorgere quasi ironicamente l’amore del marito verso la moglie. Come noterete la vera forza della pellicola è nel cast di caratteristi: partendo dal biondo ed elegante Kevin Kline, trasformato in pizzaiolo italiano moro e buzzurro, per di più marito infedele e insopportabile. La suocera del fedifrago è Joan Plowright (che sarà vedova di Sir Laurence Olivier alla fine delle riprese), per l'occasione caratterista dallo spiccato accento russo. Il garzone di bottega, segretamente invaghito della malmaritata padrona, è il più splendido, ambiguo, insostituibile mito dei primi anni 90, il 'bruciato verde' per eccellenza del suo tempo: River Phoenix ed infine i due sfigatissimi killer, drogati e incapaci, chi sono? William Hurt e Keanu Reeves totalmente calati nei loro personaggi da sembrare reali. Tirando le somme, rimane il rammarico che con un ritmo un pelo più sostenuto e qualche guizzo in più alla regia starei qui a parlarvi di un piccolo gioiello (da rivaleggiare con i Coen) ma anche così va benissimo, perché una commedia nera non deve per forza essere un capolavoro senza difetti per sua natura stessa di genere.

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