Predator: Killer of Killers (2025) Lo scudo, la spada e il proiettile dello Yautja




Dan Trachtenberg continua la sua personale visione cinematografica di Predator, questa volta in un film parzialmente antologico (i tre volti dello Yautja, Bava permettendo) in cui diverse epoche (vichinga/norrena), Edo giapponese e Seconda Guerra mondiale) collidono in un finale abbastanza spaccone alla Hollywood (con una reminiscenza di Lucas) ma di sicuro non senza lasciare un segno.



La cultura della razza aliena in questione viene ampliata (addirittura viene citato un monito) così come le diverse nature dei Predator messe in scena, in questo il film animato (dalla the Third Floor) riesce benissimo nel creare belle storie nelle tre differenti versioni che Trachtenberg e Micho Robert Rutare ci propongono (nonostante quel retrogusto Disneyano che si fa sentire talvolta). Peccato solo per un finale molto rocambolesco che limita le premesse ma per il resto tra violenza e lotta (in tantissime quantità) alla sopravvivenza si fa onore al personaggio creato dal duo Jim & John Thomas, in particolare nel secondo episodio ad ambientazione giapponese feudale. Questo è un grande anno per i fan di Predator, due film in una volta sola. Occhiolino alla Amber Midthunder in versione animata alla fine per il resto si aspetta Badlands. Mi sorge spontaneo comunque chiedermi cosa avrebbe potuto fare un regista come Genndy Tartakovsky con tale soggetto in mano e un'animazione classica.



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