Triangle of Sadness (2022) Fin che la barca va (lasciala affondare)


La fiera delle vanità ma portata fino all'eccesso (e oltre). Bella l'idea del regista Ruben di mettere alla berlina la contemporanea classe benestante attraverso l'archetipo narrativo del viaggio in nave finito male (in Italia abbiamo avuto Selvaggi di Carlo Vanzina), notevole anche il ribaltamento della situazione in cui la classe operaia diventa la leader (e detta legge tra cibo e sesso) rispetto a quella ricca in una situazione estrema come può essere un naufragio su un'isola (apparentemente deserta).



Il regista è un abile ingegnere dell'assurdità visiva e sociologica, e direi che c'è un tratto intermedio in cui riesce effettivamente a raggiungere il mix volgare e misantropo di Buñuel, Haneke e Roy Andersson che insegue da qualche anno, ma è incastrato tra un discorso dolorosamente lungo, arido e insipido riguardo alla gerarchia di bellezza/genere/classe. Non male le prove di Harris Dickinson, della purtroppo scomparsa prematuramente Charlbi Dean, Dolly de Leon, Zlatko Burić e di un Woody Harrelson che gigioneggia alla grande nelle vesti del capitano "Schettino socialista". Forse la trama pretende troppo in quanto durata effettiva per i miei gusti, ma le dinamiche grottesche tra i personaggi sono ben studiate (forse qualche sboccata in meno avrebbe fatto comodo).




Commenti

  1. Mi aspettavo qualcosina di più, ma il film è lo specchio perfetto della nostra società anestetizzata e prolissa, quindi gli perdono anche le lungaggini.

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