Against the Wall (1994) Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni


Penso che il vero talento dei registi con innato talento si veda (anche) in produzioni del genere, 30 giorni di riprese fissate e quasi 6 milioni di dollari per girare il film (HBO come sempre), in questa mia scoperta del cinema di John Frankenheimer immagino che questo film televisivo del suo cinema sia una tappa obbligata, che gli valse un premio Emmy in maniera indiscutibile. L'abilità della regia nel mettere un film di denuncia sociale, lo stato delle carceri negli Stati Uniti, incanalarlo attraverso il genere prison movie e farlo risaltare così omogeneamente è roba per pochi. Parte della tarda carriera di Frankenheimer pare sia adornata di ottimi film per la TV sulla storia americana. Questa è una rappresentazione assolutamente spietata e brutale della ribellione nella prigione di Attica. In questo la mia citazione al mitico Dostoevskij è più che consona al tema e film trattato oggi, oltretutto le immagini d'archivio che fanno da incipit alla pellicola riassumono in modo molto diretto lo stato politico americano di quegli anni.


Sapevo poco o nulla delle rivolte della prigione di Attica (tolta la mitica citazione di Al Pacino in "Dog Day Afternoon" di Lumet, ovviamente), ma quello di cui posso parlare è il punto di vista dello stato carcerario americano e di come la visione più liberale di John Frankenheimer sia stata un precursore dell'odierna riforma carceraria di estrema sinistra americana. Senza entrare nel dettaglio di dove si trova il crimine adesso e dov'era nella seconda metà del XX secolo, Frankenheimer racconta una storia avvincente che si concentra su uno stile di vita con numerosi dettagli di vita dei galeotti e secondini. La genialità di "Against The Wall" però deriva dalla performance di Kyle Mac che incarna una guardia carceraria intrappolata tra il sistema e il senso comune. Questo arco narrativo del personaggio è impostato in modo ovvio poiché possiamo dire che l'uomo venuto da un ambiente al di fuori della prigione ne rimane totalmente alienato, ma quello che non ci si aspetta è il furioso momento di "buon senso" di rigetto, ammettendo la colpa del sistema e mantenendo il criminale al posto che gli spetta. Nella sua storia vi è ancue una sfaccettatura profondamente personale: portare il nome che suo padre si era fatto quando lavorava in prigione una volta e fare sacrifici per un figlio in arrivo. C'è una sfumatura davvero microscopica studiata qui sull'eredità dell'essere un uomo, e penso che si ricolleghi al quadro politico più ampio. Naturalmente, c'è anche l'idea che la famiglia sia la versione più raffinata e di base del corpo politico che lega molto di più tematicamente.


Vale anche un approfondimento per il cast: il 1994 non è stato solo l'anno di Pulp Fiction per Samuel L. Jackson visto che questo film valse anche a lui una nomination ai Golden Globes per l'interpretazione di Jamal X. e anche questo punto è indiscutibile, si aggiungono giganti come Harry Dean Stanton e giovani talenti come Kyle MacLachlan (che ebbe modo di star accanto al protagonista reale dei fatti, che ormai si era ritirato a vita privata) e il gioco è fatto, senza nulla togliere alle prove di Clarence Williams III, Frederic Forrest, Tom Bower e l'immancabile Danny Trejo. La rivolta dei prigionieri di Attica del 1971 viene mostrata in modo reale e crudo nella sceneggiatura dal suo ideatore Ron Hutchinson, davvero da vedere per comprenderne quello che significò tra motivazioni e conclusioni.

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