Strangers on a Train (1951) Delitto per delitto, di Alfred Hitchcock


Vista la notizia del rifacimento che vedrà la rivisitazione da parte di David Fincher per Netflix (prima o poi doveva accadere) di questo classico, mi sembrava giusto parlare ancora una volta del Maestro della suspense su Once, ironicamente la prima volta che ho sentito menzionare questo film fu in quella gemma di commedia americana che porta il titolo di "Horrible Bosses" del 2011. Le vite di due perfetti sconosciuti sono come delle rotaie che prima o poi finiscono per incrociarsi, alternarsi e confondersi nella casualità della vita. Su un treno diretto a New York, Guy Haines, famoso campione di tennis, conosce Bruno Anthony, uno strambo affabulatore, che gli propone una inquietante proposta: lui ucciderà la moglie del tennista, se Guy ucciderà il padre di Bruno. Una ricerca del delitto perfetto, dove entrambe le morti appariranno prive di un movente e quindi insolubili.

Una diabolica simmetria e il virtuosismo tecnico fanno di questo folle viaggio verso il crimine perfetto, la quintessenza dei thriller di Hitchcock, in cui sono presenti motivi ricorrenti della sua filmografia: la deviata fascinazione per il delitto, il concorso di colpe, l'omosessualità repressa.


La suspense è una cosa strana e Sir Hitchcock sembra riuscire a trovarla con la massima facilità nei suoi film. Aiutato da una sceneggiatura superba, Hitchcock porta la fantastica premessa (senza contare il sottotesto gay che ammanta i suoi protagonisti) a un altro livello instillandola con il suo stile unico e l'uso sorprendente di angoli e prospettiva. È sempre stupefacente notare quanto fosse in anticipo sui tempi con questo film in quasi tutti gli aspetti della regia. I film di Hitchcock ci hanno regalato alcuni cattivi davvero memorabili, ma in qualche modo il Bruno di Robert Walker viene trascurato. È più sociopatico che psicopatico (cosa che poi verrà poi approfondita dal regista, anni dopo, in Psycho), ma ogni scena in cui si trova è immersa in un disagio snervante poiché Bruno è imprevedibile e molto pericoloso. Il pubblico di questi tempi probabilmente avrà difficoltà con la narrazione lenta e determinata, ma adoro la pazienza con cui permette a tutti gli eventi di svolgersi.



Rimane senza dubbio un super classico di Hitchcock (su sceneggiatura di Raymond Chandler, da un romanzo della Highsmith), maestro di genere e intenzioni cinematografiche e per di più di tecnica di regia e montaggio. Delitto, casualità e suspense come sempre, ma sotto un'altra lente d'ingrandimento dietro le dinamiche con cui avvengono. Non è difficile vedere l'ispirazione che ha dato su lavori molto più contemporanei dei suoi colleghi registi, primo fra tutti "Match Point" di Woody Allen. La partita a tennis è una signora lezione di cosa sia il montaggio nella settima arte, Hitchcock dilata a suo piacere il tempo cinematografico concatenando alternativamente due sequenze per ottenerne la massima efficacia del climax.

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