Scarecrow (1973) Una vita da straccioni, il road movie di Jerry Schatzberg



Con una sequenza iniziale da manuale in cui due autostoppisti, nel mezzo della solitaria campagna rurale americana, fanno a gara a scroccare per primo un passaggio, il grande regista Schatzberg dà il via ad uno dei road movie (gli anni 70 in questo furono maestri, prima del rinascimento del genere negli anni 90) più interessanti e commoventi della decade cinematografica in cui è stato prodotto, nonché ad una delle amicizie più forti, sincere e toccanti mai portate sullo schermo. Tra i migliori film nati dalla New Hollywood (epoca in cui cineasti geniali e creativi come Cimino, Coppola, o Friedkin, dimostravano di avere idee e coraggio, e proprio per questo, si sono sempre ritrovati con la porta sbattuta in faccia dai produttori). La sceneggiatura di Garry Michael White poi, ha l'abilità di portarsi sempre più in profondità in ogni singolo aspetto dei suoi personaggi non tralasciando nulla al caso quasi facendo rivivere la natura Factotum del vivere alla giornata dei libri di Bukowski, per niente la pellicola fu vincitrice del Grand Prix per il miglior film al 26º Festival di Cannes.


Uno struggente, scanzonato e disperato viaggio alla ricerca del sogno nel cassetto, e una messa in scena di amore, illusioni, solitudine e false speranze, svolto con semplicemente meravigliosa maestria (la sopraffina fotografia di Zsigmond è da incorniciare), abilmente narrato con tremende verità, sottile umorismo e dolce malinconia, e recitato magistralmente da Hackman e Pacino, attori intoccabili e monumentali, che con la loro bravura danno vita a due outsiders reali, completamente diversi tra loro, ma entrambi accomunati dal bisogno di amore e di avere qualcuno su cui poter contare: il primo, alto presuntuoso e rissaiolo, sogna di aprire un'auto lavaggio; il secondo, basso goffo e timido, vuole tornare a casa da moglie e (forse) figlio che aveva abbandonato qualche anno prima. Jerry Schatzberg ci mostra l'America da bordo campo, vista attraverso gli occhi di due emarginati della società. Sono posizionati sullo sfondo del vasto paesaggio americano, o stipati sotto i numerosi bar a basso costo che caratterizzano le città che visitano.


Hackman, da grande caratterista qual è sempre stato, spaventa ogni volta che perde la calma; Pacino invece, equilibria il primo con una peculiare tenerezza che rincuora. Per esempio, la scena nel bar in cui Pacino cerca, per l'ennesima volta, di far calmare Hackman, e questo, preso dall'ira, lo respinge via scagliandolo su un tavolo ben riassume la natura del film, la reazione e l'espressione di Al non hanno prezzo, così come il fulmineo pentimento da parte di Hackman che, per far di nuovo colpo su di lui, si rende ridicolo davanti a tutti in un'epocale e divertente scena di striptease. Un'opera semplicemente stupenda, un piccolo capolavoro semisconosciuto da rivalutare nella maniera più assoluta quando si parla di Al Pacino e Gene Hackman, perché per il primo è stato un punto cruciale della carriera anche prima d'incrociare Coppola. Poetico e sofferto, triste e divertente.

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