The Pale Blue Eye (2022) Il cuore rivelatore di Scott Cooper

 


Attendevo da molto tempo un soggetto del genere, si può dire che io sia cresciuto leggendo Poe, perché immancabilmente sono sempre rimasto ammaliato dal suo grande talento come scrittore. Sono un grande estimatore anche di quella narrativa moderna che prende personaggi reali e li mette dentro storie, più o meno adatte al caso specifico, in cui essi possono muoversi e prendere vita attraverso la bravura di chi è autore del libro. Questo vale anche per il cinema, che più di una volta ha mischiato queste cose, del reale e del fittizio, senza dover essere per forza attaccato ad una sceneggiatura non originale proveniente da un libro o fumetto. Per Edgar Allan Poe ed il cinema comunque non è di certo la prima volta, si perché nel 2012 si tentò di metterlo dentro un film, quella volta fu interpretato da un grande John Cusack (nel cast figurava anche la biondissima Alice Eve) però in un film abbastanza discutibile (e dimenticabile) sto parlando di “The Raven” diretto dal figliol diletto delle Wachowski, l’ormai scomparso James McTeigue (conosciuto dai più per V per Vendetta). Rimasto quindi con l’amaro in bocca, sono ben stato contento di apprendere (ben 10 anni dopo) della produzione da parte della Cross Creek Pictures di un adattamento del libro (omonimo al film) pubblicato nel 2006 di Louis Bayard. Prodotto anche dallo stesso Christian Bale (che fa da protagonista, ovviamente), che si è riservato di chiamare in regia il suo ormai fidatissimo (ormai è il loro terzo film assieme) regista Scott Cooper (autore pure della sceneggiatura) con a disposizione un corposo budget per dirigere il progetto. Il cast creativo si avvale anche di: Masanobu Takayanagi alla fotografia, Dylan Tichenor al montaggio e Howard Shore alla colonna sonora.

La trama vien da sé: nel 1830, i militari chiedono al detective veterano in pensione August Landor (un vedovo la cui unica figlia, Mathilde, è scappata di casa qualche anno prima) di indagare su un delitto avvenuto all'Accademia militare degli Stati Uniti a West Point: un cadetto, Leroy Fry, è stato trovato impiccato, il suo corpo rubato e successivamente ritrovato con il cuore rimosso. Esaminando il cadavere, Landor trova nella sua mano un pezzo di carta con sopra alcune scritte incomplete; inoltre, dai lividi del morto intuisce che il cadetto non ha commesso un suicidio, ma è stato ucciso.Landor si fa aiutare da un altro cadetto che ha espresso interesse per il caso, Edgar Allan Poe. - Quel pallido occhio blu - questa è la citazione di Edgar Allan Poe, presa da "Il cuore rivelatore", che da titolo al film di Scott Cooper (e al libro da cui è tratto, di Louis Bayard) e molto rivela su come si possa intendere la trama nel sue dipanarsi e nel suo risolversi. Indubbiamente, anche se non viene detto testualmente, viene fatto intendere che il protagonista (Augustus Landor, interpretato da Bale) del film sarà d'ispirazione (nel romanzamento del libro/pellicola) allo stesso Poe, con il quale condivide la macabra avventura, per la figura di un suo famoso investigatore poliziesco che porta il nome di Auguste Dupin.


Cooper è un gradevole regista di stampo Hollywoodiano che non manca di un approccio estetico europeo alle sue pellicole, qui entra nel giallo a tinte gotiche e fornisce un'ottima messa in scena alla storia, aiutato anche dal cast creativo di prima qualità che non gli fa mai mancare nulla. Purtroppo, si possono notare delle pecche in una volontà un po' troppo patinata (tipica di Hollywood) nello stendere la sceneggiatura, ma questo non affligge troppo il girato che risulta comunque valido e che può contare sulla credibilità della storia, che si mette in mostra anche nelle divagazioni più esoteriche e macabre. Ottimo il cast: Christian Bale, Harry Melling (visto già in azione con i Coen, qui regala un bellissimo e intimista Poe), Gillian Anderson (bellissima come sempre), Toby Jones (averne di caratteristi come lui), Lucy Boynton (che bionda!) e il grande Robert Duvall sono caratteristi che parlano già da soli e la loro presenza anche in piccoli ruoli può risultare fondamentale. Non so perché, ma guardandolo mi è venuto in mente "La figlia del Generale" di Simon West, che è un altro giallo moderno molto più valido e forse anche affine nelle tematiche. Sì, perché da un certo punto in avanti si nota subito il tocco moderno che ha il racconto, in quei pregi e difetti che accompagnano questo tipo di letteratura che tutti più o meno abbiamo letto una volta nella vita. Nonostante si possa notare la connotazione del giallo d’epoca di stampo americano (nello stile), inaugurato da Branagh con il suo Poirot, la storia non si perde in troppe divagazioni emotive e procede dritta al punto fino alla sua fine.

Commenti

  1. Un film di stampo classico ma efficace, con una splendida regia e degli attori molto bravi. Avrei ridotto un po' il minutaggio, a mio parere eccessivo.

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    1. Esatto! Non aveva molto più da dire ad un certo punto.

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  2. Credo tu l'abbia apprezzato più di quanto abbia fatto io... il girato è piaciuto anche a me, ma la direzione degli attori non mi ha convinto (tranne Bale), e la trama l'ho trovata fin troppo arzigogolata per quello che doveva dire.

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    1. Per questo è un prodotto Hollywoodiano fatto e finito. Pomposo e patinato, che va dal giallo al thriller senza troppo contesto elaborato. Resta comunque solo la prima visione, chissà alla seconda!

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