Cast Away (2000) Nessun uomo è un'isola, il peso del tempo nella filmografia di Robert Zemeckis

Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.

Tratto da "Devotions Upon Emergent Occasions" (1624), una poesia di John Donne


Mi sembrava doveroso iniziare con la poesia del chierico John Donne per aprire le porte alla discussione di questa pellicola, nonostante essa abbia radici nel famoso romanzo "Robinson Crusoe" di Daniel Defoe pubblicato nel 1719, da cui il soggetto della sceneggiatura fatta da William Dodson Broyles Jr. trae la sua indubbia ispirazione, nonostante questa si discosta molto a livello temporale essendone una rivisitazione moderna. La storia parve essere ispirata da Alexander Selkirk, un naufrago scozzese che sopravvisse per quattro anni su un'isola del Pacifico. Tolta questa premessa metafisica, storica e poetica che ci porta al pensiero di come una persona non possa sopravvivere alla solitudine esistenziale, anche se forzata da eventi esterni, viene subito alla mente come il tempo abbia da sempre avuto nel regista Robert Zemeckis un certo peso nella sua filmografia. "Cast Away" uscito nel 2000 è un altro brillante esempio di come il regista americano abbia da sempre giocato su questo fattore, in diversi modi e in diversi generi cinematografici, facendone cardine del proprio estro creativo. A questo fattore del tempo, comunque, va anche collegata una certa particolarità: che è il suo giudizio etico nelle azioni svolte dalle persone nei suoi film, esse non vengono mai giudicate da un occhio severo, anzi, tale decisione rimane in bilico non andando né da una parte né dall'altra, il giusto e sbagliato assumono tramite le proprie decisioni una scala di grigio che quasi isola sia gli spettatori che il regista stesso da un'opinione radicale per quanto visto. Ultima cosa, da citare del regista, è l'immensa tecnica che viene adottata nel suo lavoro che è sia ibrido di due mondi diversi (finzione/realtà) ma anche di una messa in mostra totalmente reale e naturale agli occhi di chi visiona il film.
Il film venne girato tra il 1998 e il 2000 ma non consecutivamente, bensì in due periodi di tempo separati da diversi mesi. Hanks ingrassò di circa 23 kg (50 libbre) durante la pre-produzione per interpretare il ruolo di un uomo grassoccio e di mezza età dalla vita sedentaria. La prima sessione di riprese iniziò nel dicembre 1998, dove vennero effettuate tutte le scene nella vita "civile". Quindi si dovette attendere che Tom Hanks dimagrisse, perdendo circa 25 kg di peso corporeo (55 libbre), per interpretare la parte del sopravvissuto. In questo intervallo di tempo, il regista Robert Zemeckis ebbe modo di dirigere un altro film, Le verità nascoste. Le scene sull'isola di Monuriki nelle Figi furono quindi riprese nel gennaio del 2000, e l'intera pellicola fu conclusa il 7 maggio dello stesso anno. Il film uscì nelle sale cinematografiche degli Stati Uniti il 22 dicembre 2000. La FedEx fornì supporto logistico e l'accesso ai propri magazzini di smistamento (Memphis, Los Angeles e Mosca) e anche l'utilizzo dei loro aeroplani, camion e uniformi. Un team di esperti di marketing della FedEx supervisionò la produzione del film per oltre due anni. L'amministratore delegato della FedEx Fred Smith appare nel ruolo di se stesso in un cameo nella scena della festa per il bentornato di Chuck. Al principio, l'idea di una storia basata su un aereo FedEx che precipita non fu bene accolta dalla dirigenza, ma poi i valori della storia furono ritenuti positivi per l'azienda. Del resto lo stesso personaggio interpretato da Tom Hanks, un alto dirigente della società, simboleggiava lo spirito di servizio di chi presta la sua opera nella FedEx, al punto di voler consegnare al destinatario un pacco recuperato dall'incidente aereo. La FedEx, che non pagò nulla per far apparire il proprio logo nel film, guadagnò molta visibilità in Asia ed Europa dopo l'uscita della pellicola.
La trama vien da sé: Chuck Noland è un dirigente operativo della FedEx. L'uomo vive a Memphis con la fidanzata Kelly. Un giorno un'urgenza di lavoro lo porta a recarsi in Malesia, in pieno periodo natalizio. Durante il viaggio, l'aereo della FedEx su cui viaggia precipita nell'Oceano Pacifico, ma Chuck riesce a salvarsi approdando su un'isola deserta, dove riesce a sopravvivere bevendo acqua di cocco, mangiando granchi e imparando ad accendere il fuoco con mezzi di fortuna. Tra i detriti dell'aereo caduto portati dal mare sull'isola c'è un pallone su cui, servendosi dell'impronta insanguinata della sua mano, disegna un volto e che chiama con il nome impresso della marca, "Wilson", rendendolo il compagno con cui parlare e confidarsi per non impazzire. In breve tempo la solitudine diventa terribile da sopportare; il tempo trascorre inesorabile e nessuno sembra cercarlo, tanto che Chuck pensa addirittura al suicidio. Robert Zemeckis che non delude mai riesce a regalarci un altro gioiello del cinema. L'attenzione ai dettagli è stupenda, adoro infatti come è riuscito a descrivere in maniera molto realistica sia la scena dell'ammaraggio sia quella tempesta, ed è emozionante, buffa e drammatica allo stesso tempo, la narrazione della vita di Chuck sull'isola, trascorsa tra il desiderio di sopravvivere e quello di morire, aggrappato all'unica compagnia rimastagli: una foto e un pallone di nome Wilson.
Ancora una volta Zemeckis mette in mostra un film che usa la tematica del tempo; infatti, è più che ribadito nella pellicola come esso è fondamentale e quanto è scandito: dall'orologio elettronico per la puntualità della FedEx, dalla cipolla che Kelly gli regala tramite la quale rimane vivo nel suo ricordo, dalla meridiana che conteggia i mesi prima della partenza e tutto questa si somma anche alla solitudine del protagonista disperso su di un'isola disabitata. Il livello tecnico dell'incidente aereo è magistrale (tanto che lo ripeterà poi in The Flight) e Zemeckis non molla il colpo neanche dopo. Tom Hanks, qui alla sua seconda collaborazione con il regista tira su un one-man movie come pochi se sono visti a Hollywood. Le azioni e le conseguenze non vengono giudicate, sia nel prima che nel dopo incidente (il rapporto con Kelly, interpretata da una grandissima Helene Hunt), come nel solito registro etico del regista, ma rimane (come sempre) un'altra bellissima storia umana nella sua spontaneità e nel modo di comprendere il proprio destino. Inutile citare l'armonia del cast creativo: Alan Silvestri immancabile con le sue produzioni musicali, sublime fotografia di Don Burgess e un montaggio fluido ad opera di Arthur Schmidt. Al di là di pareri e gusti personali, rappresenta ormai una pietra miliare della storia del cinema. Troppi i riferimenti a questo film in qualsiasi ambito della cultura cinematografica, letteraria o dello spettacolo per potersi permettere di non vederlo, è quello che si definirebbe un "must".






Commenti

  1. Forse non uno dei suoi capolavori, ma comunque gran film a cui affezionato sono ;)

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    1. Capolavorto non penso, sicuramente una grande rivisitazione moderna di un classico della narrativa. A cui si uniscono l'interpretazione di Hanks e la tecnica alla mdp di Zemeckis!

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  2. L'ho visto non troppo tempo fa e l'ho apprezzato più di quanto avrei pensato. Hai ragione sull'etica di Zemeckis, che si fa sempre sentire e non sempre è del tutto condivisibile, ma questo mi ha convinto molto di più di altri suoi lavori (come per esempio The Flight che hai citato e che ha un finale per me inguardabile!).

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    1. Si è vero, non avviene mai un giudizio che sia tale, sia nel bene che nel male che avviene attraverso i suoi personaggi. Pure in "Beowful" abbiamo questa cosa. È un tratto personale e come dici tu molto opinabile.

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