The Bikeriders (2023) Quei bravi motociclisti



Un ottimo cast di caratteristi (si sprecano i nomi: Shannon, Reedus) e un buon regista che adatta nel modo più godibile un soggetto che è di fatto un fotoromanzo (di Danny Lyons). A metà tra il documentario e il cinema tradizionale biografico (senza picchi di qualità Scorsesiana giusto per rimanere in tema tecnico), inutile citare i riferimenti al genere a cui appartiene, una delle colonne mitologiche del cinema americano in cui i "bad boys" la fanno da padroni come James Dean, Marlon Brando e Mickey Rourke. Ribelli senza causa, dannati e motociclisti.





Basato sulla vita reale degli "Outlaws" (nel film chiamati Vandals); una banda di motociclisti nata a Chicago negli anni '60 e '70, in pratica i cugini dei "Hell Angels" (fenomeno tipicamente californiano) la loro controparte che nacque contemporaneamente nel Midwest proprio mentre gli Hells Angels stavano mettendo radici sulla West Coast. Il buon Jeff Nichols scrive e dirige personalmente questa pellicola, che si focalizza indubbiamente sui due protagonisti: uno il leader carismatico (interpretato con dovizia da Tom Hardy) che dovrà sporcarsi le mani quando le cose prenderanno troppo piede è la sua spalla carismatica solitaria (Butler che fa il verso a James Dean) che si tirerà fuori giusto in tempo prima dell'inevitabile caduta della loro oasi di motociclisti felici. Di queste due colonne della narrazione comunque non bisogna scordarsi della quota rosa, impersonata da una Jodie Comer che sa stare dannatamente sul pezzo col suo fare ironico nei panni della bella di turno.




Senza dubbio i sentieri dei famosi "Gioventù bruciata" (Rebel Without a Cause) di Nicholas Ray e "Il selvaggio" (The Wild One) di László Benedek sono rispettati e opportunamente citati quando e dove si deve. Quello che purtroppo viene a mancare è il vero crescendo della situazione che non conclude con la giusta modalità tutta la storia, lasciando un che di non completo anche se svolto con tutta la bravura possibile (partendo dal cast sicuramente). Quello che resta comunque è una decostruzione della cultura ganza del biker con i loro atteggiamenti da macho (o novelli cowboy) che vivono in un ecosistema incredibilmente fragile di relazioni e valori maschili. Non perfetto sicuramente ma infinitamente interessante.




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