Fear Street Part Two: 1978 (2021) Il genere horror secondo R.L. Stine, seconda parte: gli anni 70/80
Visione estiva che dovevo riportare già al tempo durante la maratona del trittico: come sempre diretta da Leigh Janiak, a cui si aggiunge il lavoro alla sceneggiatura fatta questa volta con Zak Olkewicz, basata a sua volta sulla storia scritta (sempre dai due) assieme a Phil Graziadei e come ovviamente basata sulla saga Fear Street di R. L. Stine. Il secondo capitolo della saga è una grandissima analessi ambientata alla fine degli anni 70, ma invece che ripetersi amplia di più la storia aggiungendo nuove cose e chiarendone altre.
I richiami al genere horror della rispettive decadi d'ambientazione anche qui non si sprecano, in particolare dai primi capitoli di "Venerdì 13" per la figura del killer e per ambientazione "Sleepaway Camp" senza alcun dubbio. Divertenti le continue citazioni nei dialoghi, in cui domina Stephen King, ma se da una parte si ha questo tributo dall'altra si evolve la storia rendendola ancora più cupa, in questo il destino delle due sorelle Berman è toccante, non perdendo neanche l'occasione per ampliare l'universo narrativo mostrando anche le dinamiche sociali tra gli abitanti di Sunnyvale e Shadyside.
Ottimo cast anche a questo giro, in particolare Sadie Sink e Emily Rudd con le loro diametralmente opposte sorelle, ma anche Ryan Simpkins con la sua fattona problematica, senza contare l'apporto di McCabe Slye come carnefice assoluto. Come sempre il cast creativo del film ripete il già ottimo lavoro della pellicola precedente, ambientando adeguatamente al periodo storico scelto. In definitiva il secondo capitolo è più “cattivo” e molto più drammatico. Gli amori saffici adolescenziali diventano qua un desiderio incontrollabile sessuale e gli omicidi esplodono ancora più efferati: Il tributo, rivisitazione e in definitiva sviluppo originale tramite la mitologia di R. L. Stine abbraccia totalmente le dinamiche degli slasher formato anni 70/80 in modo accattivante e talvolta imprevedibile.
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