Open Range (2003) La passione di Kevin Costner per il genere Western

 


Ed eccomi qui che prima di trovare lo spirito per guardare il nuovo film di Kevin Costner, "Horizon: An American Saga", volevo innanzitutto entrare nel mood giusto magari vedendomi qualche suo lavoro precedente per il genere. Sarebbe stato troppo facile passare prima da "Dances with Wolves" (1990), quindi ho ripiegato su un lavoro meno menzionato ma non per questo meno valevole di elogi rispetto al suo classico, in "Open Range" del 2003 possiamo notare come ad inizio 2000 il western sia rinato nella sua forma più classica (nonostante l'etichetta voglia che sia appartente al Revisionist Western), il film di Kevin e due anni dopo "The Proposition" (diretto da Hillcoat e scritto da Nick Cave) si può dire che abbiano sfatato la sepoltura stilistica di Clint Eastwood e del suo "Unforgiven" del 1992.



Lo spirito classicista (e romantico) dei vecchi western prende vita in questo neo-western diretto da Kevin Costner, impossibile non amare la passione con la quale il regista/attore si applica al genere per eccellenza dell'iconografia americana.Kevin Costner è cresciuto leggendo i romanzi western di Lauran Paine e lo stesso "Open Range" è basato sul romanzo del 1990 di Paine "The Open Range Men". Lo sceneggiatore Craig Storper voleva fare un film "sull'evoluzione della violenza nel West", perché questi personaggi non cercano la violenza ma l'idea che a volte sia necessaria, è l'ideale più fondamentale del Western. Robert Duvall era l'unico attore che Costner aveva in mente per il ruolo di Boss Spearman. Costner disse che se Duvall avesse rifiutato la parte, probabilmente non avrebbe fatto il film. Duvall accettò immediatamente il ruolo e Costner gli diede la massima visibilità.



Ambientato in un'epoca in cui la frontiera americana iniziava a cadere sotto l'epoca degli industriali, "Open Range" segue due vecchi cowboy alla fine delle loro carriere. Ogni uomo ha un passato, che sia disposto o meno a parlarne, e sta cercando qualcosa di diverso dalla pericolosa vita di allevatore di bestiame prima che quella vita finisca. Il film in questo regala momenti di meditazione, di rabbia, di romanticismo e anche di genuina ironia. I suoi personaggi sono stratificati, ognuno con una storia da raccontare, e il film lavora per onorare ogni storia con malinconia, urgenza e note di nostalgia, dove i temi del desiderio umano di lasciare un segno e trovare qualcosa di suo attraverso la propria vita prendono spazio.





La telecamera di Costner osserva paesaggi pieni di bellezza. Scenari e cielo si fondono per qualcosa di tanto naturale quanto naturalisticamente operistico. Tempeste, prateria e civiltà in crescita si scontrano e si fondono, supportando i temi del film e conferendogli un impulso visivo maledettamente vivo. Le composizioni delle riprese attuate da Costner spaziano dal maestoso al vivido, la sua telecamera rende omaggio ai western del passato e alle vivaci inquadrature del presente. Montaggio, colonna sonora e production coinvolgono ulteriormente il pubblico con qualcosa di impressionante per la vista e l'udito. Per non parlare poi della sparatoria finale, girata da manuale e forse una delle più realistiche degli ultimi vent'anni per il genere.





Robert Duvall oltretutto regala una dei suoi migliori ruoli e l'apporto di grandi attori come Michael Gambon, Michael Jeter (a cui il film è dedicato, essendo stata la sua ultima prova d'attore prima della morte) e una più  che mai bellissima Annette Bening aumentano il valore di questo western. Bellissima la fotografia di J. Michael Muro davvero romantica nel ritrarre i paesaggi sconfinati cone anche le composizioni musicali di Michael Kamen. Un gioiello per il genere sottovalutato e fin troppo ignorato, "Open Range" di Costner è degno di ogni lode. Rende omaggio alle opere equestri dei decenni passati mentre traccia il proprio percorso, il film mostra i suoi intenti guardando sia al passato che al futuro. È un'opera eccezionale.







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