Kinds of Kindness (2024) Weird Dreams (are made of this), il film antologico di Yorgos Lanthimos



Altra pellicola che volevo vedere assolutamente al cinema (nel giorno del mio compleanno, 15/06), che purtroppo non è arrivata in un cinema abbastanza vicino perché io me la potessi godere in sala. Avrei dovuto prima parlare di "Poor things" sia per logica di spiegazione/motivazione che per, ovviamente, pubblicazione cronologica ma non è questo l'importante. L'importante sono due cose: la prima è che Lanthimos persista con il suo stato di grazia in fatto di produzioni cinematografiche (questo film è stato girato durante le fasi di montaggio di "Poor things") e secondo che in fase di scrittura sia tornato anche Efthymis Filippou alla corte del regista greco ormai più famoso del mondo.



Questo film di Lanthimos sta a "Poor things" come "Only God Forgives" di Refn sta a "Drive". Rido di gusto a chi si aspettava LA STESSA COSA del film precedente. Comunque l'apporto del suo collega Filippou alla sceneggiatura ha permesso quella contaminazione "da mitologia greca" (per i neofiti consiglio sempre la lettura di "La mitologia greca" di Robert Graves nelle tre storie: grottesco, commedia, violenza. Emma, Jesse, Margaret, Willem in formato antologico stile film Amicus Productions (o The Twilight Zone) era quanto di più si potesse chiedere (almeno per me). Tre ore, tre episodi da un'ora cadauno: il primo rappresenta il classico capo autoritario tanto da prendere per le mani la vita del suo dipendente portando a conseguenze davvero astruse (per non dire Kafkiane), il secondo è quello più surreale/grottesco a cui si aggiungono una vena sessuale/cannibale che più di una volta mette anche in gioco il classico doppelgänger e infine il terzo che risulta il più corposo a livello di scrittura (tanto che poteva meritare un film a sé) in cui viene messo in scena il soprannaturale unito al più che mai classico sfondo delle sette fanatiche. Nodo di giunzione di questa interessante antologia del grottesco surreale è la figura di R.M.F. intepretata da Yorgos Stefanakos, che bene o male si trova nel dover essere vittima/artefice di ogni sviluppo narrativo dei vari capitoli.





Il cast di contorno è menzionabile ma rispetto alla quadriglia è solo da sfondo ma quanto fatto da Mamoudou Athie, Hunter Schafer, Hong Chau e Joe Alwyn è comunque di supporto anche solo pet la presenza scenica che offrono. Ovviamente lato tecnico: fotografia (il solito Robbie Ryan), regia, costumi, colonna sonora (dagli stralunati canti gregoriani a variazioni di piano classiche) sono un valore aggiunto. Già vedo chi ha scritto etichette come "film minori" sempre i soliti, non è un film strabordante ma ha in sé molte delle caratteristiche naturali del cineasta e questo mi basta per potermelo godere.

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