In a Violent Nature (2024) Serial Killer P.O.V.
Direi che l'idea è ottima, caustica però sul lungo andare del minutaggio e quindi questo può creare problemi allo spettatore. Il punto di vista del serial killer rende bene l'approccio minimale/sperimentale, come anche l'uso del sonoro, ma per me tutto il senso del film è negli ultimi 15 minuti (con il gradito ritorno di quella veterana che porta il nome di Lauren-Marie Taylor), perchè ti fa compredere il meccanismo della tensione nel genere Slasher, un genere che è ancora vivo e vegeto dopo tutti questi anni.
Reinventare il genere slasher è un compito quasi impossibile e, anche se non dico che In a Violent Nature ci riesca, ci va parecchio vicino. Un film che fa il cpntrario del "salto-paura" e ti costringe a sederti con l'ansia dell'inevitabile. Si sente una conversazione in lontananza e siamo costretti a seguire ogni passo della caccia di Johnny ed è infinitamente straziante. Il ritmo narrativo è il motivo per cui la gente distoglierà lo sguardo e tirerà fuori il telefono (anche se lo fa già nornalmente).
È come guardare un animale selvatico che caccia la sua preda e, come l'orso che cattura la sua preda, i risultati sono inesorabilmente raccapriccianti. Alcune delle uccisioni più contorte che abbia mai visto, chiunque ci abbia pensato, per favore cercate una terapia (e continuate a fare altri film). Si potrebbe definirlo come un Jason formato A24, o anche una versione di "Elephant" di Gus Van Sant mista all'estetica di Terrence Malick della saga di Venderdì 13, resta comunque il fatto che il regista Nash conosce bene il genere e lo dimostra a tutto campo, tra sperimentazione, richiami classici e solito massacro (una morte, in particolare, è davvero spettacolare).
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