Last Night in Soho (2021) Il giallo secondo Edgar Wright
Mettendola solamente da un lato prettamente cinematografico di genere, il film è un pastiche del giallo all'italiana di stampo anni 60/70 ma senza sottovalutare influenze dallo stesso Polanski del periodo. Quello che comunque non stupisce è l'abilità di Edgar Wright di mettere su un progetto ambizioso, personale e senza alcun dubbio puramente derivativo. Edgar Wright annunciò il progetto come un horror psicologico ambientato a Londra (scritto insieme a Krysty Wilson-Cairns), influenzato da film come A Venezia...un dicembre rosso shocking (1973) e Repulsione (1965). La scelta di far sì che la protagonista fosse ossessionata dagli anni '60 dipese da quella del cineasta per quel decennio, trasmessagli dai suoi genitori; come anche il lavoro ea barista a Londra influenzato dall'altra sceneggiatrice.
Last Night in Soho era originariamente intitolato Red Light Area, poi The Night Has a Thousand Eyes. Il titolo finale deriva da un singolo di successo del 1968 della pop band inglese Dave Dee, Dozy, Beaky, Mick & Tich e da una conversazione che Wright ebbe con il regista Quentin Tarantino, al quale Allison Anders disse che "Last Night in Soho" era "la migliore colonna sonora per un film mai realizzato". La regia accompagna magnificamente il film, la sceneggiatura ha angoli bui (ma quanti gialli non ne hanno?) ma l'apporto della colonna sonora strutturata interamente nella scrittura, quasi da ombra, è come sempre un altro livello di comprensione all'interno dei lavori del regista. Ottimo cast: Anya ormai è musa della settima arte, Thomasin McKenzie anche lei non disdegna in una prova molto intensa, Terrence Stamp sempre sul pezzo con il suo carisma, Diana Rigg (il suo ultimo ruolo) è sempre una presenza intensa sullo schermo, Matt Smith sopportabile nel ruolo del magnaccia e infine una Synnøve Karlsen davvero odiosa.
La sceneggiatura offre una contemplazione ad ampio raggio del giallo, in cui non disdegna una sfumatura soprannaturale e applicata allo sdoppiamento di personalità di una probabile (?) Ester assopita. L'ambientazione Londinese è arma in più, ma in questo sono venuti meno il montaggio di Paul Machliss, la fotografia di Chung Chung-hoon e il production design di: Marcus Rowland, Tim Blake e Judy Farr. Un progetto ambizioso quanto il talento del regista, lascia il segno come una lama di coltello sulla pelle nuda.
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