XX (2017) Horror antologico in rosa
La particolarità di questo XX (presentato al Midnight del Sundance Film Festival 2017) sta nel fatto che si tratta di un’antologia tutta al femminile, formata da quattro storie partorite da quattro diverse registe: The Box di Jovanka Vuckovic (The Captured Bird), The Birthday Party di Annie Clarck (aka St Vicent, cantante e compositrice), Don’t fall di Roxanne Benjamin (Southbound) e Her Only Living Son di Karyn Kusama (The Invitation, Jennifer’s Body); a fare da intermezzo tra un corto e l’altro non vi è il Boris Karloff della situazione (come ne I tre volti della paura di Bava) ma delle "burtoniane" sequenze in stop-motion realizzate da Sofia Carrillo. Ho sempre apprezzato queste sperimentazioni oltretutto in un genere che risulta sempre annacquato dalle derive mainstream americane (quasi tutte uguali) perché da una parte è stimolante avere una visione poliedrica quindi basata su più punti di vista creativi, ancor più se il tema portante è quello della paura e nel dettaglio dal pubto di vista tutto al femminile, ma vi è anche da dire che faccia di questa medaglia conporta il rischio di trovarsi di fronte a un miscuglio disomogeneo azzardato che in comune ha solamente il titolo principale. Quest'opera nasce dalla accattivante idea partorita da Jovanka Vuckovic, XX si distingue in quanto si tratta del primo esperimento antologico al femminile, unico nel suo genere all’interno del panorama cinematografico horror, filone cinematografico in cui le donne si trovano nella maggior parte dei casi davanti alla mdp in figure stereotipate e sessite invece che dietro ad orchestrare la direzione artistica.
Nel primo episodio (The Box) si alternano curiosità e inquietudine, emozioni che possiamo captare direttamente dal punto di vista della protagonista: una madre alle prese con un figlio che ha cessato di mangiare dopo aver visto cosa era celato dentro una misteriosa scatola appartenente ad un sinistro passeggero durante un viaggo in metropolitana. Impotenza genitoriale ed emarginazione si uniscono ed amplificano perché anche la sorella maggiore ed il padre verranno a conoscenza del misterioso segreto che ha sconvolto il bambino e a loro volta rifiuteranno di mangiare. La Vuckovic dimostra una mano saggia nel dover evolvere un’atmosfera che lascia con il fiato sospeso e ci regala immagini di bambini scarni e ossuti realizzati con un’ottima computer grafica, regalando pura una ben truculenta visione onirica degna nel miglior cannibal movie. Il trucco sta tutto nella curiosità del non svelare il contenuto ed il significato della scatola dato che incrementa il senso di sospensione narrativa, nonostante risulti azzardato visto che se da una parte evita delusioni dall’altra crea un senso d’incompletezza narrativa nel finale. The Birthday Party è il più sperimentale: che non tratta il genere horror ma più che altro parla di una black comedy che mette a nudo grottescamente il senso di protezione materno e di cosa può essere capace. Il suicidio del marito concomitante con il compleanno della figlia. L’episodio più horror dell’antologia è Don’t Fall, una storia che percorre il filone dei camping horror movies. Protagonista della vicenda è un gruppo di quattro giovani amici intenti a esplorare una remota zona rocciosa. In seguito al ritrovamento di antiche pitture rupestri dall’aria misteriosa e minacciosa la spensierata gita si trasformerà in un incubo: una delle due ragazze durante la notte si trasforma in una mostruosa creatura pronta a sfogare la sua furia sanguinaria. Gli ultimi minuti di questo episodio ci regalano uno spettacolo visivo molto cruento, teso e ben costruito. In chiusura troviamo Her only Living Son, corto che fa eco a pellicole come Rosmary’s baby e Omen. La protagonista è una madre single che si trova a dover gestire un figlio controverso con pericolose inclinazioni alla violenza. Sarà il diciottesimo compleanno del ragazzo a segnare una vera e propria discesa all’inferno: quello che sembra un disturbo comportamentale è, in realtà, frutto di un complotto che vede nel giovane un oscuro eletto. Kusama porta sullo schermo il tema della maternità intesa come potente amore viscerale che non cessa nemmeno quando è il figlio stesso a ribellarsi a quest’ultimo; un amore che oscilla tra il senso di protezione e l’ossessione, per fondersi con quello dell’occultismo.
Il bello di questo XX non è solo il sesso delle sue autrici e delle protagoniste di queste storie, ma anche i temi affrontati, tra le quali spicca con molta sorpresa il senso d’isolamento femminile e la conseguente forza che scaturisce da questa condizione, che sia a causa di un complotto famigliare, di un improvviso lutto, di una maledizione o di un figlio difficile da gestire: tutte queste donne in un modo o nell’altro si trovano da sole a dover risolvere dei problemi talmente terribili da diventare un racconto dell’orrore. Nonostante i limiti narrativi che impone il formato antologico come l’esecuzione forzatamente accelerata e la conseguente impossibilità di essere coinvolti pienamente in tutte le vicende, queste registe ci mostrano in maniera originale come la femminilità non sia ancora una condizione assestata ma nasconda al suo centro un celato ed inquietante lato oscuro.
Ho adorato The Box e apprezzato l'ultimo segmento, oltre alle bellissime animazioni che intervallano un episodio e l'altro. In generale, un prodotto validissimo!
RispondiEliminaVeramente, antologia horror niente male!
EliminaNe ho sentito già parlare ed è già in lista, spero non mi deluda, perché mi aspetto tanto ;)
RispondiEliminaMi è piaciuta molto come idea, nonostante si porti addosso un paio di problemi dovuti alla diversificazione delle storie ed il loro minutaggio. Ma ilntema di fondo è centrato molto bene.
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