Hitler: The Rise of Evil (2003) Come Adolf Hitler divenne der Führer
Nonostante io non abbia una gran fama di assiduo consumatore di serie TV, preferisco una ben più concreta forma di conclusione filmica che una continua protrazione della narrazione televisiva, non disdegno sinceramente le miniserie formate da un paio di film televisivi dal comodissimo formato dei classici 90 minuti. Infatti verso il finire dell'anno scorso ho avuto modo di vedere un paio di queste serie dal formato cinematografico, sempre a tema Seconda Guerra Mondiale, che mi hanno davvero lasciato un buon ricordo, la prima di queste è stata "Hitler: The Rise of Evil" del 2003. Una serie che come si evince dal plateale titolo parla del percorso di Adolf Hitler sin dalla sua infanzia (parte molto veloce) fino al raggiungimento del potere in Germania. La produzione è di stampo anglo-canadese, della Alliance Atlantis per il canale televisivo canadese CBC e possiamo trovare come regista Christian Duguay con una cast di attori niente male: Robert Carlyle, Jena Malone, Julianna Margulies, Matthew Modine, Liev Schreiber, Peter Stormare e il grande Peter O'Toole (che si prese pure una nomination agli Emmy, come tutta la serie in generale).
Tra le cose più interessanti che si possono citare, come retroscena della produzione, fu la partecipazione dello storico inglese per eccellenza del Führer, Ian Kershaw, che in un certo momento scelse di far togliere il proprio nome come membro del cast creativo perché contro le libertà poetiche prese dalla sceneggiatura. Vi fu anche un caso mediatico perché il produttore esecutivo della serie, Ed Gernon, fu licenziato perché si permise di comparare l'amministrazione Bush con la presa di potere di Hitler, nel dettaglio per la guerra al terrorismo attuate in quei anni. Tolte comunque queste curiosità, vi è da dire che uno spettatore che ricerca una veridicità storica del narrato debba senza dubbio prima passare dai documentari, fatti apposta per questo (quando non sono troppo di parte), che sono la forma prima del non romanzamento dei fatti. Una produzione cinematografica deve tenere conto dell'essenza del soggetto, non tradendola, riportando e adattando i fatti al proprio mezzo mediatico e con le proprie tecniche narrative, tra le quali vi sono sempre libertà poetiche e romanzamenti necessari per concretizzarne la trasposizione al meglio. Non male anche la colonna sonora di Normand Corbeil, molto marziale e in certi tratti quasi apocalittica nel leitmotiv musicale fatto per il personaggio.
Premessa tolta, è normale che il soggetto preso in questa serie biografica possa ricadere nel macchiettistico perché già nel suo modo d'essere (come il collega Mussolini) aveva un fare teatrale. Ma l'eventualità di questa problematica è comunque messa da parte dall'interpretazione monumentale fatta da un caratterista inglese come Robert Carlyle, che qui mostra tutte le sue sfumature fatte in carriera nel ruolo del cattivo sublimandole nella figura del leader nazista. Il film, nelle sue tre ore, potrebbe anche far ricadere una revisione sul personaggio nel senso di umanizzazione di un criminale di guerra, ma tutto questo viene estirpato dalla sceneggiatura, immediatamente, nella scena del cane in trincea, davvero spietata e che non mette nessuna ombra di dubbio su come sarà riportato Hitler per tutta la pellicola. Il "Rise of Evil" come sottotitolo in questo da una dritta in più su come sarà l'interpretazione finale del personaggio, suggellata dalla scena in cui Hindenburg (interpretato in modo magistrale da O'Toole, come solo gli inglesi sanno fare nei film di guerra) darà la cancelleria a Hitler, messa quasi come se fosse stata (e lo è stata) la consegna del destino della Germania in mano a Satana incarnato. La ricostruzione storica a livello scenico è davvero degna di nota tra esterni e interni, che sono tutti dettagliati in modo davvero ricercato e fedele, il romanzamento dei fatti (degli sceneggiatori G. Ross Parker & John Pielmeier) è adeguato alla scelta narrativa attuata (e voluta). Tre ore di film, due parti divise per la televisione, che potevamo benissimo finire sul grande schermo. Parte fondamentale è il cast: in primis Robert Carlyle con la sua verve interpretativa perfettamente adatta nel mettere sulla scena Hitler con la sua ascesa, vengono poi altre ottime scelte come Peter Stormare, Matthew Modine, Liev Schreiber, Jena Malone, il mitico Peter O'Toole e un'inaspettata Julianna Margulies. Davvero un film senza pietà nel descrivere la sua storia.
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