Hit Man (2023) I molteplici falsi killer di Gary Johnson



Davvero una piacevolissima sorpresa questo film di Richard Linklater, commediole basate sugli equivoci e sui travestimenti ne vengono prodotte a vagonate, ma per realizzarle bene serve una mente/sceneggiatura/scopo forte e intuitiva, grazie a dio in questo film ne troviamo. Senza parlare anche degli attori per renderla credibile: Glenn Powell davvero sul pezzo, con una grandissima alchemia con la magnetica (e gnocca alquanto) Aria Arjona e di gran aiuto anche la prova di Austin Amelio. La pellicola gioca sull'equivoco: thriller/noir travestito da commedia sentimentale, l'annessione alla storia della psicologia rende più profondo il contesto narrativo dei personaggi e con più implicazioni morali di quanto sembri, tutto comunque servito con grande leggerezza e in questo si può trovare la chiave vincente del regista Richard Linklater nella sua sceneggiatura (scritta assieme allo stesso Powell).




C'è un senso di conforto nel modo in cui questo folle (dal retrogusto anche Alleniano) progetto Netflix intitolato con sicurezza "Hit Man" procede, ma è simile a una giostra di un parco divertimenti senza alti né bassi. È difficile non essere solleticati dal film e allo stesso tempo chiedersi: "È tutto qui?" Pensatela in questo modo, se potete, il nome del gioco di Richard Linklater è gioco di ruolo estremo, e qualcosa di così costruito non può che essere così commovente o sexy in un certo senso? Ma alla fine della giornata è semplicemente divertente guardare una buona vecchia commedia in cui scoppia un amore folle tra due pazzi, il pericolo dell'essere sottocopertura e i finali felici sono tutti parte di una dannata bella serata al cinema.



Un molteplice travestimento d'intenti, che richiama nel modo più pratico possibile alle classiche trovate di Hitchcock e che non ne vogliano gli etilisti per il paragone. Inizia come una commedia romantica, si evolve raggiungendo la sorpresa, l'assurdità e la normalità di un romanzo di Patricia Highsmith per tornare con naturalità nei canoni di come è iniziato. Forse il finale mina il film, quello che potrebbe essere materiale per un film intero è trattato in pochissimi minuti, in pieno stile Hollywoodiano ma è solo una sbavatura. Linklater mischia il più che ormai rodato e iper-pompato tema del killer professionista con il suo classico tocco di romanticismo e questo si adatta benissimo a quello che il film vuole offrire. Tutto basato (e romanzato) sulla sulla vera storia di un professore universitario che lavorò per la polizia di Houston alla fine degli anni '80 e '90 come finto sicario, come descritto in un articolo di una rivista del 2001 da Skip Hollandsworth.




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