The Taking of Deborah Logan (2014) Malattia degenerativa spiritica


Accattivante via di mezzo (anche cronologica oltre che stilistica) tra il classico mockumentary alla The Blair Witch Project e il successivo The Visit di Shyamalan, tutto supportato dallo sfondo del classico conflitto tra madre (affetta dal morbo di Alzheimer) e figlia (una lesbica repressa). Vecchie che fanno venire la pelle d'oca e possessiona spiritica con un retrogusto da horror folkloristico. Adam Robitel in 90 minuti svolge un compito ben riuscito che non annoia e crea la giusta atmosfera per il genere cinematografico a cui appartiene, oltretutto gran prova di Jill Larson (ve la ricorderete tutti per la signora inquietante in Shutter Island di Scorsese).



Nel mare di found footage in seguito al successo di Paranormal Activity, praticamente infiniti come se una volta che pensi di averli già visti, ne continuassero a venire a galla sempre di più. Da quella grande pila di film generici, scadenti e terribili, ce ne sono alcuni che cercano, e in un certo senso riescono, ad aggiungere nuovi elementi o interpretazioni al genere, contribuendo a rendere questo sottogenere ormai obsoleto in qualche modo rinfrescante. Nel caso di questo piccolo gioiello, le orribili conseguenze dell'Alzheimer vengono utilizzate e mescolate con elementi horror in un modo che, pur essendo imperfetto, è comunque interessante e, soprattutto, non è così offensivo come avrebbe potuto essere.



La parte in cui Deborah inizia a sganasciare la mascella per ingoiare una ragazza intera (stile Anaconda) è qualcosa che non credo dimenticherò mai. Credo che assocerò sempre quella scena geniale a questo film, ma anche perché l'interprete principale fa sua la presenza scenica in modo magistrale. Adoro anche tutta la questione "è Alzheimer o è possessione demoniaca" visto che i pazienti affetti da Alzheimer purtroppo possono essere davvero inquietanti.




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