The Tragedy of Macbeth (2021) Shakespeare secondo Joel Coen


Il presupposto di questa pellicola è, detto direttamente, che parlare di Shakespere è come parlare di un amore infinito per la messa in scena e teatralità. Una fontana talmente limpida d'arte dalla quale ci sono passati tutti (ma proprio tutti) ad abbeverarsi almeno una volta in carriera, sinceramente starei qua fino al 2044 nell'elencare quali giganti (o gente senza arte né parte) hanno trattato il soggetto. Mi viene facile però prendere in esempio l'opera e le visioni attinenti viste da me: in patrica ne ho due (oltre questa) che hanno Macbeth come soggetto, la prima è la versione di Roman Polanski degli anni 70 nel cupissimo periodo post-morte di Sharon Tate e la seconda è quella sontuosissima, pompatissima, patinatissima versione di Justin Kurzel del 2015 con Fassbender e Marion Cotillard. Inutile dirvi che questo film di Joel per l'A24, secondo i miei gusti, si avvicina in quanto bellezza e originalità a quella fatta da Roman Polanski e che sovrasta di parecchie leghe quella del 2015.




Essenziale nel suo adattare il già rodatissimo lavoro di Shakespeare. Joel Coen (anche quando non è presente il fratello) è sempre un cineasta interessante, in questo caso riesce nel proporre Macbeth sotto un'altra rappresentazione, di lampante stampo teatrale in cui ogni scena è girata in teatri di posa, riduce la storia classica ai suoi elementi visivi più importanti. Ottimo il cast ibrido in cui troviamo un Denzel Washington sugli scudi e la solita Frances McDormand e un'insolita sopresa da parte di Kathryn Hunter con le sue streghe, senza contare le partecipazioni di caratteristi come Corey Hawkins, Harry Melling, Brendan Gleeson e si rivede pure il mitico Brian Thompson. Senza dubbio la fotografia di Bruno Delbonnel è davvero azzeccata con il suo bianco e nero con diversi richiami ai quadri metafisici di Giorgio de Chirico, in cui ogni scena chiave diventa evocativa sin dal primo fotogramma. Senza contare il solito apporto musicale di un fidatissimo del cinema dei Coen come lo è Carter Burwell. In sostanza questo recente adattamento è uno dei più accessibili anche per un pubblico non affine a Shakespeare, in particolar modo a quel fare cinema che ricalca i palchi teatrali e ne trae la sostanza in quanto tempi di recitazione.





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