The Woman (2011) Trattato violento sulla misoginia

Complessa (se si è soliti a meditare sui film che vediamo crea non poche tematiche) opera questa di Lucky McKee, realizzata insieme allo scrittore Jack Ketchum con cui il regista ha avviato una proficua collaborazione. Film alquanto spinoso per tematiche e messa in scena, non per tutti e facilmente fraintendibile. La trama non è particolarmente originale, e la pellicola si divide in due tronconi abbastanza divisi fra loro: il primo dove ci vengono presentati i personaggi e dove ci viene suggerito solamente l'orrore che vedremo dopo, l'azione è assente e il ritmo cadenzato. Nella seconda parte invece si scatenerà la violenza e la crudeltà più pura, elementi che hanno portato "The Woman" ad essere criticato da più parti. Sorvolando su una confezione tecnica godibile nell'insieme (forse un abuso eccessivo di canzoni al posto di una colonna sonora più corposa in primis) la pellicola brilla per coraggio, recitazione (in particolare la bellissima Pollyanna McIntosh) e temi. Senza scordare la fotografia senza sbavature di Alex Vendler veramente pulita e ben equilibrata alal regia.
Il film è molto violento, affronta questioni come la misoginia, la perversione dietro ad una facciata perbenista, la cattiveria nella sua forma più selvaggia cosa riscontrabile più volte nella cronaca odierna. A tratti disturbante, credo che il giovane cineasta abbia voluto con questo film sottolineare la condizione di sottomissione della donna e di come questa, se messa alle strette, può ad un certo punto ribellarsi nella maniera più feroce possibile. Tale concetto è rappresentato dalla figura della donna selvaggia, "accolta" nella casa del viscidissimo protagonista per essere "rieducata" e costretta a ribaltare questa situazione con estrema aggressività per non rischiare di rimanerne succube a vita. Comunque in definitiva "The Woman" è un buon titolo, con i suoi innegabili difetti, ma da vedere se non si è facilmente impressionabili.
Troppo facile sarebbe ridurre il messaggio di McKee ad una critica della società moderna, il film si presta a esser letto attraverso diverse e suggestive simbologie, dove su tutto domina la folle ideologia patriarcale: ancor più disturbante delle scene violente sono le parole e gli atteggiamenti colmi d'odio e sopruso gratuito di un uomo dalla misoginia scellerata che più d'ogni cosa brama il dominio. Interessante la scena in cui il paparino civilizzatore perde una falange del dito, finita nelle fauci della donna che sputa solo la fede nuziale, dove al significato simbolico della castrazione maschile si aggiunge il rifiuto delle regole sociali e l'impossibilità del connubio natura-civilizzazione, di voler cioè plasmare ciò che per sua natura non è plasmabile.

Commenti

  1. Diciamo che non ho pensato molto ai risvolti psicologici o simbolici, tuttavia l'ho trovato un bel film, crudo, violento e intrigante ;)

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    1. Ho sottolineato certi passaggi perché è stato definito da molti un film misogino. Ma per essere crudo è bello disturbante.

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