Killing them softly (2012) Io li uccido dolcemente, da lontano. Ricordando James Gandolfini e Ray Liotta



Sul regista australiano Andrew Dominik non ho molto da dire, anche perché il suo talento ha fatto sempre parlare negli anni attraverso i suoi lungometraggi particolari i quali hanno toccato nella maggior parte dei casi temi americani, insomma poche pellicole ma buone. Questo suo lavoro forse risente della staticità indotta da traboccanti dialoghi (di cui però quello sul finale è da incorniciare) sui quali fa perno una sceneggiatura dall'azione ridotta al minimo. Ma che buongustaio di cinema sarei se non riuscissi ad apprezzare un film poliziesco perfettamente recitato, diretto con inventiva, teso, pieno di suspense e volutamente cupo?


Alla base della pellicola c'è il romanzo "Cogan's Trade" di George V. Higgins, il concentrato verboso distillato dalla pagina scritta è spumeggiante solo a tratti pur denotando una certa agilità. Due delinquentelli male in arnese rapinando una bisca clandestina si ficcano nei guai fino al collo insieme al loro mandante. Sulle tracce dei due topolini si scatena il gatto più feroce dei paraggi, un killer brillantemente interpretato da Brad Pitt, mentre una serie di personaggi ambigui e spesso borderline orbita intorno al fattaccio arricchendo di sfumature una storia di sangue non certo innovativa negli sviluppi. Colpisce il problematico James Gandolfini, i cui eccessi sembrano profetizzare la prematura scomparsa, la sua interpretazione contribuisce parecchio nel donare brio ad una pellicola che rischia a più riprese della incresciose fasi di ristagno.




L'originalità sta tutta nell'insistita simbiosi tra la crisi economica che tormenta gli States e le ripercussioni subite sia dall'uomo comune che dal mondo criminale con conseguenze innegabili, tra cui una rivisitazione spietata delle regole. Sbeffeggiata nemmeno troppo sottilmente l'inadeguatezza del vertice si indaga un individualismo che è anima nera e pulsante del paese, il bene comune è sempre stata invenzione del potere che ora nudo cala le braghe davanti ad una realtà in cui sopravvive (da sempre) solo il più egoista. Da citare anche il mitico Liotta qui nei panni di un povero boss incolpato di tutto, sempre ben caratterizzato dall'attore.



Commenti

  1. Filmone davvero, purtroppo ignorato dai più. Una delle narrazioni sulla crisi più originali!

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