Saint Seiya: Shinku no shônen densetsu (1988) I Cavalieri dello Zodiaco - La leggenda dei guerrieri scarlatti

Essendo un grande fan del franchise (e del fatto che sta per uscire il film con attori in presa diretta), non potevo almeno non parlare di un paio di film che li riguarda. Saint Seiya (I Cavalieri dello Zodiaco da noi) è una delle tre vacche sacre che fecero ancora più grande la TOEI nel settore animazione durante gli anni 80, le altre due restanti sono Hokuto no Ken (Ken il guerriero) e Dragon Ball. “La leggenda dei Guerrieri Scarlatti” è diretto nuovamente da Shigeyasu Yamauchi e scritto da Yoshiyuki Suga, il terzo tilm esce in Giappone il 23 Luglio 1988 (da noi arrivato nel 1994). In quel momento la serie tv era nel bel mezzo della Saga di Asgard, mentre il manga era impegnato nella saga di Nettuno. Il film essenzialmente narra dello scontro tra Atena (e i suoi cavalieri) contro la reincarnazione Febo (Abel Phoebo) e i suoi Cavalieri della Corona (Atlas della Carena, Berenike di Coma e Jaoh della Lince con le loro bizzarre "armature" volute dal regista, più somiglianti a tuniche che a corazze) accompagnati a loro volto da: Saga di Gemini, Death Mask di Cancer, Aphrodite dei Pesci, Camus di Acquarius e Shura del Capricorno che sono tornati in vita per grazia divina.

Questa pellicola, vista la premessa narrativa, è una tra le più preferite tra quelle uscite (in totale 4, compresa questa) dai fan, non solo per l’alta qualità tecnica  ma anche perché fa tornare in vita i Cavalieri d’Oro e fa da genesi creativa a quella che sarà l’ultima saga, ovvero quella di Hades. In particolare sorprende la regia di Yamauchi, che tende a indugiare sulle singole reazioni dei singoli personaggi, lo spirito e le atmosfere della regia definiscono l’approccio di Yamauchi all’intero Saint Seiya, dandoci un piccolo assaggio di quello che sarà poi un futuro approccio (mai capito da tutti) intimista all’opera, soffermandosi su legami ed emozioni ancor prima che sui classici scontri. I veri protagonisti sono anche le ambientazioni e musiche, elaborate ad alti livelli. Il tempio di Phoebus, per esempio, con le sue rovine e architetture decadenti fa ancora la sua parte nel rievocare i fasti della Grecia ellenica.

Senza dubbio tra gli apici di tutta la produzione di Saint Seiya, questo film dei Cavalieri dello Zodiaco raggiunge delle vette d'animazione altissime. Araki e la Himeno sfoggiano un character design sublime (forse un po' meno dettagliato nei campi medi e lunghi dei personaggi) che confina in una specie di neo-classico animato che si unisce al puro onanismo autorale della regia di Yamauchi, irripetibile e unico, a cui dobbiamo aggiungere la colonna sonora di Seiji Yokoyama che anche qui offre il meglio di sé, nuovamente pendendo tra moderne influenze rock dagli assoli di chitarra elettrica e tastiere, ritmiche marziali e magnifiche suite ancestrali, composizioni d'orchestra che con arpe, cetre, violini, pianoforti, flauti e tamburi traghettano l'orecchio in un tempo magnifico che non esiste più, testimoniando la caratura del compositore. Una vetta incontrastata del franchise, al di fuori della classica serie TV di quel periodo. In Italia abbiamo anche un doppiaggio fedele con ottime voci, al di fuori del doppiaggio storico della scuola Carabelli. Certo è un film veloce e dalla trama semplicistica, ma che non stona con la qualità sontuosissima con la quale è servito.







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