Frankenhooker (1990) Il mostro di Frankenstein e il mestiere più vecchio del mondo


A volte si arriva sempre per via traverse a determinate visioni di genere, questo in particolare è arrivato ai miei occhi giusto per una serie di accostamenti con il recente "Poor Things" di Yorgos Lanthimos, in conclusione non mi è sembrato un parallelismo fuori contesto a livello tematico e anche di rappresentazione di determinati contenuti delle quali le due pellicole hanno più di un'affinità. A livello di regia si può dire che il regista Henenlotter si è messo il camice da Stuart Gordon trasformando a grandi linee un prodotto come "La moglie di Frankenstein" nel classico film sullo scienziato pazzo a tinte horror e comiche. Senza dubbio ci troviamo al cospetto di una pellicola molto originale (solo come nei 90 si poteva fare), che vantava una promozione del tutto unica da parte di Bill Murray che l'aveva definito come un film da vedere, tutto un programma quindi ma che comunque non lo toglieva dal suo essere un classico da noleggio in videocassetta.


La trama vien da sé: Jeffrey Franken, rifiutato dalla facoltà di medicina, conduce esperimenti medici amatoriali nel suo tempo parziale. Quando la sua fidanzata Elizabeth muore in uno strano incidente con un tosaerba a guida automatica, lui diventa ossessionato dall'idea di resuscitarla. Ci riesce, ma lei non è più la Elizabeth che conosceva, è diventata Frankenhooker. Questa sinossi già dovrebbe essere sufficiente per aiutarvi a decidere se questo film fa per voi o no, il fatto stesso di voler resuscitare la propria amata ma selezionando poi parti del corpo di battone da strada per ricostruirla al meglio getta una base interessante e dura anche una bella ora prima che la mostra si mostri. In questa attesa di Shelley rediviva quindi si possono vedere le introspezioni del personaggio maschile, uno che si trapana il cervello in punti chiave per schiarirsi le idee, ma in particolare colpisce la scena dell'hotel dove avviene la selezione e il conseguente massacro delle (belle) donnine tramite uno dei mezzi più inusuali possibili, un variante di super crack creata dallo scienziato stesso per indurre alla morte (esplosiva) i suoi campioni umani. Però appena entra in campo Shelley, dopo la classica scena della creazione del mostro tramite la tenpesta di fulmini, il film cambia marcia e coadiuvato dalle movenze e dal look (un viola iconico) della novella Frankenstein comincia un'epopea di esplosioni e personaggi maschili davvero al limite della realtà che divertano tantissimo per l'esagerazione della situazione che si viene a creare. Il culmine di tale storia poi vede naturalmente un ribaltamento totale della prospettiva che riversa gli intenti del dottore contro di lui, sfiorando in una scena a metà tra l'orrore e la commedia nera una sottile vena di critica sul genere maschile e sulla transfobia.


Lo reputo, nel suo essere anche totalmente B-movie, un altro esempio di come gli anni 90 siano stati maestri nel ritrattare certe tematiche classiche, quasi riciclandone il tema portante per poi trasformarlo in qualcosa di diverso dal solito. Una commedia nera, dai tratti body horror, ma che non rinuncia nel suo essere al di fuori delle righe senza farsi troppi giri di parole. La base del Frankenstein di Mary Shelley (e l'aggiunta del mestiere più vecchio del mondo) è un ottimo soggetto per il regista/sceneggiatore Frank Henenlotter (che si diletta alla regia con trovate davvero divertenti, tra le tante da citare il punto di vista di una gamba esplosa proiettata nella stanza), artefice del violentissimo "Basket Case", che gli permette di mettere sullo schermo un mostro diverso che, nell'ironia più efferata possibile, può anche essere un esempio di accettazione di sé stessi e dell'emancipazione femminile vero il materialismo maschile. La bellissima Patty Mullen (uscita fuori da Penthouse per niente) è l'anima e corpo della pellicola con la sua personalissima interpretazione del mostro, come James Lorinz è la mente di tutto quello che accade come novello dottor Frankenstein. Grottesco, sboccato, divertente questi attributi lo rendono uno dei migliori b-movie degli anni 90 anche grazie a degli effetti speciali degni di nota, bellissimo poi il leit-motiv musicale ideato da Joe Renzetti.



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