Screamers (1995) Urla dallo spazio profondo, da un racconto di Philip K. Dick


La fantascienza anni '90 ha sempre la sua da dire, in particolare questo lavoro del regista Christian Duguay offre un più che valido intrattenimento per il genere che rappresenta. Sceneggiato dal mitico Dan O'Bannon e basato a sua volta sul racconto (del 1953) "Secon Variety" di Philip K. Dick, ritroviamo tutti i temi che hanno reso famoso il scrittore fantascientifico per eccellenza: paranoia, critica alla società moderna, transumanesimo e la costante illusione della realtà. Un film sottovalutato che combina elementi (tipica originalità non originale di quegli anni) dei miei due film horror di fantascienza preferiti: "Terminator" e "La Cosa", dove l'atmosfera ansiogena del "potrebbero essere chiunque", combinato con macchine inarrestabili e un futuro apocalittico funziona sempre a meraviglia nello svolgersi narrativo.



"Screamers" rimase bloccato nell'inferno dello sviluppo per oltre un decennio prima di essere finalmente prodotto. Lo sceneggiatore Dan O'Bannon aveva completato il suo adattamento del racconto di Dick nel 1981 (insieme al suo adattamento di un altro dei racconti di, "We Can Remember It For You Wholesale", che divenne poi "Total Recall" del 1990). Nel 1983, la sceneggiatura di O'Bannon fu scelta da Tom Naud (designer degli effetti speciali nel film Outland del 1981). Tuttavia, la produzione non è mai andata avanti come previsto, in vari momenti, Charles Fries mostrò interesse per il progetto, ma fu solo negli anni '90 che "Screamers" entrò in produzione. A questo punto la sceneggiatura fu riscritta da Miguel Tejada-Flores. O'Bannon non era a conoscenza del fatto che il film fosse stato realizzato fino a dopo la sua uscita, quando il suo agente lo chiamò per informarlo del suo credito come sceneggiatore del film. Secondo O'Bannon, avevano mantenuto gli stessi gran parte della trama e dei personaggi della sua sceneggiatura originale, cambiando gran parte dei dialoghi.





Nonostante gli effetti speciali risentano del tempo, come determinate scelte futuriste, il cast ha dalla sua il mitico Peter Weller che è sempre a suo agio in ruoli del genere, senza contare l'apporto della bella Jennifer Rubin e di un più che mai ambiguo Roy Dupuis. Tra robot assassini e un'ambientazione evocativa che varia tra città fatiscenti, deserti e paesaggi innevati, il risultato rispetta le premesse. 

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