A Simple Plan (1998) Soldi sporchi, di Sam Raimi



Giusto per stare in climi freddi, anzi freddissimi, quel tipo di gelo e neve che avvolge i bellissimi paesaggi del Minnesota durante il periodo invernale, visto anche che non parlavo dei mitici anni 90 mi sembrava giusto togliere un po' di polvere alla pellicola "A Simple Plan" (in italiano "Soldi sporchi") di Sam Raimi, uscita nel 1998. Guardando questo film si può notare la crescita artistica di Sam Raimi, che sembra parallelamente seguire quella dei Coen, non risulterà quindi strana la sensazione di star davanti a una pellicola dei fratelli, visto che dai personaggi all'ambientazione fa venir in mente più di una qualche loro pellicola (senza dubbio "Fargo" uscita due anni prima).La sceneggiatura e firmata dallo stesso autore del libro ovvero Scott B. Smith, lo sviluppo del film è iniziato nel 1993 prima che il romanzo fosse ancora pubblicato. Mike Nichols acquistò i diritti del film e la Savoy Pictures la produzione. Dopo che Nichols si ritirò, l’adattamento cinematografico rimase impantanato nell’inferno dello sviluppo, con Ben Stiller e John Dah (in cui Nic Cage doveva essere il protagonista) che rifiutarono l’opportunità di dirigerlo. Dopo la chiusura del Savoy nel novembre 1997, il progetto fu venduto alla Paramount Pictures. John Boorman fu assunto per dirigere, ma i conflitti di programmazione portarono alla sua sostituzione con Raimi.




La trama vien da sé: la vita di quattro persone viene stravolta dal ritrovamento di un aereo da turismo in un bosco innevato, con a bordo quattro milioni di dollari. Sono soldi capaci di cambiare le loro vite; quelle miserabili di Lou e Jacob e quelle fintamente borghesi di Hank, fratello di Jacob, e di sua moglie Sara. Sarà l'inizio di un girotondo di paranoia, sospetti e morte. 
La trama in questa premessa è abbastanza semplice ma poggia le basi su una sceneggiatura degna di tal nome, fattore che evita possibili buchi che avrebbero fatto collassare l'intricata struttura della storia. Il cast rende onore alla pellicola: partendo da Paxton, passando per il solito trasformista Thornton fino a Bridget che supporta anche se un po' di parte all'inizio del film. La colonna sonora di Elfman si ambienta tranquillamente con l'ambientazione e la narrazione del film, non da meno la fotografia di Alar Kivillo.


Raimi avvolge i suoi personaggi in un ambiente perennemente innevato e glaciale, ne fa risaltare la depressione abbandonando il suo lato più ludico per dedicarsi ad un dramma senza scampo di notevole spessore. A livello di facciata è un cugino di "Fargo", ma completamente depurato di qualsiasi elemento grottesco o leggero, l'analisi della cupidigia dettata da una natura umana sempre feroce e spietata davanti all'ossessione del possedere ha il volto del consapevole pessimismo. Nessuno si salva davanti a tutto ciò, per primi a crollare devastati dai conflitti interni sono valori unicamente convenzionalisti come l'amicizia e la famiglia, messi in disparte dal fascinoso frusciare dei dollari. Un ottimo neo-noir dai risvolti crime è questo film, in cui il buio dell'anima e la violenza dei gesti portano in superficie ciò che cela il fasullo candore della neve. Inoltre il film si aggiunge al tipico tema ricorrente delle valigette piene di qualcosa, da cui avvengono fatti e cose, tipico degli anni Novanta di cui Tarantino e i Coen ne furono i più grandi esponenti, ovviamente alla loro schiera si aggiunge pure questo Sam Raimi atipico nella forma ma non nel contenuto.

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