John Wick: Chapter 4 (2023) La mia vendetta di compie ora
Il cast per questo ultimo capitolo è tra i più ghiotti per il genere che rappresenta: Donnie Yen, Scott Adkins e Marko Zaror già parlano fa soli come presenza di peso divistico marziale, nonostante i primi due abbiano dovuto sottoporsi a dei "trucchi" per mettersi al livello di Reeves: Donnie Yen accecato e Adkins inciccionato (tanto da sembrare il cantante dei Rammstein nel video Keine Lust, pur sempre di tedeschi parliamo alla fine) ma che nel loro grande talento risultano credibili e carismatici come sempre. Anche sul fronte di attori abbiamo la presenza del sempre mitico Hiroyuki Sanada, che quando si tratta di chiamare attori giapponesi in produzioni Hollywoodiane lui è sempre il primo nella lista, ma anche vanno citati professionisti come Clancy Brown e Bill Skarsgård che gli tocca fare il cattivo di turno (e forse il più carismatico della saga), menzione per la bella Rina Sawayama che firma anche un pezzo della colonna sonora oltre che recitare. Il resto è basato sulla solida presenza degli attori della saga: Reeves, McShane, Reddick (un abbraccio ovunque tu sia) e Fishburne. La trama ricalca da dove ci eravamo fermati, ossia Wick che deve vendicarsi della Gran Tavola, su questo il film è prevedibile come anche il finale (forse).
Ma la vera potenza (non solo di fuoco) di questo quarto capitolo è tutta nel meraviglioso incipit a Osaka, dove sul suolo giapponese (sempre fotografato al neon, vizio introdotto da Ridley Scott negli anni ottanta) si parte alla grande tra snocciolamenti di vita filosofica e messa in scena d'arti marziali miste e pallottole da ogni dove. Era da molto tempo che non vedevo una overture del genere, in cui viene alzato tutto al massimo, successivamente il film tende a calmarsi (modo di dire) su dei binari più standard d'azione narrativa, che restano comunque dannatamente elaborati e inscenati da gente che ne sa, si veda tutto lo scontro nel finale a Parigi prima del duello finale. In pratica da un certo punto in poi si assiste ad una pornografia di pallottole, botte e inseguimenti che a molti potrebbe far storcere il naso, ma io che adoro il genere sin dall'infanzia è una prolissità che abbraccio nel migliore dei modi. Il finale si mostra con il classico duello di pistola, come nelle vecchie regole dei gentiluomini per risolvere i conti, in questo non si poteva chiedere di più neanche alla saga. Resta comunque il fatto che Chad Stahelski, in questi otto anni di lavoro, ha alzato l'asticella ogni volta che poteva anche a discapito del continuo stiracchiamento del già semplice soggetto di partenza che aveva scritto Derek Kolstad, questo è un grandissimo merito oltre quello già menzionato di aver rimesso sulla bocca di tutti un genere snobbato dagli elitari "esperti di cinema". Io dico bravo Chad, bravo Keanu, siete dei nostri.
Ah già! Dimenticavo come si può non amare un film che ti cita direttamente (e forse anche indirettamente) i lavori di Walter Hill? Del resto la matrice anni 70/80 del film è sempre quella, quindi citare due lavori come "The Warriors" del 1979 e "Extreme Prejudice" del 1987 rispettivamente in due distinte scene: l'inizio del ballo di pallottole prima di arrivare al duello finale e in particolare lo stesso duello finale che richiama quello tra Nick Nolte e Power Boothe.
Insomma, non mi è dispiaciuto, ma si poteva fare di più, che più si va avanti più certe esagerazioni aumentano.
RispondiEliminaQuella dello smoking poi è quasi Bondiana!
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