Immaculate (2024) Quella suora di Sydney Sweeney
Se la prassi narrativa ormai è già più che rodata per il genere a cui appartiene, il Christian Horror sottobranca del genere gotico, in cui una bella (e bona) suora immacolata e miracolata arrivata in un convento per essere presa di mira dell'ennesima setta che vuole far rinascere (o clonare in questo caso, leggera deriva sci-fi New age) un cristo/anticristo nel suo puro grembo, allora il film non offre nulla di nuovo ma sarebbe anche stupido soffermarsi su una prassi di genere per definire "Immaculate".
Nelle mani di un regista in cerca del compitino facile il film sarebbe stato di per sé dimenticabile e catalogabile nel dimenticatoio assieme alla vastità di pellicole a cui il filone di genere fa riferimento, ma in questo caso due varianti spiccano nel far risultare il progetto un b-movie truculento più che soddisfacente. La prima variabile è nella visione solida del regista e del prodotto finale che vuole ottenere, Michael Mohan in questo è stato fondamentale nel dare al girato un'anima propria che ripercorrendo tutti i crismi che si devono ad una pellicola del genere (tra tutti i richiami a "Rosemary's Baby" di Polanski) dona ogni sfumatura possibile, passando dall'onirico/surreale fino al gore, che ogni volta che esplode lo fa nella giusta maniera. Seconda variabile, ma non in quanto importanza, è il valore innestato da Sydney Sweeney che conscia del valore del progetto (già da lei tentato nel 2014, ma poi finito nelle produzioni sfumate di Hollywood) ha saputo infondere con i propri soldi in quanto produttrice esecutiva (in questo i soldi delle sue sponsorizzazioni social sono stati utilizzati al meglio, intelligentemente) e con la propria capacità recitativa un ennesimo e più ampio respiro ad un genere che può sempre dire la sua.
Che si dica (molti criticano il suo successo dovuto alle sue prosperose forme e particolare bellezza, ma è solo invidia), la Sweeney è una carpenterina (ovvero attrice alla John Carpenter, difatti debuttò nel mondo del cinema come attrice in "The Ward") fatta e finita, amante del genere horror riesce nel ritagliarsi un ruolo che per prestazione personale è davvero intenso (vedasi il finale, intensità di recitazione potentissima) da vera e propria scream queen, avendo anche richiamato il precedente regista di un suo film si ricama quello che più conviene sia per lei che per gli spettatori. Non male l'ambientazione italiana, in particolare anche il cast nostrano in cui spiccano senza dubbio le prove di Benedetta Porcaroli, Giulia Heathfield Di Renzi ma anche il resto degli attori offre giuste prestazioni (vedasi lo spagnolo Álvaro Morte) nel peso dei loro ruoli marginali ma funzionali alla storia. Nulla di nuovo, ma fatto con dovizia e con la giusta vena sanguinolenta e blasfema che sicuramente non deluderà gli appassionati (del genere e di Sydney Sweeney). Indubbiamente un tocco di classe quello di aver utilizzato una parte della colonna sonora fatta da Bruno Nicolai per "La dama rossa uccide sette volte" all'interno del film.
Come horror, lo trovo uno dei migliori usciti quest'anno. Orribile nella versione italiana, ahimé, ma perfetto in lingua originale, dove il senso di spaesamento della protagonista diventa parte integrante della vicenda narrata e la rende ancora più potente.
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