Il figlio di Spartacus (1962) Il genere peplum secondo Sergio Corbucci




Quello che vi trovate davanti oggi è un seguito apocrifo del ben noto Spartacus di Kubrick, queste produzioni sconnesse che talvolta avevano solo nel nome il cpllegamento con un film ben noto è una cosa che ai produttori italiani è sempre piaciuta fare. Se lo svolgimento della trama è qualcosa che si può anche vedere lontano un miglio, anche perché il genere in quel periodo era più che rodatissimo e verso il viale del tramonto, questo non toglie che l'approccio di un regista carismatico dietro alla macchina da presa come Corbucci possa fare miracoli nella visione d'insieme delle cose. 




Se si dovessero cambiare le spade/gladi con delle pistole il film risulterebbe uno spaghetti western fatto e finito, ma il connubio è riuscito e quando comincia a prendere piede la figura del salvatore (figlio di Spartacus) difficilmente non si notano delle similitudini con Zorro nel modo eroico di presentarsi (elmo e spada su tutto). La storia viene ovviamente plagiata/romanzata/alterata alla sceneggiatura: Cesare buono/equo (intepretato da Ivo Garrani), Crasso cattivo/despota (intepretato Claudio Gora e Poppeo non presente. Buono il cast partendo dell'eroe Steve Reeves, tutti sul pezzo anche: Gianna Maria Canale, Jacques Sernas, Ombretta Colli, Enzo Fiermonte e Franco Balducci. 



Il team creativo è tutto ottimamente impostato: fotografia, production design e costumi sono tutti di gran qualità e ammantati dalla più che classica colonna di Piero Piccioni. Corbucci non fa un miracolo, ma di sicuro grazie alle sue scelte di ripresa e soluzioni narrative regala una buona pellicola per il genere. Tutto sommato, questo è un "sequel" piuttosto divertente di un classico. Dal punto di vista dei toni, è come passare da Rocky I a Rocky IV. Letteralmente un personaggio che diventa in tutto e per tutto un supereroe. Tanta azione, con un budget di produzione decente, con metà del minutaggio del film originale.

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