Double Indemnity (1944) La fiamma del peccato, di Billy Wilder & Raymond Chandler



- Non avevo mai sentito quell'espressione, film noir, quando ho fatto La fiamma del peccato... Ho semplicemente fatto i film che avrei voluto vedere. Quando sono stato fortunato, i miei gusti hanno coinciso con quelli del pubblico. Con La fiamma del peccato sono stato fortunato. -

Billy Wilder


Non sia mai detto che io non segua, talvolta, le abitudini della comunità degli appassionati di cinema e quindi vien da sé che mi sono scelto giusto un interessante trittico per il cosiddetto "Noirvember". In questo caso quando si dice settare le basi di un genere senza volerlo, mettendo l'asticella qualitativa così in alto che in pochi possono ripetere una esplosione creativa. «Dopo La fiamma del peccato, le due parole più importanti nel mondo del cinema sono "Billy" e "Wilder"» se già così un maestro come Hitchcock commenta un film di genere, si può capire l'antifona che permea su tutto il girato.



In principio James M. Cain ha basato il suo racconto Double Indemnity (in italiano pubblicato con il titolo "La morte paga doppio) su un omicidio del 1927 perpetrato da Ruth Snyder, sposata con Albert Snyder, e dal suo amante Henry Judd Gray, che si erano accordati con un agente assicurativo per ottenere una polizza da 45.000 dollari con una clausola di doppia indennità senza che Albert ne fosse a conoscenza e poi farlo assassinare. Joseph Sistrom della Paramount acquistò i diritti per 15.000 dollari, immaginando Billy Wilder come regista di un adattamento. La Paramount ripresentò il racconto all'Hays e ottenne la stessa risposta di sette anni prima (divieto di produzione); la Paramount presentò quindi una sceneggiatura parziale alla censura del codice Hays. Fu approvata con tre obiezioni sulla rappresentazione dell'eliminazione del cadavere, la scena dell'esecuzione nella camera a gas e la scarsità dell'asciugamano indossato dalla protagonista femminile.



Le restrizioni imposte dal Codice Hays resero l'adattamento di Double Indemnity una sfida, il co-sceneggiatore di Wilder, Charles Brackett, aiutò con l'adattamento prima di ritirarsi. Successivamente però, fresco del successo del libro "Il Grande Sonno" venne chiamato in causa per la scrittura della sceneggiatura il mitico Raymon Chandler, nuovo alla corte di Hollywood, Chandler chiese 1.000 dollari e almeno una settimana per completare la sceneggiatura, senza rendersi conto che gli avrebbero pagato 750 dollari a settimana e che ne sarebbero servite quattordici. Wilder definì la prima bozza di Chandler come "inutili indicazioni sulla telecamera"; per insegnare a Chandler la sceneggiatura, Wilder gli diede una copia della sua sceneggiatura per Hold Back the Dawn. Non andarono d'accordo per i successivi quattro mesi (questa complicata relazione artistica portò lo stesso scrittore sulla strada dell'alcolismo, tanto da ispirare il film successivondi Wilder), Chandler si licenziò una volta, presentando alla Paramount una lunga lista di lamentele su Wilder. Chandler accettò di apparire nel film, alzando lo sguardo da una rivista mentre il personaggio Neff cammina fuori dall'ufficio di Keyes; questo resta l'unico filmato su di lui.




La cosa comunque che colpisce immediatamente è la sceneggiatura elaborata dallo stesso regista Wilder (oltre che determinate scelte di ripresa e gestione del cast) con lo scrittore Chandler, in cui quest'ultimo fornisce nel film tutti gli elementi che hanno reso famosi i suoi libri sia dall'ambientazione decadente urbana (e pure umana), dall'uso accademico della voce fuori campo (da narratore onniscente) fino alle battute al vetriolo . Micidiali le interpretazioni di Fred MacMurray, Edward G. Robinson e della femme fatale per eccellenza Barbara Stanwyck. La colonna sonora di Miklós Rózsa e la fotografia di John Seitz completano il pacchetto che ha reso quello che è oggi questo noir della golden age Hollywoodiana.

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