Oddity (2024) Esper, maledizioni e pazzi. Il giallo all'italiana in salsa Irlandese di Damian Mc Carthy
Mai e poi mai mi sarei aspettato di trovarmi davanti ad un Lucio Fulci in salsa irlandese (e di conseguenza Mario Bava), invece il regista Damian Mc Carthy dirige e scrive un qualcosa che tra superstizioni, misticismo, soprannaturale e pazzi da manicomio fa molto il filo a lavori sullo stile del regista italiano. La singola location aiuta, una casa abbastanza torbida con contenere il male delle persone, ma quello che stupisce è l'uso della esper e del simulacro assassino ai fini della trama. L'ultimo frame è di un classico che stupisce e chiude ai titoli di coda di un film che va oltre le più buone aspettative.
Ho parlato di Fulci perché troviamo molte similitudini con i suoi lavori più noti del genere horror/slasher/thriller: quelle che spiccano più di tutte secondo me sono la presenza di una esper/medium (o specialista dell'occulto), l'atmosfera dark da giallo italiano e l'uso di una marionetta spirituale che per certi versi ricorda molto Jacob Tess Freudstein (di "Quella villa accanto al cimitero"). Comunque non vi stupirete neanche di trovare richiami ai fumetti della EC Comics, perché alla fine le tematiche del terrore sono sempre quelle, un po' meno chi riesce ad offrirle con efficacia e potete stare certi che il regista irlandese in questo ci è riuscito benissimo.
L'incipit della pellicola poi è micidiale, un'avvincente (quanto ansiogena) sequenza di apertura che coinvolge una donna che deve scegliere se aprire la porta la porta, o no, a uno sconosciuto inquietante. Il catarsi di questo spunto iniziale sboccia in un racconto di vendetta soprannaturale, spiriti lugubri e segreti sepolti da far invidia a molti che ricercano un certo tipo d'atmosfera e personaggi in un film horror. 98 minuti di mistero e terrore, un marchingegno della paura che confeziona tra i suo indovinelli strutturali di scrittura. Sembra quasi di essere dentro uno degli episodi dei film antologici della Amicus Production ma mescolato ai ritmi di un film di Mike Flanagan, ma le sensibilità contrastanti delle sue radici folkloristiche e delle ristrutturazioni moderne lo mantengono distinto e pericoloso.
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