Hardcore (1979) Indagine a luci rosse
Probabilmente lo sceneggiatore Andrew Kevin Walker (la mente dietro il Seven di Fincher), vent'anni dopo nel 1999, ha preso in esempio questa lavoro di Schrader per elaborare la trama di 8mm (con Cage e Phoenix) ed è probabile che ne abbia preso tutte le sfumature per adattarle ad un contesto sociale "più libero" rispetto a quello che fece Schrader alla fine degli anni 70.
Tenendo contro che Schrader scrive e dirige questo film dopo il gran successo di Taxi Driver, al suo interno si possono trovare tutte le basi che hanno fatto il successo del film di Scorsese ma con qualcosa di più personale. La regia sarà pur acerba (criticata anche dallo stesso produttore esecutivo John Milius) e da calibrare ma Schrader sa dove mettere la telecamera e come creare pathos (molto bello bello l'utilizzo di colori pastellati nella fotografia di Michael Chapman), di base è l'incomunicabilità tra un padre bigotto e una figlia repressa che si muovono sullo sfondo di un'America che vede il crollo del proprio sogno.
Di romanzato nella storia si ha il fattore investigativo, quanto quello dell'esplorazione della cultura suburbana del porno, due particolari che fanno fare il salto alla pellicola che parte in toni bianchi immacolati (la neve nella vigilia di Natale) in cui I titoli di testa cominciano nel diventare rossi, trasmettendo la carnalità che da lì a poco prenderà piede,nella incredibile ricerca di un padre deciso nel ritrovare la propria figlia. Finale che strizza l'occhio a Chinatown di Polanski, che nonostante l'epilogo positivo getta nella sconforto per la realtà che non si può cambiare. Gran cast: George C. Scott si mangia il ruolo sia a livello fisico quanto in quello emotivo, Peter Boyle caratterista d'eccezione e infine una misurata Season Hubley ottima per il ruolo assegnatole.
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